Credere n.34 - 27/11/2013
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Il professore è «venerabile»
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Il professore è «venerabile»
Il decreto è stato autorizzato da papa Francesco.Per la beatificazione manca solo il miracolo
Il cardinale Angelo Scola ha scelto il 6 novembre, inaugurazione dell’anno accademico nella “sua†Università cattolica, per annunciare che papa Francesco ha proclamato «venerabile» Giuseppe Lazzati, il rettore che guidò l’ateneo milanese dal 1968 al 1983, nel pieno della contestazione studentesca.
Ma per capire chi è stato Lazzati, più che i chiostri della Cattolica, occorre salire una stradina piena di tornanti che da Erba conduce all’eremo di San Salvatore. Lì è seppellito in un locale attiguo alla cappella dell’antico convento. Lì guidò la sua “cattedra†più ricca di frutti: quella dell’educazione dei giovani sulle vie della vocazione. E lì, vicino alla tomba, c’è un registro che raccoglie i pensieri e le preghiere dei visitatori. Basta sfogliare le pagine per ripercorrere una vita tutta dedicata al Signore, all’edificazione della sua Chiesa e di una società più a misura d’uomo: ci sono le parole di tanti ex studenti, che ricordano la professionalità del docente e rettore; affiorano i ricordi dei coetanei che aveva guidato da presidente dei giovani dell’Azione cattolica (Giac) negli anni Trenta e Quaranta e poi da presidente diocesano dell’Ac negli anni Sessanta; si trovano le riflessioni degli estimatori del suo impegno politico alla Costituente e del servizio ecclesiale nella direzione del quotidiano l’Italia (oggi Avvenire) e infine si trovano le domande di intercessione delle persone, sempre più numerose, che pur non avendolo conosciuto direttamente, hanno incontrato nei suoi scritti una luce.
«Ormai manca solo un miracolo ottenuto per sua intercessione perché possa essere dichiarato beato per la Chiesa» ha detto l’arcivescovo Scola. Il decreto autorizzato dal Papa lo scorso 5 luglio riconosce che Lazzati ha vissuto in modo “eroico†tutte le virtù cristiane e può essere chiamato venerabile.
A Lazzati (Milano, 1909 – 1986) si deve una profonda riflessione sul laicato nella Chiesa, le cui intuizioni trovano conferma nel Concilio: «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (Lumen gentium, 31). Il fedele laico, era solito osservare il professore, è chiamato a santificarsi non nonostante, ma attraverso le attività di ogni giorno, in particolare la professione, e insisteva sul dovere di ciascuno di svolgere il proprio lavoro con la massima competenza. Approssimandosi la fine della vita terrena, dedicò le ultime energie alla fondazione di Città dell’uomo, un’associazione per la formazione dei cristiani all’impegno politico. Dopo la morte fu obiettivo di una polemica innescata dal settimanale il Sabato che lo accusò di “neoprotestantesimoâ€, provocando l’intervento del cardinale Martini in sua difesa.
Testo di Paolo Rappellino