N. 36 - 2019 8 settembre 2019
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Alatri

Il miracolo dell’ostia che si fece carne

Nella concattedrale della cittadina della Ciociaria da secoli è conservato il reliquiario con la particola che prese l’espetto di carne dopo un tentativo di profanazione

 La concattredale di Alatri

Posta proprio sulla sommità dell’Acropoli di Alatri, a sua volta circondata dalle possenti mura ciclopiche che fin dall’antichità incantarono scrittori e viaggiatori come Gregorovius (che ammise di esserne rimasto affascinato più che dalla vista del Colosseo), la concattedrale di San Paolo è uno scrigno di fede, arte e storia. Ma è la prima di queste tre componenti a risaltare, visto che la basilica di Alatri, cittadina nel cuore della Ciociaria, è direttamente collegata a uno dei miracoli eucaristici riconosciuti come tali in Italia: quello dell’Ostia incarnata, la cui reliquia è conservata proprio qui.

La vicenda porta ai primi mesi del 1228 quando una giovane del posto viene tratta in inganno da una fattucchiera che la obbliga a comunicarsi, ma trattenendo la particola in bocca, per poi consegnargliela. Una volta a casa, la giovane mette l’ostia in un panno e la nasconde; va a riprenderla tre giorni dopo per consegnarla alla donna malvagia, ma si accorge che l’ostia si è trasformata in un pezzo di carne umana; pentitasi di quel gesto sacrilego, va dal vescovo per confessarsi e gli consegna la particola, ancora oggi conservata in una cappella nella parete destra della concattedrale di Alatri e detta per l’appunto “dell’Ostia incarnata”.

Poche settimane dopo – ed è questo un aspetto temporale che negli altri miracoli eucaristici non è invece presente – l’allora pontefice Gregorio IX emette la Bolla Fraternitatis Tuae che riconosce subito come reale il prodigio avvenuto ad Alatri. Diversi Papi sono poi passati in questo tempio sacro, fino a Giovanni Paolo II, che nel settembre del 1984 volle celebrare Messa proprio nel grande piazzale della concattedrale, dopo essersi inginocchiato davanti alla reliquia.

L’aspetto storico, intimamente legato proprio all’evento di fede, è stato poi acclarato anche da una serie di convegni con la partecipazione dei massimi esperti del settore. D’altro canto, come ricorda il parroco di San Paolo don Antonio Castagnacci, il Tredicesimo è un secolo che, con un linguaggio più contemporaneo, possiamo definire “di svolta” per l’Eucaristia, rimessa al centro della vita della Chiesa da vari accadimenti: il miracolo di Alatri e quello di Bolsena, l’istituzione della solennità del Corpus Domini e il concilio Lateranense IV, che definì la dottrina della transustanziazione.

TURISTI E PELLEGRINI
Oggi ad Alatri, nonostante un’offerta di ricezione turistica non ancora adeguata, vengono in tanti per “scalare” l’Acropoli e immergersi nella maestosità della concattedrale. «E vengono anche tantissimi bambini che si stanno preparando a ricevere la prima Comunione, accompagnati dai parroci di questa diocesi e di quelle vicine», sottolinea don Castagnacci. «Ascoltano la storia di questo miracolo e ne restano così coinvolti che comprendono ancora meglio il significato del ricevere Gesù per la prima volta. Da questo punto di vista potremmo dire che la visita all’Ostia incarnata ha anche una funzione didattico-pedagogica».

Così come ad Alatri arrivano anche tanti fedeli adulti, che magari hanno già visitato gli altri luoghi pure toccati dalla grazia di questi miracoli, per farsi a loro volta toccare dalla grazia. E qui giungono in prezioso aiuto le parole pronunciate durante l’ultima festa dell’Ostia incarnata, nel marzo scorso, dal vescovo di Anagni-Alatri Lorenzo Loppa: «Se noi vivessimo secondo il programma dell’Eucaristia, il mondo si trasformerebbe in un attimo».

Anche dal punto di vista artistico, la concattedrale di San Paolo è una meraviglia da riscoprire: dominata dal campanile realizzato da Jacopo Subleyras alla fine del Settecento e con la maestosa facciata in pietra e laterizio, è impreziosita dalla porta centrale in bronzo realizzata nel 750° anniversario del miracolo dallo “scultore dei Papi”, l’anagnino Tommaso Gismondi. Nell’interno a croce latina delle tre navate della basilica, poi, è possibile godere di un ciclo pittorico che narra la vicenda del miracolo, opera contemporanea della siciliana Venera Carini. Oppure ci si può fermare in preghiera davanti alle reliquie di san Sisto I, patrono della città, e di Raffaella Cimatti, la suora ospedaliera beatificata nel 1996; o ammirare i reperti di un pergamo cosmatesco del 1200 e ascoltare di nuovo, dopo il recente restauro, le note dell’organo Morettini del 1853.

Ma è proprio nella cappella dell’Ostia incarnata che lo scorso marzo è stata sistemata La Pietà di Girolamo Troppa, del 1680, che riporta a una storia legata a filo doppio con la concattedrale: la tela era rimasta seminascosta per secoli nella sacrestia, poi riscoperta e datata dallo storico locale Mario Ritarossi; quindi esposta per un anno nella vicina chiesa degli Scolopi, con la mostra Il Cristo svelato, realizzata dall’Associazione Gottifredo, con il contributo della diocesi e senza neanche un euro di finanziamento pubblico, capace di attirare migliaia di visitatori da tutta Italia. Prima di tornare nella sua concattedrale, proprio di fronte a quella particola del miracolo dell’Ostia incarnata. Come a suggellare il percorso di fede del Cristo che si svela.
   

ORGANIZZARE LA VISITA
Alatri si trova a 10 chilometri da Frosinone, facilmente raggiungibile dall’autostrada A1 (uscite Frosinone da sud e Ferentino da nord).

ORARI E CONTATTI
La concattedrale è aperta ogni giorno, dalle 9 alle 19. La festa del miracolo dell’Ostia incarnata cade il 13 marzo, giorno della firma della Bolla con cui nel 1228 papa Gregorio IX riconobbe il miracolo. Per informazioni: parrocchia San Paolo, tel 0775.43.45.23.

Testo di Igor Traboni

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