N. 39 - 2018 30 settembre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Un accordo che apre le porte alla speranza per la Cina e per i suoi giovani

Mentre sta per aprirsi il sinodo dei vescovi sulle nuove generazioni, è stata resa nota l’intesa tra santa sede e repubblica…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Un accordo che apre le porte alla speranza per la Cina e per i suoi giovani

Mentre sta per aprirsi il sinodo dei vescovi sulle nuove generazioni, è stata resa nota l’intesa tra santa sede e repubblica popolare cinese, che avvia un processo verso la piena comunione

 

Cari amici lettori, questo numero è dedicato ai giovani, in occasione del Sinodo dei vescovi a loro dedicato, che si celebra dal 3 al 28 ottobre. Le nuove generazioni sono fondamentali per la Chiesa. Non solo per la sua continuità, ma perché il dinamismo essenziale del cristianesimo è far arrivare a tutti il messaggio della salvezza. È un annuncio di gioia e speranza, tratti caratterizzanti del mondo giovanile: la gioia di chi si apre alla vita, la speranza in un futuro splendido da costruire.

Credo che considerando questo slancio missionario della Chiesa, questo annuncio che riguarda tutti ma in particolare i giovani, possiamo comprendere il senso di una bella notizia di questi giorni: l’“Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi”. In concreto consiste nel riconoscimento della piena comunione con la Chiesa cattolica dei vescovi cinesi ordinati senza mandato pontificio, in un’intesa sulla nomina dei futuri pastori e nella creazione di una nuova diocesi in territorio cinese. La storia del cristianesimo in Cina è lunga e complessa, ma uno dei problemi più gravi è iniziato nel 1957 con la costituzione della “Associazione patriottica dei cattolici cinesi” e, nel 1958, con le prime ordinazioni episcopali non autorizzate dalla Santa Sede. Inizia così la divisione interna alla Chiesa cinese. Il nuovo “Accordo provvisorio” cerca di risolvere la questione canonica ma soprattutto di avviare un processo positivo, «un nuovo percorso», come si legge nella nota vaticana, «che consenta di superare le ferite del passato realizzando la piena comunione di tutti i cattolici cinesi». In modo da «portare con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo». Ecco, dunque, il senso profondo dell’accordo, che proprio per questo è prima di tutto pastorale: la riconciliazione, la comunione per testimoniare Cristo e il suo Vangelo. Si tratta di offrire la speranza cristiana al popolo cinese e soprattutto ai suoi giovani.

Ma noi cosa possiamo fare? Lo ha detto bene il cardinale Parolin: «Accompagnare con affettuosa vicinanza, rispetto, umiltà e, soprattutto con la preghiera, questo cammino della Chiesa in Cina». Si tratta, ha proseguito, di guardare avanti «con fiducia nella Provvidenza divina e sano realismo, per assicurare un futuro in cui i cattolici cinesi possano sentirsi profondamente cattolici, ancor più visibilmente ancorati alla salda roccia che, per volontà di Gesù, è Pietro, e pienamente cinesi, senza rinnegare o sminuire tutto quello che di vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato (cfr Fil 4,8) ha prodotto e continua a produrre la loro storia e la loro cultura».

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