N. 41 - 2018 14 ottobre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

L’annuncio del Vangelo oggi non può fare a meno dei mezzi che il progresso ci offre

Lo scriveva Paolo Vi nella sua esortazione Evangelii nuntiandi. Insieme a monsignor Romero, canonizzato con lui domenica…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

L’annuncio del Vangelo oggi non può fare a meno dei mezzi che il progresso ci offre

Lo scriveva  Paolo Vi nella sua esortazione  Evangelii nuntiandi. Insieme a monsignor Romero, canonizzato con lui domenica 14 ottobre, è un testimone luminoso del nostro tempo

 

Cari amici lettori, anche questo è un numero “speciale”, dedicato a Paolo VI e a monsignor Oscar Romero, canonizzati domenica 14 ottobre. Per quanto riguarda Romero, sono molto belle le parole che ci ha detto il fratello: «Sono felice che venga santificato durante il Sinodo dei giovani: spero che i ragazzi raccolgano il suo messaggio e abbandonino la violenza». E davvero c’è bisogno che la nostra società non si lasci avvelenare dalla cultura della violenza, che parte anche semplicemente da parole di odio verso gli altri.

Su Paolo VI sono disponibili in questi giorni libri e articoli in gran numero. Il più importante è il volume di Giselda Adornato Giovanni Battista Montini - Paolo VI. Biografia storica e spirituale, Edizioni San Paolo. Io vorrei solo ricordare due documenti importanti di papa Montini. Il primo è l’Humanae vitae, da rileggere senza pregiudizi, non riducendolo al tema del preservativo. L’enciclica risulta così ancora attualissima e si scopre che al cuore del suo messaggio c’è il dono della vita, che rende gli sposi «liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore».

L’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi è forse il più bel documento di Paolo VI. Ad esso si è largamente ispirato anche papa Francesco con l’Evangelii gaudium. È un testo che mi è caro come paolino, perché mette in rilievo l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale nell’annuncio del Vangelo. Che è il compito specifico della mia congregazione. Montini ricorda al n. 45 che «nel nostro secolo, contrassegnato dai mass media o strumenti di comunicazione sociale, il primo annuncio, la catechesi o l’approfondimento ulteriore della fede, non possono fare a meno di questi mezzi». Ne tesse poi l’elogio. «Posti al servizio del Vangelo», afferma, «essi sono capaci di estendere quasi all’infinito il campo di ascolto della Parola di Dio, e fanno giungere la Buona Novella a milioni di persone. La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa “predica sui tetti” il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito». Sembra di risentire le parole del nostro fondatore don Giacomo Alberione, che Paolo VI apprezzava molto: «Quando questi mezzi del progresso servono all’evangelizzazione, ricevono una consacrazione, sono elevati alla massima dignità. L’ufficio dello scrittore, il locale della tecnica, la libreria divengono chiesa e pulpito».

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