N. 36 - 2018 9 settembre 2018
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Nonantola

Nel cuore spirituale del medioevo

Riapre la chiesa dell’abbazia benedettina di San Silvestro lesionata dal terremoto dell’Emilia nel 2012. All’epoca di Carlo Magno fu uno dei più importanti poli della cultura e della fede in Italia

La chiesa dell’abbazia benedettina di San Silvestro

L’abbazia di Nonantola riapre al pubblico il prossimo 16 settembre, dopo un lungo restauro che si è reso indispensabile in seguito alle ferite provocate dal terremoto del 2012. Un evento questo che coinvolge tutto il territorio, perché la basilica abbaziale dedicata a San Silvestro, oggi concattedrale dell’arcidiocesi di Modena, è un segno di identità oltre che uno scrigno d’arte.

«Le pietre dell’Abbazia di Nonantola sono tessere di un mosaico, antico dodici secoli e mezzo, che compone lacrime e gioie, speranze e delusioni, preghiere e sofferenze, attese e traguardi, sono pietre che parlano di uomini e donne del popolo e della nobiltà, poveri e ricchi, santi e peccatori», così scrive monsignor Erio Castellucci, vescovo abate di Modena e Nonantola. Sarà lui, la prossima domenica, ad aprire solennemente la Porta Santa dando il via all’Anno giubilare concesso da papa Francesco, che si concluderà il 31 dicembre del 2019, festa di San Silvestro.

FONDATA DAI LONGOBARDI
Una storia lunga e gloriosa, quella dell’abbazia benedettina, uno dei fari di civiltà del Medioevo europeo
. Le origini infatti risalgono all’epoca longobarda. Fondata attorno al 752 da Anselmo, cognato del re Astolfo, fu probabilmente il primo insediamento benedettino nel nord Italia. Dedicata quattro anni dopo a San Silvestro I papa, con Carlo Magno assunse un ruolo strategico. Il sovrano del Sacro romano impero si servì degli abati di Nonantola anche per importanti missioni politiche e con ogni probabilità fu ospitato nel monastero durante il viaggio verso Roma per l’incoronazione imperiale. Dell’età carolingia restano ancora importanti documenti in pergamena, conservati nell’archivio abbaziale.

Fedeli all’«ora et labora» di san Benedetto, i monaci svolsero un ruolo fondamentale per l’economia del territorio, bonificando paludi e introducendo nuove tecniche di coltivazione. Lo scriptorium nonantolano, dove si producevano i codici miniati, divenne un faro di cultura pur tra alti e bassi fino all’età della “commenda”, quando i Pontefici affidarono la guida dell’abbazia a religiosi “commendatari” che in genere non vi risiedevano, segnandone così la decadenza. Era il 1449, si chiudeva un’epoca.

Uno dei punti più alti di questa vicenda resta la “Partecipanza”, un’istituzione che risale al 1058 e che vive ancora. Il 4 gennaio di quell’anno infatti l’abate Gotescalco concesse a tutte le famiglie che abitavano a Nonantola e a quelle che vi avrebbero abitato in futuro, oltre ai diritti fondamentali, l’uso perpetuo di tutta la terra coltivabile posta entro i confini del nonantolano e lo sfruttamento, in comune, di boschi, paludi e pascoli. Una partecipanza agraria di cui molte famiglie fruiscono ancora e che da allora connota il genius loci di questa terra.

BELLEZZA SOLENNE
La bellezza dell’edificio dà conto pienamente di questo passato. Una bellezza sobria e insieme solenne, a cominciare dall’esterno, restituito all’originario stile romanico dai restauri di inizio Novecento. È il portale, in particolare, ad attirare l’attenzione del visitatore, con la magnifica lunetta attribuita a Wiligelmo, celebre scultore attivo anche nel duomo di Modena, che mostra Dio in trono, in atto benedicente, circondato da due angeli adoranti e dai simboli dei quattro evangelisti.

Una volta entrati, sono in molti a rimanere senza fiato, perché l’imponente semplicità dell’interno a tre navate, interamente in mattoni, colpisce e insieme accoglie con la sua luce calda, come un tempo accoglieva i pellegrini in viaggio verso Roma e Gerusalemme. La basilica ospita le reliquie delle sette “perle nonantolane”, i santi che qui sono venerati da secoli. Il patrono di Nonantola, san Silvestro papa, il fondatore sant’Anselmo, i santi Adriano III Papa, i martiri Senesio e Teopompo, le vergini Fosca ed Anseride.

La cripta, una vera e propria “foresta di colonne”, alcune sormontate da capitelli di epoca longobarda, è una delle più belle e più vaste d’Europa. 64  pilastri, esili ed eleganti, e in qualche modo suggeriscono l’immagine dei monaci che per secoli vi hanno intonato i loro canti.

La visita dell’abbazia si conclude nel Museo benedettino d’arte sacra, parte integrante del complesso, dove sono custoditi i tesori del monastero. Il percorso si articola in due parti. La prima è quella diocesana, che raccoglie testimonianze storiche  e artistiche  di diverse chiese e cappelle della diocesi, con opere recuperate anche in seguito al terremoto del 2012. Tra i capolavori esposti la Madonna di Monserrato e santi, di Simone Cantarini, proveniente dal santuario di Stuffione, una Madonna del Guercino dal Seminario di Finale Emilia e, dalla Collegiata di Finale, l’Adorazione dei Magi di Giuseppe Maria Crespi.

La seconda parte del percorso invece è legata alla storia millenaria dell’abbazia. Un viaggio nel tempo agli albori del Medioevo europeo dove si trovano alcune delle più importanti pergamene scelte a rotazione tra le 4.500 che compongono l’archivio abbaziale, documenti che ci fanno incontrare Papi, imperatori e personaggi  illustri in qualche modo legati alla vicenda del monastero, da Carlo Magno a Federico Barbarossa, da Matilde di Canossa a papa Giulio II. Ci sono poi le sale del Tesoro dell’abbazia,  con gli “sciamiti bizantini”, un nucleo di manufatti di inestimabile valore un tempo usati per impreziosire la liturgia. Il cuore del museo custodisce tre stauroteche con la reliquia della Santa Croce e i reliquari dei santi nonantolani.

Tra i codici, da segnalare l’ Evangelistario di Matilde di Canossa e, tra i dipinti, una bellissima Ascensione della scuola ferrarese di Cosmè Tura. 

ORGANIZZARE LA VISITA
La basilica abbaziale si trova in piazza dell’Abbazia 1 a Nonantola (Modena) e riapre al pubblico nel pomeriggio del 16 settembre. Dal 17 l’apertura giornaliera sarà dalle 9 alle 18. Non sono consentite visite durante le celebrazioni. In zona disponibili ampi parcheggi. Info: 059/54.90.25. www.abbazianonantola.it.

IL MUSEO
Il Museo benedettino diocesano, si visita dal martedi al giovedì: dalle 9 alle 12.30. Dal venerdì alla domenica: dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Biglietto 5 euro. Lunedi chiuso. L’archivio e la biblioteca sono visitabili solo su prenotazione (archivio@abbazianonantola.it).

LA RIAPERTURA
Domenica 16 settembre
la celebrazione eucaristica inizia alle 17. L’apertura della chiesa per l’ingresso dei fedeli è prevista per le 16.30 dalla porta laterale lato nord. Per ragioni di sicurezza potranno entrare solo 500 persone. Nel giardino abbaziale la celebrazione sarà proiettata su un maxischermo. Diretta televisiva su Tvqui, canale 19.

Testo di Simonetta Pagnotti · Foto di Fabio Boni

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