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Padre Federico Lombardi
Il gesuita per 10 anni voce del Papa
Un uomo sensibile e dalla spiritualità profonda. Ecco chi è il religioso che, dalla Sala stampa vaticana, ha fatto conoscere il magistero di Ratzinger e Bergoglio
Sessanta viaggi papali. Dieci anni sotto i riflettori, con grande sobrietà, per comunicare il magistero del Pontefice e la vita della Chiesa, compreso il piccolo e complicato mondo che si trova oltre le mura vaticane. Per questi motivi padre Federico Lombardi è il gesuita italiano più conosciuto nel mondo.
Lasciata la Sala stampa vaticana il 1° agosto, il suo nuovo servizio è la presidenza della Fondazione Ratzinger. Incarico che per qualche settimana passa in secondo piano: Lombardi è infatti uno dei 215 padri gesuiti che partecipano alla 36ª Congregazione generale della Compagnia di Gesù, chiamata a eleggere il trentesimo successore di sant’Ignazio. L’ultimo generale, padre Adolfo Nicolás, ha voluto rassegnare le dimissioni al compimento degli 80 anni. La testimonianza di padre Federico, raccolta alla vigilia della Congregazione, è anche un aiuto per conoscere l’ordine di presbiteri e fratelli più numeroso nel mondo, fondato nel 1540.
UN’INFANZIA «MERAVIGLIOSA»
Ultimo figlio, unico maschio dopo tre sorelle, Federico nasce a Saluzzo nel 1942, ma cresce a Torino dove frequenta l’Istituto sociale dei Gesuiti. «Ho avuto una giovinezza meravigliosa. Una famiglia serena, religiosa. E come ambiente educativo la scuola e gli scout, che hanno avuto una grande importanza nella mia formazione anche al servizio attivo, con i pellegrinaggi a Lourdes». Fatta la maturità avverte «il desiderio di dedicarmi al servizio del Signore e degli altri con una vita spirituale intensa. La via che mi è sembrata naturale è stata quella della Compagnia di Gesù con cui avevo familiarità».
LA FORMAZIONE ALL’ESTERO
Il percorso formativo gli permette di fare una serie di esperienze che poi torneranno amplificate negli anni successivi: nel noviziato, a Gallarate, si ritrova con un centinaio di confratelli dei quali il 40 per cento proviene da altre parti del mondo. «La Compagnia già dal tempo della filosofia per me è stata un’immersione nell’universalità». La spiccata propensione per le materie scientifiche spinge i superiori a chiedergli di affiancare allo studio della teologia una laurea in matematica. «Un gesuita deve avere una preparazione culturale consistente, una seconda laurea è apprezzata ma non è un assoluto». Per la teologia viene mandato a studiare a Francoforte – «avere un tempo all’estero, anche per imparare un’altra lingua, è uno dei criteri che si usano nella formazione» – dove si ferma tre anni. «Sono stato ordinato nel 1972, al terzo anno di Teologia, e ho trascorso il mio primo anno sacerdotale lavorando con gli emigrati italiani in Germania. Un ministero attivo, che è stato molto importante per me».
DAI MIGRANTI AGLI SCANDALI
Dalla Germania collabora con La Civiltà Cattolica, inviando analisi e commenti sulla propria attività. Gli articoli non passano inosservati: sono «la trappola», ironizza Lombardi, per aprirgli il mondo delle comunicazioni sociali. Così invece di essere destinato all’insegnamento, come era previsto, diventa scrittore de La Civiltà Cattolica, per 12 anni. Quindi gli viene affidato un incarico di governo, provinciale d’Italia per sei anni e mezzo. Un servizio che gli permette di conoscere l’attività missionaria dei Gesuiti italiani grazie ai viaggi in Madagascar, Brasile, Estremo Oriente. La svolta successiva sarà la direzione dei programmi di Radio vaticana, per 15 anni. Affiancato poi dal Centro televisivo vaticano e quindi dalla Sala stampa. Padre Lombardi ha “comunicato” lo scandalo degli abusi sessuali su minori, Vatileaks, l’arresto del maggiordomo del Papa, le dimissioni di Benedetto e l’elezione del primo Papa gesuita. «Per me era un servizio che mi era stato richiesto, che aveva due dimensioni: il servizio del Santo Padre e della Santa Sede, per seguire e far conoscere le attività in una forma non da protagonista, ma complementare al servizio in prima persona svolto dal Papa; e poi l’aiutare i giornalisti a fare bene il loro lavoro». L’evento più difficile da gestire, Lombardi lo ha detto più volte, è stata la vicenda degli abusi sessuali, «vissuta con sofferenza, anche perché prolungata e coinvolgente, insieme al Papa».
