N. 40 - 2016 2 ottobre 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Siamo tutti catechisti, testimoni di gioia per la fede in Cristo risorto

Uno dei momenti più importanti dell’Anno santo è stato il Giubileo dei catechisti, ai quali noi di Credere ci sentiamo uniti…

Giovanni Pellielo

Amo lo sport, ma la medaglia d’oro è Cristo

Giovanni Pellielo ha vinto la medaglia d’argento nel tiro al piattello ai Giochi di Rio. Sul podio della vita però c’è Dio…

Pietro Gamba

Il medico dei campesinos

Arrivato in Bolivia come obiettore di coscienza, comincia ad aiutare i più poveri. Diventa medico e fonda un ospedale. Un…

Ite, missa est di Enzo Romeo

Lo sguardo di pace che abbraccia il mondo da Assisi

Nella gerarchia delle parole evangeliche la pace è al primo posto. È lo sguardo di Dio su di noi e ciò a cui le diverse religioni…

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Ite, missa est di Enzo Romeo

Lo sguardo di pace che abbraccia il mondo da Assisi

Nella gerarchia delle parole evangeliche la pace è al primo posto. È lo sguardo di Dio su di noi e ciò a cui le diverse religioni sono chiamate

Ite missa est

Torna lo spirito di Assisi, quella proposta – anzi, quella voglia – di ritrovarsi tra fratelli di religioni diverse. «Prima dite: pace a questa casa» (Luca 10,5). C’è una gerarchia anche nelle parole. E la parola pace è al primo posto.

Nella terra di Gesù «pace» – shalom in ebraico, sal?m in arabo – è ancora oggi il saluto più comune, come il nostro «ciao». In lingua ebraica deriva dalla radice shin-lamed-mem (sh-l-m), che ha diversi significati: «ne valeva la pena», «intero» o «completo», o anche «pagare»; si potrebbe dire perciò che «val la pena pagar tutto per essere in pace». In arabo la parola, nel saluto, può trasformarsi in locuzione: as-sal?m ‘alaykum («La pace su di te»), che è espressione comune per ogni musulmano, a cui di solito si risponde wa ‘alaykum as-sal?m («E su di te la pace»). La radice shalom è presente anche nel nome della città santa, Gerusalemme (Yerushalàim), e lo stesso vale per l’antico nome di Baghdad, che durante il florido califfato abbaside era chiamata Mad?nat al-Sal?m, «la città della pace».

Il fatto che oggi questi luoghi siano segnati da divisioni, violenze e conflitti ci dice due cose: la fragilità del tesoro chiamato pace e la necessità di custodirlo e riproporlo incessantemente, come insegna la tradizione francescana col suo pax et bonum. Francesco d’Assisi fa l’esperienza della guerra e lo shock che ne deriva è decisivo per la scelta di abbracciare Dio e divenirne il “giullare”. Quando benedice frate Leone, Francesco usa questa formula: «Il Signore volga a te il suo sguardo e ti dia pace». Dio ha sempre su di noi uno sguardo di pace.

Dopo la sua elezione, papa Francesco spiegò perché aveva scelto quel nome: «Ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre… Francesco è l’uomo della pace». Pace tra gli uomini e pace con il creato. «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra… Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore… Beati quelli ke ’l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati».

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