N. 46 - 2016 13 novembre 2016
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Ite, missa est di Enzo Romeo

Che noia le liti tra “progressisti” e “conservatori”

È una tentazione “incasellare” un Papa in facili categorie mediatiche. Mentre ogni Pontefice ha la sua personalità e la sua impronta

Ite missa est

Chi si occupa di Chiesa nel campo dei mass media non sa resistere alla tentazione di alimentare le noiose beghe tra progressisti e conservatori. Naturalmente il primo soggetto utilizzato per questo gioco è il Papa. Sennonché Francesco è un personaggio molto difficile da etichettare. È un conservatore se mette in guardia dalla dittatura del gender; è un progressista se mostra comprensione verso le coppie separate. È un insopportabile tradizionalista se raccomanda la recita del rosario e si mostra legato alla devozione mariana; è quasi un eretico se va in Svezia a celebrare il centenario di Lutero…

A chi dar ragione? A nessuno, naturalmente. Il consiglio è di non annettere troppa importanza a certi articoli scritti da autori partigiani, sia papisti che antipapisti. C’è chi da una parte stila zelante una lista di persone e di siti «nemici» dell’attuale Pontefice; e chi, dall’altra, si attarda su presunte persecuzioni inflitte da Francesco ai difensori della vera fede. Di sicuro questioni come il ritorno all’altare verso Oriente non valgono una lite, figuriamoci uno scisma. Al catechismo (quello di Pio X) ci hanno insegnato che Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. Non abbiamo bisogno di guardare in una sola direzione per vederlo, come sembra facciano i musulmani rivolgendosi alla Mecca.

L’argentino Bergoglio è il Papa dell’oggi, come ieri c’è stato il Papa tedesco che da prefetto dell’ex Sant’Uffizio aveva ricoperto il ruolo di “garante dell’ortodossia”, salvo poi introdurre la Chiesa in una nuova era con la scelta coraggiosa e rivoluzionaria delle dimissioni. E prima ancora il Papa polacco, dipinto come un reazionario e che è finito per passare alla storia come un moderno globetrotter della fede, capace di abbattere le barriere tra Oriente e Occidente e tra Nord e Sud. Ognuno ha il suo carattere, la sua personalità, la sua impronta umana e nazionale. Siamo nella storia, e lo è la Chiesa, che è nel mondo anche se non è del mondo.

Prima o poi i cronisti lo capiranno.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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