N. 46 - 2017 12 novembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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Basilica di Santa Giusta

Quel fascino del romanico che aiuta a pregare

Nel luogo del martirio della giovane Giusta sorge uno dei più bei monumenti sacri della Sardegna

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Basilica di Santa Giusta

Quel fascino del romanico che aiuta a pregare

Nel luogo del martirio della giovane Giusta sorge uno dei più bei monumenti sacri della Sardegna

La basilica di Santa Giusta

Da una lieve altura la basilica domina l’abitato circostante. Il panorama si allarga fin giù allo “stagno”, la laguna costiera dove all’inizio dell’estate è facile avvistare i fenicotteri che qui sono chiamati genti arrubia, gente rossa, per il caratteristico colore del piumaggio. Siamo a Santa Giusta, un piccolo centro a pochi chilometri da Oristano, sulla costa occidentale della Sardegna, crocevia di popoli e lingue, terra di straordinarie bellezze naturali e culturali, zona lontana dalle rotte del turismo di massa.

Quell’altura dove oggi sorge la basilica, uno dei più bei monumenti del romanico sardo, è luogo abitato dalla notte dei tempi: vi sorgevano edifici dell’epoca nuragica, poi l’area divenne centro punico e poi ancora romano. Dai primi secoli dell’era cristiana è il santuario della memoria del martirio di Giusta, una ragazza di nobile famiglia che, convertitasi al cristianesimo, fu rinchiusa e lasciata morire in carcere dalla sua stessa madre che professava la religione dei pagani. La devozione verso la martire fu così forte che la stessa città, fino a quel momento chiamata Othoca, prese il nome di Santa Giusta. Poi alla santa fu intitolata anche la diocesi fondata all’inizio del secondo millennio, rimasta attiva fino al 1503 e oggi inglobata nella diocesi di Oristano.

NELLO STILE DI PISA
Appena dopo la nascita della diocesi, nella prima metà del XII secolo, avvenne la costruzione della chiesa, destinata a cattedrale. Vi lavorarono maestranze provenienti dal continente, come dimostrano le somiglianze stilistiche con il duomo di Pisa che fanno pensare alla mano dello stesso architetto Buscheto.

Per il visitatore l’impatto con la basilica è emozionante: si accede al sagrato da una scalinata monumentale, salendo la quale si può ammirare la bellezza severa e luminosa della facciata in blocchi di pietra arenaria del Sinis, divisa in tre registri che ripropongono all’esterno i volumi delle tre navate. L’unico e sobrio portale, vegliato da un leone e una leonessa scolpiti, è sovrastato da un’elegante trifora che illumina l’interno.

SCRIGNO DELLE RELIQUIE
Varcata la soglia, il visitatore è accolto in un ambiente che invita alla preghiera. «Benché le colonne siano tutte differenti tra di loro, si percepisce un forte senso di armonia e raccoglimento», dice don Paolo Ghiani, 72 anni, da un decennio parroco a Santa Giusta e anche vicario generale della diocesi di Oristano. L’interno è diviso in tre navate da una serie di sette colonne per ogni lato con preziosi capitelli. Sono elementi di recupero che i costruttori hanno raccolto tra le rovine della città romana di Tharros. La navata centrale, decisamente più alta, è coperta da un soffitto in legno, mentre le navate laterali hanno volte a tutto sesto in muratura. L’armonia è anche frutto dei restauri che hanno interessato la basilica nel 1983 per eliminare alcune aggiunte dell’Ottocento che ne alteravano il romanico puro delle origini.

Il cuore della antica cattedrale è la cripta, «unico esempio di cripta nel romanico sardo», precisa il parroco. Fu progettata fin dall’inizio per accogliere le spoglie di santa Giusta e lì le reliquie della martire hanno fatto ritorno nel 2004 dopo quasi mille anni di permanenza a Cagliari, dove erano state portate per preservarle dalle incursioni dei pirati saraceni e dove se ne erano perse le tracce fino al fortunoso ritrovamento avvenuto nel 1997. Insieme a quelle di santa Giusta, nella cripta, si venerano anche le reliquie di due altre martiri locali: Giustina ed Enedina. Nell’aula sotterranea in Quaresima si svolge la lectio divina. Merita assolutamente uno sguardo anche il retro della basilica, con la magnifica abside ritmata da semicolonne.

