N. 36 - 2017 3 settembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La Bibbia, “lettera d’amore” che Dio ha scritto a ciascuno di noi

La citazione di Kierkegaard è un invito a leggere la scrittura e a metterla in pratica nella vita. Un aiuto viene dalla Domenica…

Padre Mussie Zerai

Il prete che come Mosè salva il suo popolo dalle onde

È arrivato in Italia a 17 anni come richiedente asilo. Ordinato prete, oggi lotta per i diritti dei migranti in Europa e…

Vittima del terremoto a Ischia

Mamma Lina, una vita per Gesù e la famiglia

Lina Balestrieri Cutaneo è rimasta uccisa del crollo del cornicione di una chiesa. Mamma di sei figli,due dei quali adottati,…

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Da 22 anni loro figlio è in stato vegetativo persistente a causa di un incidente in moto. «Portiamo la croce perché crediamo…

Lucilla Giagnoni

Alla ricerca della luce tra le stelle

Sono state le immagini dell’«inferno» dell’11 settembre 2001 a far nascere nell’attrice una ricerca spirituale che è sfociata…

Santuario di Castelpetroso

Il miracolo d’amore della Vergine addolorata

La basilica dedicata alla patrona del Molise sorge nei pressi del luogo dove apparve Maria nel 1888

Ite, missa est di Enzo Romeo

Il canto, la danza e l’eterno

Le storie della cantante berbera Silya e del ballerino palestinese Ahmad ci dicono che certe arti sono tutt’altro che effimere

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Ite, missa est di Enzo Romeo

Il canto, la danza e l’eterno

Le storie della cantante berbera Silya e del ballerino palestinese Ahmad ci dicono che certe arti sono tutt’altro che effimere

Ite missa est

Non tutto si misura col metro e si pesa sulla bilancia. Ci sono beni immateriali che valgono quanto e più di ciò che si può comprare al mercato. Come la musica o la danza. Sono arti che non arricchiscono i musei, ma una civiltà riposa anche sulla qualità dei suoi musici e danzatori. L’uomo e la donna non vivono di rendita ma di prospettive, se cantano e danzano è perché sono alla ricerca della felicità ovvero in cammino verso la perfezione.

Salima Ziani, più conosciuta nel mondo della musica del Marocco col nome berbero di Silya, è una giovane autonomista del Rif, regione montuosa della costa nord. Ha abbandonato l’università dopo la morte di un coetaneo, povero pescivendolo, morto mentre cercava di riprendersi il pesce spada che gli era stato sequestrato e gettato in un camion dell’immondizia. Da allora si è data alla canzone, divenuta simbolo di identità e riscatto per la sua gente. La cantante sale spesso sul palco avvolta nella bandiera Amazigh, un tricolore sormontato dal segno dell’alfabeto berbero che rappresenta l’uomo libero. Per questo è stata posta in isolamento nel carcere di Casablanca, dov’è rimasta mesi, maltrattata e molestata in ogni modo, fin quando non ha ottenuto la grazia del re.

Ahmad Joudeh ha 37 anni e vive in Olanda, dove è membro della Compagnia di danza nazionale. È nato in un campo profughi palestinese di Damasco. Lì danzare per un bambino era vietato, perché roba da femmine. Il padre lo ha ripudiato, però né lui né la guerra sono riusciti a piegarlo. Quando è scoppiato il conflitto in Siria, le bombe hanno distrutto la sua casa e ucciso cinque familiari. Ahmad ha continuato a studiare, danzando sui tetti, tra i razzi che cadevano intorno. L’Isis lo ha minacciato e lui si è tatuato la scritta Dance or die (ballare o morire), esibendosi tra le rovine di Palmira appena liberata e sperimentando il potere salvifico dell’arte.

Apparentemente effimera, l’arte è invece situata nella dimensione dell’eterno, per compensare, anzi negare, la brevità della vita.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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