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Missionario e giornalista al servizio del Vangelo
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Se la scuola è buona, semini senza fretta: i frutti arriveranno
Riforma dopo riforma, la scuola sembra sempre più allo sbando. Con effetti scoraggianti per chi si spende per educare i…
Ite, missa est di Enzo Romeo
Se la scuola è buona, semini senza fretta: i frutti arriveranno
Riforma dopo riforma, la scuola sembra sempre più allo sbando. Con effetti scoraggianti per chi si spende per educare i ragazzi
Come va la buona scuola? Non bene, ad ascoltare le voci “di dentro”. «Da anni vedo peggiorare le cose», si sfoga un’insegnante di lungo corso ma ancora giovane, una di quelle persone che potrebbero dare tanto, e che rischiano invece di spegnersi. La tentazione è di alzare bandiera bianca di fronte a una realtà che sembra irriformabile nonostante le continue riforme o, forse, proprio a causa di queste. L’insegnante precisa: «Non sono i ragazzi il problema, ma gli adulti: le leggi sbagliate e i dirigenti burocrati». La gestione aziendale non si addice a un luogo di educazione, perché non ammette che si sèmini senza sapere quando arriverà il tempo della raccolta. Tutto deve essere rendicontato, per poi valutare il docente in termini di “meritocrazia”. Un merito da ragionieri, però, non da educatori.
Inoltre, il dirigente è indotto a giustificare gli errori e a coprire la magagne, a permettere tutto ad alunni e famiglie, per evitare che diminuisca la popolazione scolastica del proprio istituto (e i profitti economici personali). Il rischio è che la buona scuola si trasformi in scuola buonista, dove i ragazzi non vengono più educati al rispetto degli altri e delle regole, con conseguenze sociali nefaste.
La soluzione è ripartire proprio da loro, dai ragazzi. Ancora la testimonianza dell’insegnante: «A volte mi chiedo che cosa me ne possa importare dei figli degli altri, ma quando entro in classe e sono accolta dai sorrisi dei ragazzi, dimentico di essere nel luogo da cui poco prima sognavo di evadere. E mi dico: “Coraggio, seminiamo, qualcuno raccoglierà”. Ieri per strada mi si è fatto incontro un ex alunno pestifero (con i più terribili si instaurano alla fine sempre ottimi rapporti) mostrandomi con gioia il suo bimbo nato da poco, orgoglioso di essere papà. Li rivedo dopo anni, i maschi con la barba, le ragazze ormai signore, e li riconosco dagli occhi. Quella comunione d’affetto che si crea nell’incrocio dei nostri sguardi mi salva dal cinismo e mi ridà speranza».