N. 36 - 2019 8 settembre 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Nella logica del Vangelo gli ultimi hanno sempre un posto speciale

I nomi dei nuovi cardinali scelti da Papa Francesco, tra i quali spicca monsignor Ramazzini, esprimono la vocazione universale…

Madre Maria Grazia Girolimetto

La clausura? Una finestra sull’eterno

È la nuova badessa del monastero benedettino fondato 45 anni fa sul lago d’Orta da madre Anna Maria Canopi. «Nella preghiera»,…

Don Benedetto Zampieri

La mia parrocchia grande come il nord Italia

Una delle sfide del Sinodo sull’Amazzonia è la cura pastorale di aree vaste e difficili da raggiungere. Credere ha viaggiato…

Enzo Petrolino

Diaconato: un ministero di frontiera

Nel nostro paese sono oltre 4.500 le persone ordinate a questo prezioso servizio ministeriale. Chi sono e cosa fanno? Ce…

Alatri

Il miracolo dell’ostia che si fece carne

Nella concattedrale della cittadina della Ciociaria da secoli è conservato il reliquiario con la particola che prese l’espetto…

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

L’Italia su cui scommettere

Nel 1979 il governo italiano inviò tre navi militari nel golfo del Siam a salvare i boat people vietnamiti. Questo - e tanti…

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

L’Italia su cui scommettere

Nel 1979 il governo italiano inviò tre navi militari nel golfo del Siam a salvare i boat people vietnamiti. Questo - e tanti altri episodi come questo – raccontano la vera anima, accogliente e solidale, del nostro paese

llustrazione di Emanuele Fucecchi

«Le navi vicine a voi sono della Marina Militare dell’Italia e sono venute per aiutarvi. Se volete, potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e infine assistenza e medici. Dite cosa volete fare e di cosa avete bisogno». Sono le parole pronunciate da uno dei sacerdoti vietnamiti messi a disposizione dal Vaticano come interpreti, usate per comunicare con una massa di disperati che stavano scappando dal regime comunista di Hanoi. Era il 1979, l’anno dei boat people: una moltitudine di vietnamiti fuggivano via mare su zattere e imbarcazioni di fortuna. Naufragavano a migliaia, e a migliaia venivano assaliti da moderni pirati. Come spesso accade di fronte alle tragedie degli altri, tutti ne parlavano e si commuovevano, ma nessuno faceva niente. Il Governo italiano nel luglio di quell’anno decise di inviare tre navi militari verso il golfo del Siam. Portarono in salvo 907 persone, la gran parte affette da denutrizione, disidratazione e varie patologie.

Era un tempo in cui gli stranieri presenti nel nostro Paese erano poche migliaia (il primo censimento degli stranieri nel 1981 ne registrò circa 320 mila), ma la vicenda del salvataggio dei boat people resta un episodio di cui essere orgogliosi. Come ha scritto di recente Nando Pagnoncelli, c’è un’Italia che non fa notizia eppure è capace di costruire una fitta trama di solidarietà. L’Italia delle oltre 340 mila organizzazioni non profit, comunità o associazioni che ricuciono ogni giorno legami e storie. L’Italia delle missioni di pace. L’Italia che dal 1986, anno della nube di Chernobyl, ha ospitato 460 mila ragazzi nelle famiglie, la metà di tutti i bambini bielorussi in temporanea uscita dal loro Paese a seguito del disastro nucleare. L’Italia consapevole di ricostruire prima di tutto la sua anima: quell’anima positiva, accogliente, solidale che ha fatto sì che il Paese crescesse non solo nella sua dimensione economica ma anche in quella sociale. È questa l’Italia su cui vale la pena di scommettere.
   

llustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai