N. 36 - 2016 4 settembre 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Santa Teresa di Calcutta ci ricorda la gioia dell’amore gratuito

In questo numero speciale dedicato alla madre dei poveri, non vogliamo dimenticare le popolazioni colpite dal terremoto,…

Calcutta

Nei luoghi di Madre Teresa

Viaggio fra povertà, abbandono e speranza: perché dove è iniziata l’avventura umana e spirituale della santa tutto profuma…

Ite missa est di Enzo Romeo

La «bontà vera» che parla a tutti

Madre Teresa non è una “santina da novene”, ma la profezia di una Chiesa senza più porte, perché tutti comprende e accoglie

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Ite missa est di Enzo Romeo

La «bontà vera» che parla a tutti

Madre Teresa non è una “santina da novene”, ma la profezia di una Chiesa senza più porte, perché tutti comprende e accoglie

Madre Teresa di Calcutta

Più si è grandi nella santità più aumenta il rischio di essere relegati in un pantheon inaccessibile. Sarebbe il peggior servizio che si possa rendere a Madre Teresa, che scelse di vivere tra l’umanità piagata. Lei non è una santina da novene, ma una donna che parla a tutti. Lo dimostra il rispetto che le ha sempre riservato l’India induista; il fascino che ha esercitato nel mondo laico, culminato con l’assegnazione del Nobel per la pace; le testimonianze di chi era fuori dall’area dell’ortodossia cattolica.

Pier Paolo Pasolini fu il primo in Europa a scrivere di Madre Teresa, incontrata nel 1961 a Calcutta, «la sconfinata città dove ogni dolore e disagio umano tocca l’estremo limite, e la vita si svolge come un brulicante balletto funebre». Lo scrittore fu affascinato dalla religiosa di origini albanesi, allora semisconosciuta, e riportò nel suo diario: «È una donna anziana, bruna di pelle, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili e l’occhio dolce, che dove guarda vede e ha nei tratti impressa la bontà vera. Devo dire che mai lo spirito di Cristo mi è parso così vivido e dolce». Tanta fu l’emozione provata, che Pasolini descrisse la minuta interlocutrice come «alta», ma il suo rimane forse il miglior ritratto di Madre Teresa, il più profondo.

Forse perché questa donna – che per lungo tempo ha vissuto la “notte della fede”, che ha conosciuto il dubbio e la fatica della ricerca di Dio – sa parlare anche ai “lontani”. Il suo sguardo ci proietta profeticamente al futuro, verso una Chiesa senza più porte perché tutti comprende e accoglie. Poco prima della morte, il cardinale Martini disse ad alcuni amici che erano andati a fargli visita che «la Chiesa è indietro di duecento anni, se non di trecento» e citò Madre Teresa, insieme a fratel Ettore (il religioso camilliano che a Milano si era dedicato ad accogliere i diseredati), come esempio di persone che, pur con caratteri difficili, avevano avuto delle vere intuizioni dello Spirito. Quelle che servono alla Chiesa di oggi.

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