N. 38 - 2018 23 settembre 2018
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Sacro Monte di Varese

Un cammino nei misteri del rosario

La Via Sacra di 14 cappelle con statue di terracotta che mettono in scena la vita di Gesù e Maria costituisce un’intensa esperienza spirituale

 Pellegrini in cammino sulla Via Sacra davanti alla 5ª cappella dedicata alla Disputa con i dottori.

È un autentico cammino fisico e spirituale quello che i pellegrini percorrono al Sacro Monte di Varese. Occorre avere buon fiato e indossare scarpe comode per intraprendere la Via Sacra, il viale acciottolato che si arrampica, per circa due chilometri, lungo le pendici del monte. Il percorso è ritmato da quattordici cappelle: ciascuna è dedicata a un mistero del Rosario e al suo interno custodiscono le sorprendenti rappresentazioni a grandezza naturale degli episodi della vita di Gesù e di Maria che si celebrano nei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Quando sudati e un po’ ansimanti si arriva alla meta, il santuario di Santa Maria del Monte, circondato da un borgo pittoresco a 880 metri sul livello del mare, la fatica è ripagata dalla bellezza del paesaggio che spazia dalle vette della vicina Svizzera alle acque dei laghi prealpini, giù giù fino al profilo in lontananza dei grattacieli di Milano.

ANTICO CULTO MARIANO
Le origini del luogo sacro risalgono ai primi secoli del cristianesimo. Secondo la tradizione, fu sant’Ambrogio a consacrare su questo monte una cappella alla Madre di Dio, culto cresciuto per tutto il corso del Medioevo, come hanno attestato anche recenti ritrovamenti archeologici. Tra questi, assolutamente eccezionale, l’antica cripta romanica, riaperta al pubblico nel 2015, che custodisce affreschi databili alla fine del 1300. Nel corso del Quattrocento, presso il santuario sul monte si stabilì una piccola comunità di donne eremite, le Romite ambrosiane, guidate dalle beate Giuliana da Verghera e Caterina da Pallanza, la cui fama di santità spinse gli Sforza, signori di Milano, a finanziare la costruzione di una chiesa a tre navate in stile rinascimentale ampliata poi da san Carlo Borromeo.

RISPOSTA ALLA RIFORMA
Il progetto della Via Sacra con le scene dei misteri del Rosario risale invece al 1600 quando, sull’esempio del Sacro Monte di Varallo, nei territori a cavallo tra Piemonte e Lombardia svilupparono numerosi percorsi con le storie della vita di Cristo, della Madonna o dei santi. Nel caso di Varese l’iniziativa si deve alle Romite e al frate cappuccino Giovanni Battista Aguggiari, sostenuti dall’arcivescovo Federico Borromeo (il cardinal Federigo dei Promessi sposi) e da generosi benefattori. Il progetto delle cappelle è dell’architetto Giuseppe Bernasconi, detto il Mancino. Stupefacente l’espressività delle sculture in terracotta dipinta, in gran parte opera di Francesco Silva, una vera e propria “Bibbia dei poveri” che all’epoca della riforma protestante voleva ribadire il culto mariano e l’importanza della preghiera del Rosario.

VERSO L’ALTO
Così, da quattrocento anni, questa è l’esperienza spirituale che si vive al Sacro Monte: un cammino di preghiera sempre in salita, accompagnato dallo straordinario realismo delle statue che, come in un teatro sacro, proiettano il pellegrino dentro ai misteri del Rosario. «Il messaggio che trasmette il Sacro Monte è che noi tutti siamo pellegrini: gente in cammino verso una meta, non vagabondi», dice monsignor Erminio Villa, che fino a poche settimane fa è stato l’arciprete del santuario e ora è chiamato a un nuovo incarico come collaboratore dell’arcivescovo Mario Delpini nell’organizzazione della visita pastorale alla diocesi.

