N. 4 2014 26 gennaio 2014
Etty Hillesum

Una mistica nell’inferno di Auschwitz

La storia della giovane ebrea che dopo una vita dissipata trova Dio dove tutti l'avevano smarrito: nella Shoah.

Papa Francesco: «Dio ti perdona»

Torna la voglia di confessarsi

Aumenta il numero delle persone che si accostano al sacramento e si parla di “effetto Bergoglio”. I fedeli confidano:…

Giovanni XXIII

La memoria del Papa buono

Loris Capovilla a 98 anni diventa cardinale per decisione di Francesco. Storico segretario di Giovanni XXIII, continua a…

Raoul Follereau

L’apostolo che lottò contro tutte le lebbre

Assieme alla moglie Madeleine, girò il mondo per combattere la terribile malattia. Sapiente comunicatore, bussò alle porte…

Beata Maria Cristina Di Savoia

La reginella santa innamorata di Gesù

Beatificata il 25 gennaio la regina delle Due Sicilie. Un genio della carità che ha impressionato papa Francesco...

Devozione nel Salento

La Fòcara per la grazia di Sant’Antonio

A Porto Cesareo, nel Salento, il voto di una mamma per il ritorno del figlio dalla guerra è diventato una devozione di popolo…

Luis Antonio Gokim Tagle

«È l’ora dell’Asia»

Parla l’arcivescovo di Manila, uno dei più giovani porporati al mondo, nei giorni scorsi relatore al prestigioso Forum…

La preghiera della settimana

Novena a San Giovanni Bosco

Nato in Piemonte nel 1815, si dedicò anima e corpo alla formazione dei più giovani. Fra le sue principali intuizioni pastorali…

Per una lettura completa...

Giovanni XXIII

La memoria del Papa buono

Loris Capovilla a 98 anni diventa cardinale per decisione di Francesco. Storico segretario di Giovanni XXIII, continua a tramandare il messaggio spirituale di Roncalli e a insegnare come viverlo nel presente.

 

Il giovane don Capovilla a passeggio nei Giardini con Giovanni XXIII. Foto Archivio Felici/Farabola

Il giovane don Capovilla a passeggio nei Giardini con Giovanni XXIII. Foto Archivio Felici/Farabola.

Come ogni domenica, anche quella dello scorso 12 gennaio stava guardando l’Angelus sul piccolo schermo. Poi: «Lassù, da quella finestra, il Santo Padre ha pronunciato il mio nome: Loris Francesco, e al momento sono rimasto allibito». L’ex segretario di Giovanni XXIII, classe 1915, monsignor Capovilla – raccontano le Suore delle Poverelle che vivono con lui a Ca’ Maitino di Sotto il Monte – ha commentato l’inatteso annuncio della sua elevazione al cardinalato con queste parole: «Sono sereno. Al tramonto della vita, un raggio di sole».

In passato autorevoli commentatori avevano scritto che più d’un Papa aveva perso l’occasione di conferire la porpora a quest’uomo di Chiesa, ora carico di oltre settant’anni di sacerdozio e quasi mezzo secolo di episcopato. Ci ha pensato papa Francesco, senza nemmeno preavvisarlo, come ha fatto – lo si è saputo – con larghissima parte dei porporati del suo primo concistoro.

«Devo questo riconoscimento alla bontà di papa Giovanni e a quella di papa Francesco e penso che il Santo Padre abbia anche creduto di onorare in me tanti vecchi sacerdoti che hanno servito e che continueranno a servire, a credere, ad amare, a pregare, sino a quando Dio vorrà», afferma Capovilla, che in questa circostanza ha ricevuto centinaia e centinaia di telefonate e messaggi (compreso quello del Capo dello Stato Giorgio Napolitano).

