n. 34 - 2015 23 agosto 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Eucaristia, pane del cammino per una vita cristiana autentica

Cari amici lettori, in questo numero riflettiamo sul sacramento per eccellenza: l'Eucaristia.

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L'esperienza

A Riccione diciamo no allo sballo

Nella cittadina della Riviera romagnola, dove a causa dell’ecstasy è morto il giovane Lamberto, le parrocchie sono da tempo impegnate in azioni di  prevenzione e di educazione dei ragazzi

 

Sballo a Riccione.

Non c’è solo la Riccione che è finita sui giornali negli ultimi giorni, quella della cronaca, quella delle serate dei ragazzi in discoteca in cui lo sballo finisce tragicamente. Come per il giovane umbro Lamberto Lucaccioni, 16 anni, morto dopo avere assunto l’ecstasy durante una nottata in discoteca. C’è anche una Riccione che si mette accanto agli adolescenti. Che va a cercarli dove vivono le loro giornate e le loro serate. Che prova ad accompagnarli nel difficile ma affascinante cammino verso l’età adulta.

Su questo fronte, le parrocchie della città sono impegnate da diverso tempo in una pastorale attenta ai teenager: è realtà consolidata quella del “Punto Giovane”, un centro d’aggregazione dove i ragazzi si incontrano, sperimentano settimane di convivenza, percorrono un cammino di fede. In questi giorni, poi, si ripete per il dodicesimo anno consecutivo la Missione di spiaggia, promossa dalla comunità  Nuovi Orizzonti, fondata da Chiara Amirante, che ha dato lo stile delle missioni, insieme con le Sentinelle del mattino di Pasqua e l’Unità pastorale di Riccione. Dal 16 al 23 agosto 100 giovani volontari tra i 18 e i 35 anni, arrivati anche da altre parti d’Italia, sono in missione sull’arenile per portare «un annuncio di gioia» e ogni sera animano una Messa e l’Adorazione eucaristica notturna presso la parrocchia Gesù Redentore, nella centrale via Dante.

Don Davide Banzato, responsabile dell’evangelizzazione di Nuovi Orizzonti, ricorda la prima Missione nel 2003: «Da allora abbiamo visto diminuire drasticamente l’età media dei ragazzi e il costo della droga, con rischi molto aumentati. Per i giovanissimi, Riccione rappresenta quasi un rito di iniziazione. Oltre ad aiutare tanti di loro, che in seguito hanno frequentato la nostra o altre comunità di recupero, abbiamo formato migliaia di “missionari”, che hanno poi replicato l’esperienza nelle loro diocesi».

Ma la vera sfida è nella continuità della vita quotidiana. Cristina Cherubini è educatrice della parrocchia di San Lorenzo in Strada e spiega: «Il nostro cammino con i ragazzi nasce dalla parrocchia in cui il “gruppo” è impegnato in varie attività. Dalla preadolescenza al cuore dell’adolescenza seguiamo i ragazzi che cominciano ad avere la loro autonomia: si danno molto da fare, ma sono anche un po’ fragili. E se vengono etichettati in un certo modo non fanno altro che restituire il giudizio che ricevono».

Riccione non è solo uno dei luoghi dei locali del divertimento: è una cittadina, con le sue contraddizioni, con le periferie, con la vita che scorre anche durante l’inverno, quando l’industria della vacanza è ferma. Che cosa vuol dire lavorare con gli adolescenti di questo posto? «I ragazzi», riprende Cristina, «sono considerati molto emancipati dagli adulti, vengono trattati come se fossero più avanti della loro età dai genitori, gli stessi che poi li tutelano ancora sulle piccole cose. Questi ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, di avere accanto qualcuno che crede in loro; hanno bisogno di avere delle responsabilità adeguate alla loro età».

Cosa viene chiesto loro di fare nell’ambito della parrocchia? «Alcune attività, come organizzare una piccola festa: proposta che viene inizialmente accettata con timore, ma poi capiscono che ce la possono fare e prendono fiducia in se stessi e nelle nostre proposte», spiega l’educatrice.

Ma a remare contro c’è anche il pericoloso richiamo dello sballo, della trasgressione, della prova di forza. Nella stessa parrocchia di San Lorenzo da circa due mesi viene portato avanti un progetto di “educativa di strada” con i ragazzi più problematici, mediante personale specializzato. «Nei mesi scorsi», racconta don Davide Arcangeli, 36 anni, sacerdote che si occupa di pastorale giovanile, «alcuni diciassettenni che presentavano delle problematiche di inserimento sociale hanno compiuto atti di vandalismo, vari danni nel quartiere. Gli adulti avevano etichettato questo gruppo come “i vandali”.  Sono ragazzi che vengono da famiglie senza particolari problemi, ma che non riuscivano a vedere con chiarezza la situazione dei propri figli: per loro “era sempre colpa degli altri”».

Nei primi mesi di “educativa di strada” sono successe molte cose: questi giovani hanno fatto servizio in Caritas, hanno servito in una cena parrocchiale. «Hanno fatto anche qualche esperienza spirituale sul perdono», spiega don Davide. «In particolare siamo stati a trovare una suora che precedentemente era stata un’attivista libanese. Lei ha raccontato ai ragazzi la sua vita come un’esperienza di perdono e rinnovamento. I ragazzi, a loro volta, hanno raccontato alla suora la loro esperienza di rinnovamento a partire dall’essere stati “quelli che fanno danni”».

«L’esigenza di una “educativa di strada” per l’estate è nata anche dal fatto che questi ragazzi avevano contatti con persone che facevano gare clandestine con motocarri o motorini», confida don Davide. «Avevamo avuto segnalazioni in merito, abbiamo chiesto agli educatori di strada di aiutarci. La più grande difficoltà che stiamo trovando consiste nell’instaurare una rete tra educatori, parrocchie, genitori e Comune».

Proprio per questo, gli educatori di strada faranno un percorso con i genitori «sulle esperienze legate all’alcol e al fumo, che ormai sono diventati dei riti di iniziazione per gli adolescenti», riprende il sacerdote. «Dobbiamo capire come affrontare questo aspetto con i genitori. Che, ad esempio, non sanno come fare a gestire i rapporti con i negozi che vendono i super alcolici ai ragazzini: hanno paura di ritorsioni e per questo non fanno le denunce se a loro figlio viene somministrato illegalmente un alcolico».

Il gruppo seguìto dall’“educativa di strada” partecipa all’Azione cattolica e sarà al tradizionale campeggio di settembre: «L’attualità di questa proposta di fede fa la differenza», dice ancora don Davide. «Quando un ragazzo capisce di essere amato così com’è senza essere giudicato, cresce, diventa adulto; non perché è perfetto ma perché è così com’è. Il sogno è che la comunità cristiana sia fatta così. La forza dell’adulto infatti non è nella perfezione ma nella testimonianza di essere un peccatore perdonato».

 

 

Testo di Francesca Lozito

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