N. 34 24 novembre 2013
Iniziativa - La colletta alimentare

L'avete fatto a me

Ameur Belhadj da cinque anni è volontario del Banco alimentare a Como. Quando è rimasto senza lavoro, ha ricevuto sostegno…

Storia di copertina

Un amore più forte della SLA

Antonio Spreafico, architetto di Lecco, due anni fa è stato colpito dal terribile male....

Il testimone

Il carisma di Lazzati si diffonde nel mondo

Fanno lavori normali, vivono ciascuno nella propria casa, rimangono nell’anonimato...

Verso gli altari

Il professore è «venerabile»

Il decreto è stato autorizzato da papa Francesco.Per la beatificazione manca solo il miracolo...

Alba e dintorni

Sui luoghi del Beato Alberione

Il 26 novembre ricorre la memoria del beato Giacomo Alberione, fondatore della Società San Paolo e della Famiglia paolina,…

Ite, Missa est

Lasciamo che i figli vadano a Babilonia

Ricevo a volte lettere di genitori che mi chiedono consigli rispetto ai figli che stanno diventando grandi...

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Ite, Missa est

Lasciamo che i figli vadano a Babilonia

Illustrazione di Franco Bellardi

Illustrazione di Franco Bellardi

Costanza MirianoRicevo a volte lettere di genitori che mi chiedono consigli rispetto ai figli che stanno diventando grandi. È giunto il momento di applicarmi sulla schiena la targa “non seguitemi, mi sono persa anch’io” che mi tenevo pronta da quando sono uscita dalla sala parto. Ero certa che prima o poi sarebbe successo, sarebbe arrivata l’adolescenza, e io mi sarei trovata impreparata. A quello che sto vivendo e, tanto più, a consigliare qualcun altro. C’è però qualcosa che a noi credenti non può mai essere tolto, ed è lo sguardo carico di speranza con cui guardare al futuro nostro e di quelli che ci sono affidati. Io non so come si faccia a educare un adolescente, quale sia l’equilibrio tra l’indirizzarlo e il lasciarlo libero. Tra l’accompagnarlo passo passo e il sedersi in panchina a guardarlo sbagliare, resistendo alla tentazione di alzarsi gridandogli: «Si fa così!». Una cosa però la so. I nostri figli, come abbiamo fatto noi, devono attraversare la loro Babilonia, il loro esilio da deportati in una terra lontana. È il periodo, da giovani, in cui ci si ribella a tutto quello che si è imparato, lo si mette in discussione, pagando con la solitudine, il disorientamento, la fatica di ritrovare la strada di casa. Però, con lo sguardo di speranza di chi ha ricevuto la grazia della fede, noi credenti possiamo dire che ci fidiamo del Padre, nostro e dei nostri figli. L’esilio di Babilonia fu, per il popolo ebreo, un periodo di massima importanza. Ci sono studiosi che pensano che tutto l’Antico Testamento fu messo per iscritto al tempo dell’esilio, quando il popolo dovette fare i conti con la sua storia e le sue radici. Se i figli non vanno in esilio, lontani da noi, se non ci mettono in discussione e non fanno proprie le parole che abbiamo ripetuto loro per anni, tenendone alcune, buttandone via altre, non saranno mai uomini e donne adulti. Il problema è solo quello di non farsi prendere dal panico quando li si vede partire per la loro Babilonia. Non inseguirli col golfino e la merenda e il telefono, tanto nel deserto non prende. Avere il coraggio di rimanere a casa ad aspettare. Torneranno. Spero.

di Costanza Miriano, giornalista e scrittrice

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