N. 35 - 2018 2 settembre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Le nostre famiglie sappiano resistere, baluardi di fede e di bontà

Durante l’incontro mondiale delle famiglie, il Papa ha invitato tutti i cristiani, soprattutto i membri del clero, a chiedere…

Beatrice Fazi

Le nostre nozze, così imperfette e benedette

L’attrice è arrivata all’unione con il suo Pierpaolo dopo tante traversie e la sfida – vinta – della castità prematrimoniale.…

Don Marco Ricci

Bonifichiamo le coscienze

Parroco a Ercolano, è stato premiato da Legambiente come Ambientalista dell’anno: da tempo denuncia gli eco-reati nella Terra…

Suor Alphonsine Yanogo

La suora che ripara motori e cuori

È la prima donna meccanico del Burkina Faso, Paese in cui la parità di genere è di là da venire. Oggi gestisce l’officina…

Padre Pino Puglisi

Il prete che insegnava a chiedere per favore

Da sacerdote antimafia a uomo mite: padre Pino Puglisi è stato definito in molti modi. Ma chi era davvero il prete ucciso…

Grotte di Castro (Viterbo)

La Madonna che viene in mezzo a noi

Nella Festa del decennale la statua di Maria Addolorata, in una suggestiva cerimonia, “discende” dalla sua nicchia sopra…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Un pensiero e un saluto

La scoperta del senso è una folgorazione che è impossibile non voler comunicare. Per la prima volta nella mia vita un’esperienza…

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Don Marco Ricci

Bonifichiamo le coscienze

Parroco a Ercolano, è stato premiato da Legambiente come Ambientalista dell’anno: da tempo denuncia gli eco-reati nella Terra dei fuochi e affianca i cittadini nel loro impegno a favore del creato

 Don Marco Ricci

«Nessuno è profeta in patria». Il versetto biblico serve a don Marco Ricci, parroco campano premiato da Legambiente come “Ambientalista dell’anno”, per spiegare come la gente ha accolto la sua opera. Dalla sua parrocchia a Ercolano (Napoli) basta alzare lo sguardo per vedere il Vesuvio. Qui, un anno fa, gli incendi hanno bruciato ettari di bosco. Oggi i ragazzi desiderano che l’anniversario non passi inosservato, per questo hanno chiesto al sacerdote di benedire la natura.

Occhiali tondi e maglietta rossa indossata per la denuncia al blocco in mare dei migranti, don Marco si prepara per andare a benedire i ragazzi. «L’area che ospitava i pini ora è tutta in cenere. Ciò che rimane dopo il fuoco è un territorio con un rischio idrogeologico altissimo», commenta. «È come un Calvario. Ma una ginestra sta germogliando, vuol dire che la vita ritorna». Don Marco, nato a Ercolano, sembra più giovane dei suoi 45 anni. È diventato sacerdote venti anni fa, dopo gli studi al seminario di Capodimonte.

IL CANNETO ORMAI TOSSICO
«Venitevi a confessare», gridava in chiesa nel 2013, nelle prediche della domenica, facendosi conoscere come un prete scomodo.
«Sono voce di un popolo arrabbiato, che vede la morte ogni giorno. Lo scempio avveniva proprio a Ercolano, nel Parco nazionale del Vesuvio, dove il creato dovrebbe essere maggiormente tutelato», ricorda. «I vecchi raccontano dei camion che viaggiavano nella notte. Dalle 2 alle 3 mancava la luce, mentre i veicoli perdevano del liquido nero puzzolente».

Più di un fedele ha iniziato a parlare di quelle stranezze legate al mondo della criminalità. «Poi iniziarono le morti. Lino, Agnese, Nello...  tutti giovani. Non potevamo tacere». Alla fine arriva la confidenza di una persona, che aveva visto nascondere scarti e rifiuti in un canneto. Don Marco verifica, poi parte la denuncia alla magistratura, che apre un’inchiesta a Cava Montone. «La triste notizia è stata confermata nel luglio 2016: là sotto ci sono 400 mila metri cubi di rifiuti interrati». Purtroppo però, la bonifica del suolo incriminato è ancora di là da venire. «Oggi le sostanze ci stanno bombardando, siamo bersagli viventi, senza difesa», sottolinea il parroco alzando la voce, delicata ma decisa.

A Cava Fiengo, nell’area di Ercolano, vengono trovati cromo e diossina, elementi cancerogeni, una “bomba” per l’ambiente. Don Marco grida contro la colonna di fumo nero che si alza a Caivano, in quella zona ormai tristemente nota come Terra dei fuochi: lo fa dal pulpito e via social media.

UNA REALTÀ ABBANDONATA
Di domenica il sacerdote si divide come può fra i tanti impegni della parrocchia del Sacro Cuore, la sua chiesa di Ercolano, la più estesa per territorio della diocesi di Napoli. Vive una realtà con altissima densità demografica ma, secondo lui, abbandonata. «Siamo cittadini di serie B, quando piove qui si allaga tutto, manca la rete fognaria», dice mentre esce dalla canonica assieme al suo cane Paxi.

Capri è sullo sfondo. Quando gli chiedo perché è stato premiato da Legambiente, il sacerdote si schermisce con un «non lo so». Poi ammette: «La denuncia, è per quello. Il Vangelo è annuncio della buona Novella ma anche denuncia. Chiudere gli occhi non serve. Quando parliamo d’inquinamento qui hanno paura di non vendere gli ortaggi: devono capire che la gente muore di tumore per quello che mangia».

DENIGRATO MA TENACE
Dopo la segnalazione, don Marco è stato più volte denigrato: «Nessuna minaccia, solo inviti a dedicarmi a Messe e processioni». E di Messe don Marco ne ha celebrate diverse, con altri parroci, sebbene non tanti, uniti nella denuncia. Una celebrazione con le famiglie delle vittime degli eco-reati: i familiari erano radunati con le foto dei loro morti, uno, due, anche tre lutti a famiglia. E, come se non bastasse, un alto tasso d’infertilità accompagna le storie di tante persone alle falde del Vesuvio.

Ma per le istituzioni i numeri contano poco. Tante verità, probabilmente già note anche allo Stato, sono secretate da decenni. Don Marco commenta: se fossero state rese pubbliche, avrebbero causato meno morti. Poi, dopo le denunce dei pentiti, è venuta alla luce la verità. «Quando penso a questa strage ricordo quando Gesù dice che se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo. Non possiamo guardare dall’altra parte».

A Ercolano il dolore unisce, mentre il silenzio fa paura. È pericoloso. «Parliamo di vita e dobbiamo salvaguardarla oggi, altrimenti domani sarà ancora peggio», afferma ancora il sacerdote. Don Marco trova conforto nelle parole di papa Francesco, per lui un profeta, soprattutto quando parla di ambiente nell’enciclica Laudato si’. «Scaviamo nei cuori e bonifichiamo le coscienze», è la massima che ama ripetere.

Assieme ai giovani del posto quattro anni fa ha fondato Salute ambiente Vesuvio, un’associazione per responsabilizzarsi e chiedere cosa avviene su questa terra. Non lontano dalla chiesa c’è un pezzo di terra dove ha piantano pomodorini e crisommole, come chiamano a Ercolano le albicocche. «Perché mi impegno per l’ambiente? Perché qui ci vivo. Ognuno s’impegni dove abita: se fossi parroco in piazza Ferrovia probabilmente parlerei di spaccio o farei qualcosa contro la prostituzione».

Testo di Nicola Nicoletti

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