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Francesco presenta la nuova edizione del Catechismo con una riflessione sulla dottrina: «Realtà sempre viva, che progredisce».…
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La parola di Dio non si conserva in naftalina
Francesco presenta la nuova edizione del Catechismo con una riflessione sulla dottrina: «Realtà sempre viva, che progredisce». E dichiara «inammissibile» la pena di morte
«La Tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale può pensare al “deposito della fede” come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina».
Papa Francesco, intervenendo alla celebrazione per i 25 anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica, mercoledì 11 ottobre nell’Aula nuova del Sinodo, in Vaticano, ha tenuto un discorso sul «custodire» e «proseguire» l’insegnamento della Chiesa «per annunciare in modo nuovo e più completo il Vangelo di sempre ai nostri contemporanei». Un discorso nel quale ha messo in chiaro che la dottrina non la si può conservare «senza farla progredire né la si può legare a una lettura rigida e immutabile, senza umiliare l’azione dello Spirito Santo», perché «è una realtà dinamica, sempre viva, che progredisce e cresce perché è tesa verso un compimento che gli uomini non possono fermare».
LA DOTTRINA SI PUÒ AGGIORNARE?
Il Papa segue un ragionamento che guarda in profondità alla lunga storia della Chiesa. «Dio, che aveva parlato nel tempo antico in una successione di varietà e modi», ricorda citando la Lettera agli Ebrei, «non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio», la Chiesa, «per permettere alla nostra esistenza ecclesiale di progredire con lo stesso entusiasmo degli inizi, verso i nuovi orizzonti che il Signore intende farci raggiungere».
L’intervento di Francesco porta un nuovo e inequivocabile contributo nel dibattito in corso – accesosi dopo la pubblicazione di Amoris laetitia e le sue aperture alla comunione per le persone divorziate e risposate civilmente – sulla “riformabilità” dell’insegnamento della Chiesa. Che, chiarisce il Papa, non è «cambiamento di dottrina», ma, come insegna il Concilio, tradizione che «progredisce, cresce, tende incessantemente alla verità finché non giungano a compimento le parole di Dio». Non è, insomma, la verità che cambia, ma è la Chiesa che migliora nel comprenderla. «Non è sufficiente», spiega il Papa, «trovare un linguaggio nuovo per dire la fede di sempre; è necessario e urgente che, dinanzi alle nuove sfide e prospettive che si aprono per l’umanità, la Chiesa possa esprimere le novità del Vangelo di Cristo che, pur racchiuse nella Parola di Dio, non sono ancora venute alla luce».
NO ALLA PENA DI MORTE
Di tutto questo Bergoglio ha dato esemplificazione immediata affrontando il tema della pena di morte. Il Catechismo della Chiesa Cattolica non la esclude quando è «l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani». Ma già Giovanni Pao- lo II e Benedetto XVI erano andati oltre e avevano chiesto l’abolizione della pena capitale nei Paesi in cui fosse ancora ammessa. Ora Francesco interviene anche sulla dottrina e, nel discorso per l’anniversario del Catechismo, afferma che non si può solo «ricordare l’insegnamento storico» della Chiesa, né limitarsi a «far emergere il progresso nella dottrina ad opera degli ultimi Pontefici, ma anche la mutata consapevolezza del popolo cristiano, che rifiuta un atteggiamento consenziente nei confronti di una pena che lede pesantemente la dignità umana». E quindi dichiara «inammissibile» la pena capitale.
Dopo parole così decise, Bergoglio mette in guardia dalle prevedibili critiche: «Non siamo in presenza di contraddizione alcuna con l’insegnamento del passato», scandisce, «perché la difesa della dignità della vita umana dal primo istante del concepimento fino alla morte naturale ha sempre trovato nell’insegnamento della Chiesa la sua voce coerente e autorevole» e «lo sviluppo armonico della dottrina richiede di tralasciare prese di posizione in difesa di argomenti che appaiono oramai decisamente contrari alla nuova comprensione della fede cristiana». Affermazione, quest’ultima, che pare una risposta ai vari “tradizionalismi”.
PRIMA DI TUTTO L’AMORE
Ecco allora qual è per Francesco l’obiettivo del Catechismo. «Gesù di Nazareth cammina con noi per introdurci con la sua parola e i suoi segni nel mistero profondo dell’amore del Padre. Questa conoscenza si fa forte, giorno dopo giorno, della certezza della fede di sentirsi amati, e per questo inseriti in un disegno carico di senso. Chi ama vuole conoscere di più la persona amata per scoprire la ricchezza che nasconde in sé e che ogni giorno emerge come una realtà sempre nuova». E così «il nostro Catechismo si pone alla luce dell’amore come un’esperienza di conoscenza, di fiducia e di abbandono al mistero».
Anche san Giovanni Paolo II, promulgando un quarto di secolo fa il Catechismo della Chiesa Cattolica, diceva che «esso deve tener conto delle esplicitazioni della dottrina che nel corso dei tempi lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa». E chiariva: «È necessario che aiuti a illuminare con la luce della fede le situazioni nuove e i problemi che nel passato non erano ancora emersi». Ecco la continuità del magistero.
Testo di Paolo Rappellino Foto Max Rossi/Rueters