N. 43 - 2017 22 ottobre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Tutti possiamo essere missionari, facendoci cristiani sul serio

Domenica 22 ottobre si celebra la giornata missionaria mondiale. La figura di don Andrea Santoro ci fa capire che anche ciascuno…

Padre Daniele Moschetti

Un missionario all’Onu

Negli Usa tutelerà i diritti di chi non può difendersi, poi tornerà nella “sua” Africa. «Lì, se non hai fede, scappi via.…

Fra Alberto Joan Pari

Costruiamo una casa di preghiera per le tre religioni

Il giovane frate francescano della Custodia di Terra Santa ha dato vita ad «Amen» un’iniziativa che unisce cristiani, ebrei…

Cristina De Lillo

La fede? Una gran messa in discussione

Per lei credere è un cammino, come quello che ha vissuto a Santiago. «Nella vita mi hanno aiutato la comunità sempre vicina…

Don Xavier Morlans I Molina

La mia chiesa di Barcellona aperta agli ultimi

Prete e teologo catalano, don Xavier ha contribuito a rendere la parrocchia di Sant’Anna un vero “ospedale da campo” per…

Santa Maria della Quercia

Quel patto con la Madonna che protegge Viterbo

Nel santuario più caro agli abitanti della Tuscia si è aperta la Porta santa del Giubileo straordinario per il sesto centenario…

Ite, missa est di Emanuele Fant

L’invasione della moda del “senza”

I cibi per intolleranti vengono consumati anche da chi potrebbe farne a meno: siamo alla ricerca di una vita priva di contrasti.…

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Emanuele Fant

L’invasione della moda del “senza”

I cibi per intolleranti vengono consumati anche da chi potrebbe farne a meno: siamo alla ricerca di una vita priva di contrasti. Ma forse anche di sapore

Ite missa est - Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Al supermercato fisso gli scaffali. Pasta senza glutine. Caramelle senza zucchero. Hamburger senza carne. Il mercato del «senza» sta crescendo negli ultimi anni con un ritmo che nessuno si aspettava. Gli esperti di marketing sono stupiti dai repentini successi di prodotti che sulle confezioni esibiscono l’attraente parolina: senza polifosfati, senza grassi idrogenati, senza coloranti artificiali.

Privare un cibo di un ingrediente essenziale nasce come operazione inclusiva: alcune categorie di intolleranti alimentari hanno oggi vita più facile. Ma l’espansione di questa fetta di mercato non è proporzionata alla quantità di persone che davvero hanno bisogno di prodotti speciali. Quindi molti compratori riempiono il carrello di formaggi senza latticini e minestroni privi di fagioli senza una vera motivazione, se non l’attrazione per la preposizione privativa.

Perché l’indicazione «senza» ci rassicura? Ripenso a quando, da bambino, ci immaginavamo la casa del futuro: era senza spigoli (pareti tondeggianti), senza colori (arredi rigorosamente bianchi), aveva una macchina senza bisogno di un pilota parcheggiata in giardino. Nei nostri sogni l’evoluzione faceva misteriosamente rima con privazione (di contrasti? di fatiche? di emozioni?). Il presente ha confermato la nostra intuizione: il design, la moda, l’architettura hanno generato palazzoni con il vetro trasparente al posto dei muri, uffici minimali, arredamenti integralmente privi di colori.

Il successo del «senza» ha poi varcato i suoi confini: sperimentiamo già decessi indolori, concepimenti senza rapporti sessuali, un’educazione amicale che non prevede nessun «no». Ma siamo sicuri che un mondo privo di contrasti sarà davvero più umano?

Mi urtano e mi cade il pesto senza aglio che tengo in mano. Penso che forse ho spinto troppo in là la riflessione. Lo raccolgo e lo rimetto sullo scaffale. Prendo quello normale e vado in cassa. Credo che oggi sfiderò la mia cattiva digestione, per il piacere fuorimoda di un sapore.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai