N. 41 - 2016 9 ottobre 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Comunicare speranza e fiducia per far arrivare a tutti la “buona notizia”

È stato annunciato il tema per la prossima giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in grande sintonia con lo spirito…

Padre Giuseppe Ambrosoli

Continuo l’opera di uno zio speciale

Medico e missionario in Uganda, padre Giuseppe Ambrosoli è stato dichiarato venerabile da papa Francesco. La fondazione nata…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Uscita serale con l’ombra

Tutti l’abbiamo e anche io devo farci i conti. con quell’ombra che mi accompagna e a volte non mi lascia in pace...

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Emanuele Fant

Uscita serale con l’ombra

Tutti l’abbiamo e anche io devo farci i conti. con quell’ombra che mi accompagna e a volte non mi lascia in pace...

Ite missa est

Festa parrocchiale. Il sacerdote annuncia col megafono che noi cristiani siamo forniti di armature di luce, quindi il fatto che viene buio non è un motivo sufficiente per lasciare l’oratorio. E poi abbiamo i lumini, il riverbero dell’oro degli altari, eventualmente i sorrisi bianchi delle signore che stanno alla cassa delle salamelle. Si canta in coro battendo le mani, si distribuiscono volantini fluorescenti per pubblicizzare le proposte dell’anno che arriva.

Ma io oggi sono di cattivo umore. Esibisco il mio muso come l’unica nota stonata in un accordo maggiore. Sono un provocatore, posso dirmi credente pure con questa cera?

Una luce sul palco richiama la mia attenzione. Il mimo ha acceso un piccolo riflettore dietro al telo. Dà forma alla silhouette di una colombina con le mani. Le sue dita sperimentano altri incastri, per illuderci con nuove creature: ora appare un elefante, un canguro che saltella, il primo piano del volto di un anziano.

Applaudo e ammetto che il messaggio è chiaro: in certi casi si possono ottenere esibizioni entusiasmanti pure manipolando materia oscura. Perché averne paura? Provo a sorridere e a fare un giro nel campo di pallone, ma il malumore insiste che mi vuole accompagnare.

Fermo in coda per le patatine, mi spingo avanti almeno nella riflessione. Ripenso a Peter Pan: mi ha sempre incuriosito la sua ostinazione nel volersi riallacciare l’ombra, tanto da farsela cucire sotto le suole dalla piccola Wendy. Forse vuol dire che se il buio ci pedina con feroce ostinazione, è un dovere farci i conti. Se gli sciogliamo il guinzaglio disturba i vicini, si allunga di sera, invade il quartiere, pretende di dettare le regole.

Chiedo alla mia ombra se vuole pure il ketchup, e finalmente ci sediamo. Per iniziare la ringrazio. Una mancanza circoscritta di illuminazione è la maniera più immediata che conosco per accorgersi del sole. Le prometto che ascolterò tutto quello che ha da dire. E mi sembra già intenzionata a scomparire.

Archivio

Vai