L’hanno chiamato soprattutto dal suo Veneto, dov’è nato (a Pontelongo in provincia di Padova), dove ha studiato (al Seminario patriarcale di Venezia) ed è stato ordinato sacerdote, assolvendo tanti incarichi pastorali prima di diventare segretario del patriarca Angelo Giuseppe Roncalli. Da Roma e dal Vaticano dove si ricorda il suo servizio accanto a papa Giovanni. Dall’Abruzzo dove è stato arcivescovo di Chieti-Vasto, dalle Marche, dove è stato delegato pontificio al santuario di Loreto. Da Bergamo, ovviamente, visto che qui risiede avendo scelto di vivere nel paese natale del “suo” Papa che continua a servire: insegnando non solo come si custodisce una memoria, ma anche come si fa a viverla nel presente.

Qualcosa che gli ha recato anche momenti di sofferenza e solitudine, ma che ha permesso a persone di due o tre generazioni di maturare, come uomini e come credenti. Ma i messaggi di felicitazioni sono arrivati da tante parti d’Italia e da ogni continente: anche da quel Sud del mondo ben rappresentato in questo nuovo concistoro. «Nei nuovi cardinali di Haiti, del Burkina Faso, in particolare, c’è tutta la necessaria attenzione per i Paesi più poveri. E poi, come diceva papa Giovanni riprendendo le parole del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, sua stella polare durante la giovinezza sacerdotale per dieci anni: “Bisogna guardare lontano, occorre pensare in grande, sentirsi cittadini del mondo intero, grati per quanto si ha ricevuto da tutti”. E non era papa Giovanni a dire “I grandi popoli dell’Asia centrale e dell’Estremo Oriente... saranno chiamati un giorno dalla Provvidenza a lasciarsi penetrare dalla luce del Vangelo”?». Così Capovilla legge questo aspetto del nuovo concistoro. E, invitato a riflettere sul fatto che sembra cadere l’automatismo che legava la guida di dicasteri o di certe diocesi alla porpora, ricorda: «Anche nell’ultimo concistoro Benedetto XVI, nel novembre 2012, non fece italiani né ecclesiastici al servizio nella curia romana. C’è dunque l’idea di una Chiesa sempre più universale, dilatata alle cosiddette periferie del mondo. C’è l’idea, mi sembra, che stiano cessando antichi retaggi».

Detto questo, Capovilla nei giorni scorsi è tornato più volte a rileggere alcune frasi tratte da quegli scritti di Roncalli dopo l’annuncio della porpora (sempre un 12 gennaio, ma nel 1953). E vi ha ritrovato frasi in perfetta sintonia con la lettera che papa Francesco ha inviato ai nuovi porporati. Se il neocardinale Roncalli scriveva parole come «il Santo Padre mi nominerà e mi creerà cardinale […]. Sono contento di non provare nessuna esaltazione personale, né senso di vanagloria o altro. Tutto entra nell’ordine dell’obbedienza e dell’abbandono alla volontà del Signore. Fra i cardinali ci furono dei birboni e dei santi. Voglio essere tra questi nell’umiltà, nella semplicità, nell’amore di Dio, e delle anime, nella dignità della Santa Chiesa». Oppure: «Neanche il diventare cardinale conta qualche cosa, se non è ordinato alla nostra salute eterna ed alla nostra santificazione... Il resto, cioè porpora, onori umani… non vale proprio nulla…».

Ecco cosa ha scritto papa Francesco: «Il cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore». Quanto alle altre esortazioni presenti nel messaggio papale, a partire dall’invito a vivere questo momento lontano da qualsiasi espressione di mondanità, festeggiamento estraneo allo spirito evangelico, insomma nell’austerità, povertà, umiltà, Capovilla (che da tempo, come sanno i suoi amici, si è spogliato di tutto quello che aveva), ci dice: «Non mi costano nessun sacrificio. E quanto all’umiltà non dimentico la lezione di Giovanni XXIII quando, la sera dell’apertura del Concilio, lui, Papa, arrivò a dire: “La mia persona conta niente”».

Testo di Marco Roncalli

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