L’ex arciprete consiglia di organizzare la visita al Sacro Monte evitando l’effetto “toccata a fuga”. «L’ideale», spiega, «sarebbe dedicare un’intera giornata. Così si può partire dalla prima cappella, percorrere in preghiera tutta la Via Sacra e partecipare in santuario alla Messa. Dopo il pranzo nei ristoranti del borgo si può proseguire la visita dedicando tempo agli aspetti storici e artistici», visitando il “Museo Baroffio e del santuario” (che comprende anche l’accesso guidato alla cripta romanica), alla Casa museo Lodovico Pogliaghi e al Centro espositivo monsignor Pasquale Macchi. Quest’ultimo, segretario particolare di Paolo VI, dopo la morte di papa Montini fu per alcuni anni arciprete del Sacro Monte e a lui si deve l’avvio dell’importante opera di restauro partita negli anni Ottanta e l’inserimento di opere di artisti contemporanei come il murale della Fuga in Egitto (1983) di Renato Guttuso alla terza cappella e la statua in bronzo di Paolo VI (1986) sul sagrato del santuario, scolpita da Floriano Bodini. «Se ci si trova ancora al Sacro Monte nel tardo pomeriggio, consiglio anche la partecipazione alla preghiera del Vespero nella cappella delle Romite ambrosiane».

OASI DELLO SPIRITO
«Questo santuario», aggiunge monsignor Villa, «è “un’oasi dello spirito” perché chi sale a piedi vive un tempo di riflessione su Gesù
, ma è anche un “ospedale da campo”, perché in tanti si accostano alla Riconciliazione, grazie alla costante disponibilità di un prete in confessionale, e anche una “via di bellezza”, in cui la natura fa percepire il Creato come opera del Creatore e l’arte mostra la meraviglia della creatività dell’uomo». Non è dunque un caso che il Sacro Monte sia una meta molto frequentata. «Il record di presenze, 40 mila pellegrini in un anno, è stato registrato durante il Giubileo della misericordia, quando abbiamo aperto al santuario una delle Porte sante. Ma ora i numeri non sono molto inferiori», ricorda l’ex arciprete. «In tanti arrivano dalla provincia di Varese o dal resto del territorio della diocesi di Milano, ma anche dal Comasco e dal Canton Ticino». Ai pellegrini vanno poi aggiunti i turisti, italiani e stranieri, attratti dalla fama che il Sacro Monte ha assunto dopo che nel 2003 è stato inserito (con gli altri Sacri Monti di Lombardia e Piemonte) tra i luoghi tutelati dell’Unesco come Patrimonio dell’umanità.  E poi non manca la gente dei dintorni che ama percorrere il Sacro Monte come una rilassante passeggiata.

«In questi cinque anni di servizio al Sacro Monte», conclude monsignor Villa, «ho imparato ad ascoltare meglio la gente e ho toccato con mano che la fede è ben presente nel cuore delle persone, anche se non sembra così evidente. C’è tanto  desiderio di incontrare Dio e luoghi come questo aiutano a farlo!».

ORGANIZZARE LA VISITA
Il Sacro Monte si trova a 5 chilometri dal centro di Varese. In auto, si può parcheggiare alla prima cappella (a 550 metri di altitudine, pochi posti disponibili) oppure in piazzale Pogliaghi (a 820 metri). Dalla Stazione Fs (www.trenitalia.it) c’è il bus di linea C (www.ctpi.it) che conduce fino alla prima cappella. Solo sabato e domenica è in funzione la funicolare da località Vellone al Borgo (www.avtvarese.it).

ORARI E CELEBRAZIONI
La Via Sacra è sempre aperta e si può percorrere solo a piedi. Il santuario rispetta l’orario 7.30-12 e 14-17.30 con l’ora solare (fino alle 18 con l’ora legale). Messe festive: 7.30, 9, 11, 16.30; dal 1° maggio al 30 settembre anche 17.45. Contatti: tel. 0332/22.92.23 www.sacromontedivarese.it. Nella cappella delle Romite ambrosiane: 7.30 lodi; 8 Messa; 18 Vespri (venerdì ore 19). Il Museo Baroffio da marzo a novembre è aperto da mercoledì a venerdì dalle ore 14 alle ore 18. sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18. Biglietto: 5 euro. Visita guidata alla cripta: 5 euro.

 

Testo di Paolo Rappellino

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