N. 4 - 2018 28 gennaio 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La scelta del bene e della solidarietà passa sempre dal nostro cuore

La giornata della memoria ci invita a riflettere sulla nostra storia, su chi ha denunciato gli ebrei e chi, invece, li ha…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La scelta del bene e della solidarietà passa sempre dal nostro cuore

La giornata della memoria ci invita a riflettere sulla nostra storia, su chi ha denunciato gli ebrei e chi, invece, li ha aiutati. E a decidere sempre per la fraternità

 

Cari amici lettori, in questi giorni si celebra la Giornata della memoria, voluta dall’Onu nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto, cioè dello sterminio nazista degli ebrei e di altri “indesiderabili”. Parlando degli ebrei si usa più propriamente il termine Shoah, che significa «catastrofe, distruzione». La data scelta è il 27 gennaio, giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.

Che cos’ha da dire questa Giornata a noi cristiani? Prendo spunto da un libro disponibile in questi giorni insieme a Credere e Famiglia Cristiana. Si intitola Siamo qui, siamo vivi ed è il diario inedito di Alfredo Sarano, un ebreo scampato alla Shoah con la sua famiglia. Nel racconto si scopre che, a salvare la vita a questa famiglia di sfollati ebrei milanesi, fu addirittura un giovane sottufficiale tedesco, che decise di non denunciare la loro presenza alle SS di stanza nella zona di Pesaro, dove si erano rifugiati. Fu una scelta dettata dalla sua fede cattolica. Aveva fatto un voto presso il santuario del Beato Sante di Mombaroccio, voto che sciolse nel 1953 tornando nel santuario. Aveva chiesto al Signore di avere salva la vita, confidando al superiore del convento che, se non avesse ricevuto sue notizie, avrebbe dovuto comunicare alla madre «che suo figlio prima di morire ha sostato presso questo vostro santuario e ha tenuto presente fino alle ultime ore gli insegnamenti ricevuti da bambino».

Nel racconto non c’è solo la vicenda dell’ufficiale tedesco. Sono tante le persone che hanno aiutato la famiglia Sarano. Come riconosce nella prefazione Liliana Segre – scampata ai lager nazisti e appena nominata dal presidente Mattarella senatrice a vita – non c’è da stupirsi, leggendo il diario di Sarano, «della bonomia e di quella generosità riservata di tutti quei marchigiani cristiani che hanno aiutato e rischiato senza chiedere nulla in cambio!». Tuttavia aggiunge: «Non ho potuto non paragonare situazioni coeve in cui altri italiani hanno denunciato i miei nonni per 5.000 lire!».

Qui c’è una riflessione forte da fare, considerando che ricorrono quest’anno gli 80 anni della proclamazione delle leggi razziali in Italia. È qualcosa di cui vergognarci ancora, perché non sono poi così lontane nel tempo. E perché ogni tanto ritornano rigurgiti antisemiti o razzisti. Soprattutto dobbiamo riflettere su noi stessi, perché erano italiani e cattolici sia quelli che hanno aiutato i Sarano, sia quelli che hanno denunciato i nonni della Segre. La decisione per il bene, per la fraternità, la solidarietà, l’amore passa dal nostro cuore. Anche oggi.

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