N. 40 - 2018 7 ottobre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il grande amore per la Chiesa che ha unito Giovanni Paolo II e Paolo VI

Dedichiamo il numero a Papa Wojty?a, a 40 anni dall’inizio del suo pontificato. Egli ha condiviso con Montini, prossimo santo,…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il grande amore per la Chiesa che ha unito Giovanni Paolo II e Paolo VI

Dedichiamo il numero a Papa Wojtyla, a 40 anni dall’inizio del suo pontificato. Egli ha condiviso con Montini, prossimo santo, ma anche con Bergoglio, un forte senso ecclesiale

 

Cari amici lettori, questo numero è dedicato a san Giovanni Paolo II. Tra poco più di una settimana, infatti, ricorrono i 40 anni dalla sua elezione a Papa, che avvenne il 16 ottobre 1978. Abbiamo voluto riservargli queste pagine speciali per dare spazio, nel prossimo numero, al suo predecessore Paolo VI, che il 14 ottobre sarà proclamato santo.

Montini e Wojty?a sono stati uniti da un comune sentire ecclesiale che il Papa polacco ha messo in rilievo nella sua prima enciclica Redemptor hominis. In essa egli scriveva che voleva inserirsi, già con la scelta del nome, ripresa dalla felice intuizione di papa Luciani, nella ricca eredità dei precedenti pontificati e del concilio Vaticano II. E a proposito di Paolo VI, così affermava: «Fui sempre stupito dalla sua profonda saggezza e dal suo coraggio, come anche dalla sua costanza e pazienza nel difficile periodo postconciliare». E proseguiva: «Come timoniere della Chiesa, barca di Pietro, egli sapeva conservare una tranquillità ed un equilibrio provvidenziali anche nei momenti più critici, quando sembrava che essa fosse scossa dal di dentro».

Giovanni Paolo II si richiamava quindi alla prima enciclica di Paolo VI, l’Ecclesiam Suam. Questo riferimento alla Chiesa, illuminata e sorretta dallo Spirito Santo, era per lui fondamentale. Una Chiesa che «ha una coscienza sempre più approfondita sia riguardo al suo ministero divino, sia riguardo alla sua missione umana, sia finalmente riguardo alle stesse sue debolezze umane». Paolo VI, concludeva Wojty?a, «ci ha lasciato la testimonianza di una tale coscienza, estremamente acuta, della Chiesa. Attraverso le molteplici e spesso sofferte componenti del suo pontificato, egli ci ha insegnato l’intrepido amore verso la Chiesa, la quale – come afferma il Concilio – è “sacramento, o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium 1)».

Lo stesso amore per la Chiesa ha spinto l’attuale Papa a chiedere a tutti noi di pregare per essa, in questo mese di ottobre, attraverso il Rosario. I motivi sono due. Il primo è unirsi in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, «nel chiedere alla santa Madre di Dio e a san Michele arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi». Il secondo motivo è rendere la Chiesa, cioè l’intera comunità cristiana, «sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato, e impegnata a combattere senza nessuna esitazione affinché il male non prevalga».

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