N. 39 - 2018 30 settembre 2018
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Ite, missa est di Chiara Amirante

L’sos dei giovani, un grido inascoltato

Tutti cerchiamo la felicità, il problema è che spesso si ricorre a palliativi che ci rendono più infelici e creano dipendenze…

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Ite, missa est di Chiara Amirante

L’sos dei giovani, un grido inascoltato

Tutti cerchiamo la felicità, il problema è che spesso si ricorre a palliativi che ci rendono più infelici e creano dipendenze mortali

 Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Ho voluto pubblicare un volumetto su questo argomento come un piccolo contributo in vista del Sinodo dei Vescovi su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. In esso ho cercato di fare una sintesi dell’esperienza che ho vissuto per 30 anni accanto a giovani immersi nelle forme più varie di disagio, analizzando queste nuove povertà ed evidenziando le cause da cui scaturiscono.

Voglio offrirvi qualche dato di sintesi perché ciascuno di voi si faccia un’idea di quella che è la situazione drammatica attuale: circa l’80% degli adolescenti – anche benestanti – che incontriamo nelle scuole manifestano almeno una di queste nuove povertà: uso di sostanze stupefacenti sempre più pericolose; abuso di alcol, disturbi del comportamento alimentare, forme depressive dovute spesso alla mancanza di senso del vivere; internet-addiction, ludopatia, dipendenza da playstation, videopoker, videogames e social network. I ragazzi passano in media più di 4 ore al giorno sui social, manifestando conseguentemente veri e propri disturbi relazionali e comportamentali. Poi c’è tutta la piaga della sesso-dipendenza, di cui non si parla quasi mai nonostante stia divenendo veramente pericolosa. Ci sono altre ferite indelebili, tra le quali ricordo per gravità i 56 milioni di interruzioni di gravidanza all’anno, troppo spesso considerate come una conquista della donna.

Dentro a questo quadro drammatico è chiaro che i giovani hanno un solo modo di chiedere aiuto: un grido spesso silenzioso e nascosto che noi dobbiamo saper ascoltare, un grido da cui lasciarci interpellare. E proprio l’ascolto è una caratteristica fondamentale dell’educatore – anzi direi la prima! –  perché ciascuno di questi giovani, così come ciascuno di noi, per uscire da certi tunnel ha bisogno di sentirsi accolto, sostenuto, accompagnato e voluto bene così com’è, di qualcuno che sappia raggiungerlo nella situazione in cui si trova e scommettere su di lui.

Ho visto che soltanto questa è la leva che ha permesso a tanti giovani che hanno perso la speranza di ritrovarla.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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