N. 34 2014 24 agosto 2014
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Ite, Missa est

Noi non cadiamo senza rete

Ite Missa Est

Con un migliaio di morti dall’inizio dell’anno, il virus di Ebola è uno dei protagonisti dell’estate, con l’aspetto del boia, che stermina i malati in Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria. Fra gli eroi senza volto della guerra contro il “mostro”, ci sono i componenti del gruppo Risk Assessment and Decision Support dell’Organizzazione mondiale della sanità, che cercano di dare conforto a chi sta per morire. Il team leader Maurizio Barbeschi ha raccontato: «Per sollevare il morale, ho chiesto a uno di loro se gli piacevano i libri. Mi ha risposto di sì, e allora mi sono fatto prestare l’Enrico IV di Shakespeare. Il malato era contento di vedere un dono per lui, e ho cominciato a leggerglielo».

Ho provato a immaginare la scena. Ho pensato che, al suo posto, non so con quali energie sarei riuscito a compiere un’impresa del genere, senza mettermi a piangere. Ma ho anche pensato a che cosa conviene dire a una persona che è destinata a morire. Siccome la scienza ha dimostrato che la condizione mentale è fondamentale per affrontare una grave malattia, e che persino dal virus di Ebola è possibile guarire, con il contributo della forza interiore, ritengo si debba tentare un intervento psicologico, al fianco delle terapie.

In tal senso, al cristiano va sempre ricordata, pur nella enorme difficoltà di trovare le parole giuste dinanzi al dolore fisico altrui, la garanzia offerta dal sacrificio di Gesù.

Noi non cadiamo dal “trapezio” della vita “senza rete”, e cioè con il nulla sotto (dopo) di noi. La morte è un passaggio, prima della Felicità assoluta. Nessuno vorrebbe morire, ma è essenziale credere, e questa è la Fede, che ciò è necessario per cogliere la pienezza della Vita, in un’altra dimensione extra-terrena.

Senza sostituirci alla medicina e alla scienza, l’accompagnamento di chi soffre verso la fine del suo cammino non può rinunciare al raggio di sole, che poi diventerà Luce totale ed eterna.

 

Testo di Carlo Nesti

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