Lasciamoci contagiare dal sorriso buono di Madre Teresa
La santa dei poveri ci ha consegnato un esempio di misericordia, di amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni distinzione…
Portate nel cuore il suo sorriso
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Madre Teresa
Portate nel cuore il suo sorriso
Papa Francesco l’ha ricordata come la santa della misericordia: «Madre Teresa ci aiuti a capire che l’unico criterio di azione è l’amore gratuito»
La Madre dei poveri è santa. Ma per molti lo era già. Chi ha incontrato il suo sorriso limpido, trasparente, aperto e misericordioso, racconta di aver visto “gli occhi di Dio”. Si è chinata sugli ultimi, sui più deboli, sugli scartati dal mondo, ma ha guardato negli occhi anche i potenti della terra. E adesso è ufficiale, Madre Teresa, fondatrice delle suore in biancoceleste, le Missionarie della carità, è stata proclamata santa domenica scorsa, nel giorno in cui è stato celebrato anche il Giubileo dei volontari.
«Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo, se hai occhi per vedere», diceva. «Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati».
120 MILA IN PIAZZA SAN PIETRO
In una piazza San Pietro blindata, rovente dal caldo e straripante di folla sin dalle prime ore del mattino, con circa 120 mila presenze, papa Francesco ha canonizzato Madre Teresa portando a compimento un processo di beatificazione iniziato in anticipo sui tempi ordinari della Chiesa (che prevede che passino almeno 5 anni dalla morte) dal suo predecessore, oggi anche lui santo, Giovanni Paolo II, che con Madre Teresa aveva un rapporto di stima e amicizia. Canonizzata domenica, salutata dalla folla con un lungo applauso e momenti di commozione, Madre Teresa è stata celebrata anche lunedì 5 settembre con una Messa, sempre in piazza San Pietro, per la prima festa a lei dedicata dalla Chiesa. «Madre Teresa ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione, che porta speranza a una umanità sfiduciata», ha detto il Papa. «Non esiste alternativa alla carità, voi siete la folla che segue il maestro e rende visibile l’amore di Cristo. Ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli tocchiamo la sua carne, e quanti si pongono al servizio dei più deboli sono coloro che amano Dio», ha continuato il Pontefice ricordando l’impegno dei volontari che operano nella società.
UN ESEMPIO PER I VOLONTARI
Per questo papa Francesco ha consegnato al mondo del volontariato e a tutti i fedeli l’esempio di Madre Teresa, emblema della carità instancabile che non si risparmia, perché sia per tutti modello di santità: «In tutta la sua esistenza è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero. Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza». Fate come lei, ha detto Francesco, e portate sempre nel cuore il suo sorriso.
FEDELI DA TUTTO IL MONDO
Alla canonizzazione erano presenti molti capi di Stato provenienti da tutto il mondo. Seduti in prima fila alla celebrazione, come avrebbe voluto anche la neosanta, c’erano 1.500 poveri, provenienti dalle case italiane delle suore Missionarie della carità, che poi hanno partecipato a un pranzo a base di pizza napoletana, offerto dal Santo Padre in aula Paolo VI. In piazza tantissimi consacrati italiani e stranieri e anche molti giovani. Tanti con il rosario in mano.
Matteo 23 anni, cappellino rivoltato sulla testa e sguardo limpido, era qui con i suoi amici della Comunità casa di Maria (nata a Medjugorje e presente in varie città dove ci sono santuari mariani). «Mio padre una volta la incontrò a Milano e le regalò un rosario che Madre Teresa tenne in mano in preghiera per qualche istante per poi ridarglielo», ha ricordato. «È una santa che mi colpisce molto perché ha dato tutto, non si è risparmiata e ha portato avanti la sua missione nonostante per molti anni, si dice per 40 anni, sia stata nell’oscurità dell’anima e non abbia sentito il dialogo e la presenza di Gesù. Questa sua dedizione mi tocca profondamente perché è un’obbedienza che va oltre i normali momenti di deserto che tanti santi hanno attraversato».
Albert viene dal Sudafrica ed è qui con la moglie. «Io non credo molto, mi ha trascinato mia moglie Susy e sono qui per lei. Le parole del Papa mi hanno commosso, anche io sono un volontario perché mi occupo di bambini disabili e sento la missione con i più deboli: è qualcosa che non si può spiegare a parole ma solo capire con l’impegno quotidiano. Ero scettico, ma sono contento di essere venuto e ringrazio mia moglie per avermi portato».
FIN SULLA LUNA
Suor Belinda, 28 anni, consacrata tra le suore Angeliche di San Paolo, è in piazza dalle prime luci dell’alba. «Siamo un gruppo del Kosovo, di Pristine, e nella nostra cattedrale è stato battezzato il papà di Madre Teresa. Di lei mi colpisce la sua umiltà: era piccola, non bella, fragile, ma con quel sorriso apriva tante porte, è la santa degli ultimi e sono felice di essere qui. Da oggi la pregherò e, come ha detto papa Francesco, forse non riuscirò a chiamarla santa Teresa ma continuerò a chiamarla Madre».
Madre la continueranno a chiamare tutte le sue circa 5 mila sorelle, Missionarie della carità, che operano nelle 600 case da lei fondate in tutto il mondo. Come dice suor Agnes, avvolta nel suo sari bianco e celeste, ripetendo le parole di Madre Teresa: «Se ci saranno poveri sulla Luna, andremo anche lì. Ma voi, voi tutti, pregate per noi. Perché possiamo continuare l’opera di Dio con grande amore».
Testo di Geraldine Schwarz
MITHUN RICCI «È GRAZIE A MADRE TERESA SE SONO QUI»
Mithun Ricci festeggia il compleanno l’11 maggio, giorno in cui, nel 1991, è atterrato a Fiumicino. «Erano le 12 e mi sembrava di vivere un sogno». Aveva 9 anni. Madre Teresa l’aveva trovato davanti al cancello, in una cesta di vimini, sette anni prima, e l’aveva accolto assieme agli oltre 350 bambini e alle centinaia di malati e poveri che vivevano in quello che era il primo centro da lei fondato a Calcutta. «Non scordarti mai da dove vieni» gli aveva detto, poco prima che lui salisse su quell’aereo, ed è in questa frase che Mithun ha sempre trovato la forza. Attraverso il pc della hall del Policlinico universitario Campus Bio-Medico, dove lavora, ci mostra le immagini di quella che era la sua casa in India: cemento e brandine ordinate su più file all’interno di grandi stanzoni. Come cibo, condiviso con le suore, sempre «pane, latte a lunga conservazione e antibiotici», perché in India chi arriva ad avere più di dieci anni è quasi un miracolato. Madre Teresa, «la suora piccola e gentile» che i bambini chiamavano «la mamma piccola», insegnava loro a leggere e a scrivere e a Natale regalava i mattoncini di Lego inviati da una signora inglese, ma la maggior parte del tempo era in strada. Mithun alla sua canonizzazione ha voluto assolutamente esserci, assieme a suo padre. «È grazie a lei se sono vivo e sono qui. Pensavo di essere uno dei pochi a Roma. Ho poi scoperto che in Italia siamo 1.400».
Elisa Bertoli