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Uno scaldacuore per questo gelido inverno
È uno degli inviti più ricorrenti di papa Francesco: lasciamoci raggiungere da Gesù. Il suo amore è ciò che dà calore alla…
Ite, missa est di Enzo Romeo
Uno scaldacuore per questo gelido inverno
È uno degli inviti più ricorrenti di papa Francesco: lasciamoci raggiungere da Gesù. Il suo amore è ciò che dà calore alla nostra vita
«Chiediamo al Signore di scaldarci il cuore». Sono le parole più belle che ho sentito in questo freddissimo gennaio. Le ha pronunciate papa Francesco, dopo aver pregato per i senzatetto uccisi dal gelo, invitandoci a non congelare con l’indifferenza la nostra umanità.
Sì, ci serve uno “scaldacuore” per sciogliere il ghiaccio che ricopre la nostra vita, i rapporti con gli altri, compresi i nostri familiari e amici. Quante liti, quanto egoismo e distacco… Perché meravigliarci delle guerre e del terrorismo che insanguinano il mondo, se quei conflitti sono riprodotti in scala minore nel nostro ambiente di vita? Bisognerebbe rifare l’esperienza di Emmaus: i discepoli avevano freddo nel cuore, sentivano di aver perso la speranza; poi l’incontro con Gesù, che non riconoscono ma che li riscalda dentro, con la sua presenza e le sue parole.
Le apparizioni, come quella di Emmaus, non sono per gli occhi né per l’intelligenza, ma per il cuore e per lo spirito. L’essenza dell’uomo non la si trova in superficie, ma all’ultimo piano della sua anima. Per questo la vera fede non ha bisogno di prove materiali e scientifiche. La presenza di Dio si sente all’improvviso, senza comprendere il perché: è quel sapore di ricompensa che avvertiamo quando lo squarcio di una nube lascia filtrare il sole e l’aria si intiepidisce. L’Assoluto si rivela nel silenzio e la preghiera è fertile nella misura in cui Dio non risponde. Nei momenti di pericolo o di paura diciamo: «Signore, prendimi tra le tue braccia, trattienimi, stringimi». Ma se trovassimo Dio una volta per tutte ci fonderemmo in Lui, e allora non ci sarebbe più necessità di crescere e di divenire.
Essere sapiente non significa saper dare sempre una risposta, ma riconoscere che non tutto può essere compreso e detto. E amare, a volte, significa non fare alcuna domanda, affidandosi al tocco dalla grazia. L’albero va potato, ma perché fiorisca occorre che si mescoli alla primavera, che non vediamo ma che sappiamo arriverà dopo il gelido inverno.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi