N. 41 - 2017 8 ottobre 2017
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San Bernardino a Lallio

Le immagini che parlano al popolo

Una piccola chiesetta nella Bergamasca, prima al mondo dedicata al santo di Siena, ne racconta la vita con un ciclo di affreschi che sembra un fumetto

L'interno della chiesa di San Bernardino a Lallio

Varcata la soglia della chiesa di San Bernardino, il visitatore è come catapultato in un libro illustrato. Non c’è scampolo di muro che non racconti con le immagini la gloria di Dio e le opere dei suoi santi. E così, senza bisogno di troppe spiegazioni, si capisce perché pitture e affreschi delle chiese antiche vengono chiamati biblia pauperum, la Bibbia dei poveri, l’unica Scrittura che i comuni fedeli, spesso analfabeti, fossero in grado di “leggere” e comprendere.

Siamo a Lallio, nella pianura che si distende ai piedi di Bergamo verso il fiume Brembo. La chiesetta, nascosta tra le case del piccolo centro storico, non si fa quasi notare se non fosse per lo svettare del campanile. Ma una volta entrati in un piccolo cortile e aperto il portone, l’edificio sacro, dichiarato monumento nazionale, mostra tutto il suo splendore.

COSTRUITA NEL 1451
Un primo motivo d’interesse deriva dal fatto che l’edificio è la prima chiesa dedicata a Bernardino da Siena, il grande santo predicatore itinerante. L’intitolazione avvenne infatti nel 1451, l’anno dopo la canonizzazione del santo toscano. Ma perché proprio qui, in quello che allora era un borgo di poveri contadini? La ragione è presto spiegata: lo si deve a un giovane nobile locale, Eustachio Licini che, folgorato dalle parole di Bernardino, entrò novizio nel Convento delle Grazie fondato a Bergamo dallo stesso santo. Licini, da buon francescano, abbandonò i suoi beni e li donò per la costruzione e l’abbellimento della chiesetta di Lallio e ne volle l’intitolazione a Bernardino. Così, grazie a quel cospicuo lascito, nel corso di due secoli tra quelle mura hanno lavorato numerosi artisti di buon livello e oggi possiamo ammirare alle pareti almeno cinque cicli di affreschi. Sono le Storie di santa Caterina d’Alessandria e San Rocco, terminate nel 1532 da Gerolamo Colleoni nelle due cappelle laterali, e gli affreschi del presbiterio dello stesso autore; le Storie di san Bernardino di Cristoforo Baschenis il Vecchio, che firma verso la metà del Cinquecento anche i busti di Sibille e Profeti negli archi della navata; infine le Storie di Maria tratte dai Vangeli canonici e apocrifi, affrescate all’inizio del Seicento nella controfacciata e nella prima campata da un autore di cui compaiono solo le misteriose iniziali (T.L). Merita poi una menzione l’affresco più antico della chiesa, una tenera Madonna che allatta Gesù Bambino, opera del 1454, sull’altare della cappella laterale di sinistra.

La comunità locale negli anni ha saputo custodire e valorizzare con un intelligente programma di iniziative culturali questa straordinaria testimonianza di arte, storia e fede. Dopo i restauri che misero in sicurezza edificio e affreschi, ultimati esattamente vent’anni fa, l’associazione Amici di San Bernardino-Onlus ne cura l’apertura e le visite guidate.

Più di recente, un ulteriore impulso alla valorizzazione del monumento è venuto dalla collaborazione tra la parrocchia e l’associazione Libera musica che hanno promosso lo spettacolo Orazione, appositamente scritto da Alessandro Bottelli. Un’azione poetico-artistica-musicale costruita proprio sulle Storie di san Bernardino affrescate nella chiesa e che a partire dal 2016 è stato messo in scena nella stessa chiesa di Lallio ma anche in giro per l’Italia, contribuendo a far conoscere il monumento.

SACRO E PROFANO
Bottelli non ha avuto timore ad abbinare nel suo spettacolo “sacro e profano” e così i quadri della Vita di san Bernardino, dipinti 500 anni fa da Cristoforo Baschenis, vengono affiancati da argute caricature firmate da Emilio Giannelli, vignettista del Corriere della sera. «Gli affreschi di Lallio erano stati realizzati per farsi immediatamente comprendere dalla gente: rappresentavano situazioni, oggetti, attributi dei santi che erano familiari anche al popolo», spiega Bottelli. Insomma, erano un po’ come i fumetti di oggi. E così, alla scena di san Bernardino che risana una donna indemoniata, l’autore dello spettacolo affianca la vignetta di Giannelli in cui Matteo Renzi esorcizza Angela Merkel posseduta dal rigore (dei conti).