L’IMPEGNO DI PROMOZIONE
«La comunità è molto orgogliosa della sua basilica dopo che negli ultimi decenni si è accresciuta la consapevolezza del suo grande valore storico, artistico e di fede», spiega don Paolo. «A Santa Giusta è nata anche l’Associazione regionale amici del romanico che ha l’obiettivo di far conoscere il grande patrimonio di chiese romaniche sarde e ha promosso il progetto comunitario Itinera romanica». Va proprio in questa direzione anche la giornata di studio organizzata dalla parrocchia con gli Amici del romanico e l’Università di Cagliari per il 18 novembre, 779° anniversario di dedicazione della basilica. «Abbiamo invitato padre Andrea Dall’Asta (il gesuita che su Credere cura la rubrica Capire l’arte cristiana, ndr) per comprendere la nostra chiesa ancora meglio».

IN FESTA PER LA SANTA
La festa di santa Giusta, che ricorre il 14 maggio, «è molto sentita in paese», spiega il parroco. «Le celebrazioni civili e religiose iniziano già il 2 maggio, anniversario del ritorno in paese delle reliquie». Il giorno della festa, dopo le celebrazioni solenni in chiesa, si usa portare di casa in casa una fronda di palma, simbolo del martirio della santa. «Tra le iniziative», ricorda ancora don Paolo, «c’è anche il concorso “Santa Giusta” per gli alunni dei diversi gradi di scuola e anche giovani e adulti, che possono partecipare con realizzazioni artistiche e poesie».

Durante le feste si cantano i tradizionali gosos (laudi) della santa in lingua sarda che, come le antiche pietre romaniche di Santa Giusta, da secoli raccontano la fede di questo popolo.

ROMANICO, LO STILE “SOLIDO”DEL PIENO MEDIOEVO
Lo stile romanico è il linguaggio architettonico che si diffuse in tutta Europa nei tre secoli che vanno dal 1000 al 1300, prima di essere soppiantato dal gotico. Tipiche di questo stile sono le murature solide, in blocchi di pietra o mattoni, con porte e finestre di ridotte dimensioni e archi a tutto sesto. Su portali, capitelli e altri elementi architettonici compaiono spesso decorazioni scultoree con allegorie e figure animali e umane. Tra i monumenti romanici più noti in Italia si possono citare le cattedrali di Modena, Parma, Ancona, Assisi, e Pisa e le basiliche di Sant’Ambrogio a Milano e di San Nicola a Bari. Le più note chiese romaniche in Sardegna sono le basiliche di Saccargia, Sant’Antioco (foto a destra), San Simplicio a Olbia e il monastero di San Pietro di Sorres.

ORGANIZZARE LA VISITA
La basilica-cattedrale si trova in via Manzoni 2 a Santa Giusta (Oristano). È possibile parcheggiare l’auto nei pressi della chiesa. Per informazioni e contatti: tel. 0783/35.92.05. www.basilicasantagiusta.it.

ORARI E CELEBRAZIONI
La chiesa è aperta dalle 7 alle 18.30 (fino alle 20 con l’ora legale). Le Messe festive si celebrano alle 9.30 e 11. Alle 18 nei prefestivi. Nei giorni feriali alle 7.30 e 18. L’Associazione Amici del romanico propone visite guidate. Per informazioni e prenotazioni, contattare: Carlotta, cell. 346/96.30.329; Emanuela, cell. 340/40.30.572; Giorgio, cell. 320/46.61.093.

ALTRE VISITE
Nel comune di Santa Giusta merita una rapida visita anche la chiesa di Santa Severa (in via Giovanni XXIII), risalente al XIV secolo, costruita in grossi conci di pietra. Molto interesante, a 22 chilometri da Santa Giusta, l’area archeologica di Tharros, sulla penisola del Sinis (orari e costi: www.tharros.sardegna.it).

Testo di Paolo Rappellino · Foto di Fabio Murru e Sabrina Sarritzu

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