N. 34 - 25 agosto 2019 18 agosto 2019
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"Rispetto per la vita": fu l’intuizione che permise al “san Francesco Luterano” di elaborare un’etica capace di armonizzare…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Il cuore del pensiero e della vita di Albert Schweitzer

"Rispetto per la vita": fu l’intuizione che permise al “san Francesco Luterano” di elaborare un’etica capace di armonizzare ogni rapporto dell’uomo con l’intero universo

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Mi piace andare in Alsazia. Ogni volta che salgo, oltre all’inevitabile sosta all’Unterlinden di Colmar per contemplare il magnifico retable di Grünewald, mi fermo nel piccolo villaggio di Kaysersberg, dove il 14 gennaio del 1875 nacque Albert Schweitzer. Un uomo dal multiforme ingegno: filosofo, teologo, medico (le sue tre lauree) e uno straordinario musicista, ma anche muratore, carpentiere, architetto, costruttore di barche, dentista, idraulico, meccanico, farmacista, giardiniere, zoologo, veterinario. Un uomo universale nel senso in cui lo furono pochi altri.

Nel 1952 gli venne assegnato il Nobel per la pace ma i suoi interessi furono tanti. Fu il più grande organista del suo tempo e la massima autorità al mondo nella costruzione di organi. «Rispetto per la vita» è il cuore del pensiero e della vita di questo straordinario “san Francesco luterano”. Che rinunciò a tutto per partire nel 1913 per l’Africa equatoriale e fondare un ospedale a Lambaréné, nel Gabon, dove trascorse tutta la vita. Due anni dopo, durante un viaggio intrapreso lungo il fiume dell’Ogoouè, per andare a curare dei malati ebbe l’intuizione: «Quella sera, al tramonto, proprio mentre passavamo in mezzo a un branco di ippopotami, mi balzò d’improvviso in mente, senza che me l’aspettassi, l’espressione “rispetto per la vita”. Avevo rintracciato l’idea in cui erano contenute insieme l’affermazione della vita e l’etica». Da quel momento elaborò un’etica che non si limitava al rapporto dell’uomo con i suoi simili, ma che si rivolgeva a ogni forma di vita; un’etica integrata e armonizzata in un rapporto spirituale con l’universo. Quello di Schweitzer fu un impegno durato novant’anni (muore a Lambaréné il 4 settembre 1965) continuamente intrecciato tra la cura alle persone concrete (il suo ospedale ancora oggi assiste più di cinquantamila pazienti l’anno) e l’impegno pubblico contro le guerre e la proliferazione nucleare. Perché «rispetto per la vita» è responsabilità di fronte all’uomo e al tempo presente. Non c’è uno senza l’altro. Anche di questo, ogni volta che mi fermo a Kaysersberg, sono grato a le Grand Docteur.

llustrazione di Emanuele Fucecchi

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