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Lo scivoloso equivoco dell’accoglienza
Al di là delle posizioni oltranziste sui migranti, se vogliamo seguire le parole di Gesù, vanno accolti nei loro difetti.…
Ite, missa est di Emanuele Fant
Lo scivoloso equivoco dell’accoglienza
Al di là delle posizioni oltranziste sui migranti, se vogliamo seguire le parole di Gesù, vanno accolti nei loro difetti. Non c’è merito ad amare chi già ci ama
Tre africani vanno in bicicletta in autostrada, qualcuno li fotografa e sul web si inizia a ironizzare: «Ecco le risorse per l’Italia di domani!». Sono quotidiane le critiche all’aspetto dei richiedenti asilo: «Hanno muscoli da palestra e i palmari in tasca». Persino dalle comunità di accoglienza a volte giungono segnali di preoccupazione: «Gli abbiamo offerto pastasciutta, ma loro pretendono il loro cibo tradizionale».
Qualcuno, sull’altro fronte, si premura di smentire le accuse, sottolineando che gli immigrati sono sempre laureati, non vedono l’ora di lavorare e quando vogliono qualcosa chiedono sempre «Per favore».
Dove sta la verità? Probabilmente è come al solito equidistante dalle ideologie parziali.
Quasi tutti i migranti con cui sono entrato in relazione (insieme abbiamo fatto ultimamente uno spettacolo teatrale) di mestiere vogliono fare il calciatore, danno più credito a un parrucchiere che a un insegnante, sono tutt’altro che puntuali. A conti fatti, non sono giovanotti migliori dei loro coetanei italiani, con un po’ meno di mezzi culturali. Eppure continuiamo a stupirci di queste imperfezioni, come se chi chiede soccorso dovesse presentarsi già sorridente e in abito scuro, come a un colloquio di lavoro.
Noi sbagliamo quando gettiamo in mare salvagenti per ripescare il frutto delle nostre aspettative. Se salviamo gli africani perché coi loro contributi ci pagheremo le pensioni, non stiamo mettendo in pratica le beatitudini, ma un piano aziendale. Lo straniero è un investimento se ci ricorda la domanda urgente di accoglienza che brucia dentro a ogni essere umano. Se è malato, maleducato, sfinito, l’urlo è disperato, ma più chiaro. Farci carico di chi alla fine ci darà una delusione è mandato del nostro Fondatore: «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete?». Gesù, a chi lo segue, chiede un passo ulteriore. Ricorda ai suoi discepoli che non sono una associazione filantropica non governativa, ma gente scriteriata ed eccessiva.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi