Credere n.35 - 01/12/2013
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«La mia vocazione? L’ho intuita molto presto grazie all’esempio di alcuni sacerdoti, che per me sono stati degli autentici padri». Don Giacomo Perego, 43 anni, originario di Bariano, in provincia di Bergamo, sorride un po’ imbarazzato quando, dalla sua scrivania di direttore editoriale delle Edizioni San Paolo a Cinisello Balsamo – cittadina della cintura milanese – gli chiediamo delle origini della sua vocazione. La sua naturale timidezza si scioglie subito. «È importante, da giovani, avere davanti a sé validi esempi», completa ripensando ai tre preti che lo hanno accompagnato nei suoi anni giovanili: il primo parroco, don Giovanni Albani; il suo successore, don Sandro Longo; il coadiutore negli anni dell’adolescenza, don Giuseppe Turani. Ma si riferisce anche ai due professori che, durante gli anni della teologia, lo hanno indirizzato allo studio della Bibbia: padre Benoît Standaert e padre Giovanni Odasso.
Incuriosiscono, mentre racconta la sua storia, gli occhi svegli e il volto giovanile di don Giacomo, voce nota di Radio Maria, dalle cui frequenze commenta spesso il Vangelo. «È stata la parrocchia l’ambiente naturale in cui sono maturato come persona e come cristiano», conferma. «Don Giovanni mi ha chiesto di fare il chierichetto a soli sette anni, ben prima dell’età normale per tale servizio, tanto che le vesti liturgiche mi erano decisamente lunghe», ricorda con tenerezza. «Lui amava i poveri. Lo accompagnavo per le benedizioni nelle case, durante le visite gli raccontavano situazioni delicate. Io, che volevo uscire per garantire la riservatezza, ero invitato a restare. “Tanto so che non dirai nullaâ€, mi diceva». Don Giovanni benediceva anche i pollai e le stalle. «Una volta, piangendo, una donna ci disse che non aveva cibo per i suoi bambini perché i topi si mangiavano tutte le uova nel pollaio. La domenica, dopo la Messa, entrò felice in sacrestia perché i topi se ne erano andati ed ora aveva le uova per i suoi piccoli».
Giacomo vuole essere come don Giovanni. Dopo le scuole medie vorrebbe entrare subito in seminario. «I miei non me l’hanno permesso – spiega oggi –. Ho però ottenuto di fare le magistrali per portarmi avanti con il latino». In quegli anni continua a frequentare la parrocchia. Fa il catechista, il ministrante e si impegna nel gruppo missionario. Nel frattempo frequenta il gruppo vocazionale nel seminario di Bergamo e gli incontri dei Paolini, a Cinisello Balsamo, la stessa comunità dove oggi vive. «Due miei zii paterni, don Giovanni Battista e fratel Martino, sono proprio Paolini. Loro però non mi hanno condizionato nella mia scelta», chiarisce.
Durante l’ultimo anno delle superiori deve decidere: diocesano o paolino. La scelta cade proprio su quest’ultima opzione. «Ebbi una brutta impressione quando, nel momento decisivo, mi recai per un colloquio nel seminario di Bergamo e restai a lungo in una stanza scura ad attendere il responsabile. Capii che non faceva per me. Andai allora dai Paolini, dove c’era un bel gruppo di ragazzi con cui avevo legato». Così, nel 1988, entra in Casa Madre ad Alba. Segue il noviziato e il periodo di voti temporanei. «Tre cose mi hanno attirato, confida oggi: la vita comunitaria – avrei sofferto troppo la solitudine del prete diocesano–; la varietà di attività – missioni popolari, la Famiglia paolina, pastorale vocazionale – oltre al dinamico apostolato con i mass media; infine, la chiarezza della proposta spirituale che percepii subito dai miei formatori: Eucaristia e parola di Dio. Senza tanti fronzoli», spiega da buon bergamasco che punta al sodo.
Gli anni trascorsi a Gerusalemme, per completare il dottorato in Sacra Scrittura all’École biblique, lo fanno maturare molto. «L’archeologia biblica e la convivenza con giovani di altre confessioni cristiane mi hanno molto aiutato ad approfondire la mia vita spirituale, così come, anni dopo, la frequentazione di padre Andrea Gasparino, fondatore della Città dei ragazzi».
Diverse le opere da lui pubblicate, sempre con la dovuta attenzione alla dimensione pastorale, proprio come voleva il suo fondatore, il beato Giacomo Alberione. Fra queste, oltre alla Bibbia Via, Verità e Vita, anche la Bibbia-password, pensata per giovani e frutto di una collaborazione con le sorelle della Famiglia paolina. E di un confronto continuo con un suo giovane confratello, don Eustacchio Imperato, che oggi, oltre a collaborare nelle Edizioni San Paolo, è anche il superiore della comunità in cui don Giacomo vive.
Testo di Stefano Stimamiglio
Foto di Stefano Stimamiglio