Probabilmente san Bernardino non si sarebbe scandalizzato: «Lui diceva che nelle omelie bisogna parlare “chiarozzo chiarozzo” e non disdegnava l’ironia», ricorda Bottelli. Del resto, Bernardino da Siena è stato un maestro di comunicazione ante litteram, capace di richiamare migliaia di persone alle sue predicazioni dove non ricorreva a preziose citazioni latine, incomprensibili ai più, ma a esempi tratti dalla vita quotidiana, dal lavoro dei contadini, dalle usanze popolari.

ARTE PER LA LITURGIA
«Come comunità cristiana siamo custodi di questo gioiello e siamo contenti che, anche grazie allo spettacolo Orazione e alle vignette di Giannelli, sempre più gente inizi a conoscerlo», spiega il parroco don Fabio Trapletti. Come è giusto per l’arte sacra, la chiesetta non è però ridotta a “museo”. «Benché molto vicina alla chiesa parrocchiale», spiega don Fabio, «viene regolarmente utilizzata come cappella sussidiaria: celebriamo la Messa una volta alla settimana, tanti sposi la scelgono per unirsi in Matrimonio e, durante la Settimana santa, vi allestiamo il “Sepolcro”». E così la vita di san Bernardino continua a parlare ai fedeli di oggi delle immagini sulle pareti.

ORAZIONE, LA VITA DI SAN BERNARDINO IN MUSICA E POESIA
Ispirandosi ai quadri della Vita di san Bernardino affrescati nella chiesa di Lallio, Alessandro Bottelli ha scritto la narrazione musicale Orazione per quintetto vocale, voce solista e chitarra, con musiche originali di cinque compositori: Riccardo Castagnetti, Giordano Bruno Ferri, Michele Gentilini, Fabio Locatelli e Ludovico Pelis. Lo spettacolo ha debuttato proprio a Lallio e poi è andato in scena in varie località. Il prossimo appuntamento con Orazione è in programma l’11 ottobre nel contesto del Festival del giornalismo culturale di Urbino. Appuntamento alle 20.45 nella chiesa di San Bernardino (Mausoleo dei Duchi) di Urbino. Ingresso libero.

IL SANTO PREDICATORE
Bernardino da Siena fu una vera celebrità dell’epoca: quando predicava, le piazze si riempivano all’inverosimile e la folla ascoltava attenta le esigenti omelie che invitavano alla vera conversione. Nato a Massa Marittima nel 1380, dopo gli studi in diritto e filosofia a Siena, prese l’abito dei Francescani osservanti e fu inviato in varie zone del Nord e Centro Italia a predicare. Propagandò in particolare la devozione al santo nome di Gesù e scelse come simbolo il «trigramma», un sole con tre lettere del nome greco di Gesù, JHS, circondate da 12 raggi serpentati. Egli stesso disegnò il trigramma che presto si diffuse in moltissime case e luoghi pubblici. Per questo motivo Bernardino è considerato il patrono dei pubblicitari. Nel predicare itinerante si fece mediatore con successo in diverse diatribe politiche che laceravano le città italiane. Morì all’Aquila nel 1444 e lì è sepolto nella chiesa che porta il suo nome. Fu canonizzato nel 1450.

ORGANIZZARE LA VISITA
La chiesa di San Bernardino si trova a Lallio (Bergamo) in via Arciprete Rota 4. Lallio si raggiunge rapidamente dalla Autostrada A4 Milano-Venezia (uscita Dalmine). Da Bergamo si può utilizzare il bus linea 5 Atb (www.atb.bergamo.it).

ORARI E VISITE
La chiesa si visita con ingresso libero, dalle 15.30 alle 18, il sabato e la domenica (visita guidata alle ore 16 la prima e terza domenica del mese). Da novembre a marzo apertura 15-17 e visita guidata 15.30. Celebrazione della Messa il venerdì alle 16.30. Contatti: parrocchia di Lallio, tel. 035/69.10.78; Associazione Amici San Bernardino-Onlus, tel. 035/20.08.22 www.sanbernardinolallio.it.

LO SPETTACOLO
La narrazione musicale Orazione è prodotta dall’agenzia culturale Come un fior di loto (www.comeunfiordiloto.it; tel. 340/72.80.347) cui si può fare riferimento per chiedere l’allestimento dello spettacolo.

Testo di Paolo Rappellino · Foto di Giovanni Mereghetti

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