L’OBBEDIENZA AL PAPA
I Gesuiti fanno il voto di obbedienza al Papa, che vuol dire mettersi a disposizione come corpo apostolico per le missioni che il successore di Pietro voglia dare alla Compagnia per il bene della Chiesa universale. Non hanno quindi un “carisma” specifico, proprio perché nel corso della storia il servizio per la fede e il Vangelo ha assunto dimensioni differenti: «Formazione integrale della persona umana; annuncio del Vangelo dove questo non è ancora avvenuto, dove è più difficile farlo, dove c’è più bisogno; rapporto fede e giustizia, di una fede che va incontro alle necessità della persona nelle sue forme più differenti nelle diverse parti del mondo; povertà, anche interiori; solitudini, minoranze, popoli indigeni, attenzione all’ambiente, rifugiati. C’è un’attività illimitata nella capacità di trovare nelle diverse frontiere i servizi più adatti per rispondere al bene delle persone. Questa disponibilità alla missione va vista anche come attenzione continua alla formazione a un incontro personale con Dio, nel cercare e trovare Dio in tutte le cose».
Oggi la Compagnia di Gesù sta cambiando volto, con il 60 per cento dei novizi e degli scolastici provenienti dall’Africa e dall’Asia. «È un trend generale, accompagniamo la Chiesa nelle sue nuove direzioni di sviluppo e di missione. Il fatto che abbiamo le forze di essere presenti in queste aree è una cosa bella, ci fa sentire vivi», dice padre Lombardi.
UN ORDINE VARIO MA UNITO
Unico gesuita a vivere faccia a faccia il voto di obbedienza con il primo Papa gesuita, padre Federico commenta: «Sì, è vero, mi sono trovato a ricevere direttamente dal Papa un compito per servire lui. Noi siamo sempre al servizio del Papa, adesso è lui che è un gesuita, poi non lo sarà, ma il nostro servizio non cambia. Il mondo dei Gesuiti è molto vario, ma si può notare una certa sintonia di linguaggio, di stile di vita, che a me non fa sembrare strano quello che invece potrebbe esserlo per gli altri: la scelta di vita semplice, una metodologia di approccio delle persone e lo stile di predicazione. Ci ritrovo degli elementi che hanno a che fare con la spiritualità degli esercizi ignaziani, dell’ascolto della Parola messa continuamente in rapporto con la vita concreta degli ascoltatori. Per me in questo servizio la cosa affascinante è stata anche l’universalità dell’orizzonte, l’accompagnare il ministero del Papa nel mondo intero».
L’orizzonte universale della Chiesa è ben presente nella vita di padre Federico, ma le radici sono nella sua terra. Nell’ufficio all’inizio di via della Conciliazione dove ha sede la Fondazione Ratzinger, l’unico segno che indica l’arrivo del nuovo presidente è un piccolo calendario e un libro fotografico dedicati alla Valle Maira: «Lì da ragazzo correvo su e giù per le montagne, ho imparato ad amare la natura… Per me è il posto più bello del mondo».
GESUITI L’ORDINE DEL PAPA
Nel 2015 i Gesuiti nel mondo erano 16.740: 12 mila presbiteri, 1.300 fratelli, 2.700 scolastici e 753 novizi. Rispetto al passato oggi i Gesuiti hanno sempre più vocazioni in Asia e Africa (da cui provengono il 60% dei novizi e degli scolastici), mentre i numeri diminuiscono in Europa e America del Nord. Sono 5 mila i Gesuiti europei, 5mila i religiosi delle Americhe (2.600 America del Nord e 2.400 America Latina), 5.600 provengono dall’Asia, (4 mila dall’India), e 1.600 dall’Africa. L’ordine dei Gesuiti, a cui appartiene anche papa Francesco, è il più numeroso al mondo.
IL NUOVO GENERALE PADRE SOSA
Anche il “papa nero” è stato pescato “alla fine del mondo”, per dirla con Francesco. Il nuovo superiore generale dei Gesuiti, eletto il 14 ottobre, è infatti padre Arturo Sosa Abascal, della Provincia del Venezuela. Nato a Caracas nel 1948, Sosa è stato delegato per le case e le opere interprovinciali della Compagnia di Gesù a Roma ed è stato consultore del padre generale. Laureato in filosofia, con un dottorato in scienze politiche, parla spagnolo, italiano, inglese e comprende il francese.
Testo di Vittoria Prisciandaro