N. 36 - 2018 9 settembre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Caro Papa Francesco, puoi contare sulla nostra preghiera e sul nostro affetto

Le vicende che stanno scuotendo la Chiesa non ci devono scoraggiare. Anche se la barca della Chiesa è in un mare in tempesta…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Caro Papa Francesco, puoi contare sulla nostra preghiera e sul nostro affetto

Le vicende che stanno scuotendo la Chiesa non ci devono scoraggiare. Anche se la barca della Chiesa è in un mare in tempesta sappiamo che il Signore è presente e ci chiede di avere fede

 

Cari amici lettori, in queste settimane e specialmente negli ultimi giorni molti fedeli sono rimasti sconcertati non solo di fronte agli scandali della pedofilia nel clero, ma anche per gli attacchi contro il Papa da parte dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò, che è giunto addirittura a chiederne le dimissioni. Su questa vicenda vi proponiamo una ricostruzione sintetica nelle pagine interne.

In questa pagina mi limito a due brevi riflessioni. La prima riguarda il clima di sgomento che stiamo vivendo come cattolici in questo momento. Sembra davvero che la barca di Pietro sia in un mare in tempesta, e che ci sia qualcuno che addirittura rema contro. Non dobbiamo però scoraggiarci, ma anzi confidare ancora di più nel Signore, sapendo che su questa barca lui è presente. Ricordiamo l’episodio evangelico (Matteo 8,23-28): mentre nel mare c’era un grande sconvolgimento e la barca era coperta dalle onde, Gesù dormiva tranquillamente. Allora i discepoli lo svegliarono dicendo:«Salvaci, Signore, siamo perduti!». E Gesù rispose: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Sì, o Signore, abbiamo paura, siamo sconcertati, affranti. Aumenta la nostra fede, non abbandonarci, donaci la forza della tua grazia! Noi confidiamo in te.

La seconda riflessione riguarda il nostro legame con il Papa. Come molti fedeli, insieme a vescovi, istituti e associazioni, vogliamo anche noi ribadire la nostra vicinanza e il nostro sostegno al Santo Padre. Vogliamo, anzi, prendere esempio da lui, che ci esorta alla preghiera, alla penitenza e al digiuno. Come ha scritto nella sua Lettera al Popolo di Dio sulla «sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate», questo atteggiamento orante e penitenziale potrà far crescere tra noi «i doni della compassione, della giustizia, della prevenzione e della riparazione». La Vergine Maria, che rimase saldamente in piedi accanto alla croce del suo Figlio, ci è di esempio. «Quando sperimentiamo», ha scritto il Papa, «la desolazione che ci procurano queste piaghe ecclesiali, con Maria ci farà bene “insistere di più nella preghiera” (sant’Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 319), cercando di crescere nell’amore e nella fedeltà alla Chiesa». Maria, la prima discepola, insegna a tutti noi come «comportarci di fronte alla sofferenza dell’innocente, senza evasioni e pusillanimità. Guardare a Maria vuol dire imparare a scoprire dove e come deve stare il discepolo di Cristo».

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