Credere n.36 - 08/12/2013
C'è un'alternativa al materialismo
È l’etica della solidarietà . Parla il cardinale Maradiaga, scelto dal Papa per guidare la Commissione di otto cardinali…
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Cardinal Maradiaga
C'è un'alternativa al materialismo
È l’etica della solidarietà . Parla il cardinale Maradiaga, scelto dal Papa per guidare la Commissione di otto cardinali per il governo della Chiesa. «La dottrina sociale cattolica? Una vera forza di cambiamento. Come dice Francesco, nell’aldilà non porteremo i soldi»
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«Io che porto papa Francesco in aereo? Mah! Quello che per me è veramente importante è che tutti noi impariamo a volare in alto ascoltando lo Spirito Santo». Il cardinale Oscar André Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras, America centrale, risponde sorridendo con una battuta alla domanda-provocazione del giornalista. Tra le sue “particolarità †infatti (oltre ad una spiccata passione musicale, eredità della sua appartenenza salesiana: suona il sassofono e il pianoforte) c’è quella di possedere il brevetto da pilota di aereo. In un certo senso, tra i suoi compiti c’è proprio quello di portare a “volare in alto†la Chiesa: pur provenendo da uno dei meno importanti Paesi al mondo, l’Honduras, Maradiaga guida la Commissione degli otto cardinali (riunitasi in questi giorni a Roma per la seconda volta), chiamati da Francesco a consigliarlo nella conduzione della cattolicità . Una novità all’insegna di una maggior “collegialità ecclesiale†che sta caratterizzando i primi mesi del pontificato di papa Bergoglio. Del resto, mettendo a confronto scritti e parole del porporato honduregno (che è anche presidente di Caritas internazionale), con alcuni passaggi della recentissima esortazione apostolica Evangelii gaudium, in particolare sull’economia, si nota una decisa e spiccata consonanza tra Maradiaga e Francesco.
Il Papa chiede di dire “no†all’economia della non equità e dell’esclusione, «un’economia che uccide». Che fare per costruire un sistema economico giusto?
«Le rispondo con un aneddoto. Nel 1990 ho partecipato alla prima assemblea dei cattolici tedeschi della Germania unita, allo stadio Olimpico di Berlino. Ebbene, in quell’occasione un vescovo dell’ex Ddr, la Germania dell’Est, mi disse: “Il materialismo del capitalismo è perfino peggiore di quello del marxismoâ€. Ebbene, 23 anni dopo, devo dare ragione a quel vescovo! Domandiamoci: chi è la persona umana, oggi? Se viviamo solo a un livello materialistico, senza una visione trascendente, se pensiamo solo ad accumulare ricchezze, a cosa serve? Papa Francesco ha usato un giorno una bella immagine: “Non ho mai visto un camion di traslochi dietro un corteo funebre. Lo ha detto per dire che non ci porteremo nell’aldilà nessuna ricchezza, se non il bene che facciamo».
Serve, quindi, più solidarietà tra i popoli e gli individui?
«La solidarietà non è un’attività meramente umana, ma viene dal Creatore che ci ha creato per amore e per amare. Chiediamoci perché è scoppiata la terribile crisi economica che stiamo vivendo. Essa è nata dalla speculazione finanziaria, dai conti truccati delle grandi compagnie (pensiamo al colosso americano Enron). Pensiamo anche al delitto di buonuscite miliardarie di tanti manager a fronte di pensioni di gente normale che invece vengono abbassate. Per questo bisogna recuperare l’etica, che non è semplicemente un cappello che si mette ogni tanto oppure una camicia di forza che imbriglia l’economia. La Dottrina sociale della Chiesa è l’unica sostanza radioattiva che l’uomo tollera, e per questo deve essere irradiata: è una forza di cambiamento».
Nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium Francesco chiede alla Chiesa di essere in «permanente stato di missione». Un richiamo che sembra un vero rimprovero…
«Cos’è mancato dalla pubblicazione dell’Evangelii nuntiandi, l’enciclica sulla missione di Paolo VI, visto che in quel bellissimo testo c’era già tutto? È mancata la pratica, perché spesso nella Chiesa ci fermiamo ai documenti, li lasciamo impolverare nelle nostre librerie, mentre invece bisogna attuarli. Ad esempio, con l’assemblea e il documento dell’assemblea di Aparecida, noi in America latina abbiamo recuperato la missionarietà , che sta a cuore a papa Francesco. C’è bisogno di tornare tutti alla missione, che è cosa diversa dal proselitismo: dobbiamo portare il Vangelo ai lontani e a quanti si sono allontanati, condividendo il tesoro che abbiamo, iniziando a comunicare i beni cristiani che possediamo, il primo dei quali è la fede in Gesù Cristo».
Nel documento appena pubblicato Francesco rinnova l’invito a un maggior protagonismo dei laici…
«I laici nella Chiesa non sono semplici ascoltatori, come se la gerarchia dovesse decidere tutto. Ad esempio: ho sognato che il Pontificio consiglio della famiglia venga un giorno guidato da una coppia di sposi. I tempi arriveranno per questo, perché lo Spirito santo non ha la retromarcia e va sempre avanti».
Tra i gesti più significativi di questi primi mesi di pontificato lei quale sceglie?
«La giornata di preghiera per la pace nel mondo del 7 settembre scorso. Il Papa era preoccupato per la Siria. In Vaticano c’era la convinzione che l’industria bellica volesse la guerra. Francesco non sapeva come la situazione si sarebbe evoluta. A posteriori, però, si è convinto che sono state proprio la giornata di digiuno e preghiera e la sua lettera a Putin a convincere tutti i grandi della terra a scegliere la pace».
Eminenza, c’è un vescovo latinoamericano che molti vorrebbero sugli altari: monsignor Oscar Romero. A che punto è la causa di beatificazione?
«Ho chiesto notizie al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. E lui mi ha detto: “Non ci sono ostacoli, si deve continuareâ€Â».
Testo di Lorenzo Fazzini