N. 39 - 2017 24 settembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La felicità si trova quando si ascolta la parola e la si mette in pratica

Questa domenica celebriamo insieme la Domenica della Parola, voluta da papa Francesco. per imparare a vivere ogni giorno…

Don Pierluigi Di Piazza

Grazie ai migranti possiamo convertirci

Venticinque anni fa ha fondato il Centro Balducci: da allora il sacerdote accompagna famiglie straniere nel cammino d’integrazione.…

Cercivento

Le Sacre Scritture come un murale

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Petruro Arpino

Il borgo rinato grazie all’accoglienza

Un paesino in Campania ospita famiglie di rifugiati in collaborazione con la Caritas. Un modello di integrazione ora oggetto…

Convento di San Domenico

Fede e cultura al servizio della città

La basilica bolognese conserva le spoglie del fondatore dei frati Predicatori e ancora oggi i Domenicani vi animano un importante…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Ecco di cosa è capace l’educazione

Imparare è rimuovere, più che ricordare: mandare in frantumi il cannocchiale stretto del sapere ereditato

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Ite, missa est di Emanuele Fant

Ecco di cosa è capace l’educazione

Imparare è rimuovere, più che ricordare: mandare in frantumi il cannocchiale stretto del sapere ereditato

Ite missa est

Le bocche delle scuole a forma di portone hanno divorato in pochi giorni i ragazzini. Da metà settembre, la mattina è un fatto solo per adulti infreddoliti impegnati in qualche commissione. Gli alunni, ancora sbigottiti, si impilano sui treni, sciamano con gli zaini negli stessi vialoni, finché la campanella delle otto mette fine al loro sogno bimestrale di libertà, definito per brevità “vacanze estive”.

I genitori pigiati sui cancelli si confidano un sogno comune: trasformarsi per un’ora in farfalline per spiare cosa accidenti succede tra quei banchi ancora freschi di candeggina, sentire quali parole scelgono i professori per presentarsi, infine andarsi a posare nelle cucine certificando una volta per tutte il livello di igiene. Ma questo non può avvenire perché, più si cresce, più l’educazione è un composto che reagisce soltanto distante dallo sguardo dei familiari. Imparare è rimuovere, più che ricordare: mandare in frantumi il cannocchiale stretto del sapere ereditato, dei pochi gusti che ci sembravano gli unici adatti al nostro mondo interiore. Educarsi è concedersi il lusso di amare qualcosa che avremmo giurato fosse privo di cuore, quindi è un gesto di rivoluzione.

Da bambino andavo in montagna con il mio amico Martino. Suo padre era un docente universitario di geologia. Ci coinvolgeva in esplorazioni massacranti, per individuare minerali e misteriose stratificazioni nelle rocce. Procedeva entusiasta con il berretto e la picozzina, additava soddisfatto massi erratici e concrezioni invisibili al mio sguardo infantile. Io lo invidiavo, perché lì dove a me appariva un ghiaione, lui scorgeva una avvincente distesa di informazioni geologiche. Questo rendeva il suo cammino diverso dal mio, e la sua fatica inferiore. Ecco cosa può l’educazione: trasformare le pietre in creature interessanti. Allargare il proprio sguardo costa studio e sudore, ma dona la soddisfazione di sentirsi chiamare da ogni lato da una realtà che ha mille cose da dire.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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