N. 46 - 2017 12 novembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Religione da salotto o fede che si mette in gioco nella vita di ogni giorno?

Due riflessioni dopo la settimana sociale dei cattolici: tante “buone pratiche” dimostrano il bene intorno a noi; impegniamoci…

Marco Bartoletti

L’imprenditore che produce dignità e voglia di vivere

Alla BB, azienda leader per accessori d’alta moda, trovano lavoro anche persone in difficoltà o malate. «Il valore del fare…

Suor Carlotta Ciarrapica

La grande sfida è scoprire la vocazione

La religiosa accompagna i giovani nella ricerca della propria chiamata. «Fra matrimoni, consacrazioni e altre vie, l’importante…

Pellegrinaggio

Con Maria sulla via della conversione

Oltre 80 lettori di Credere hanno partecipato al pellegrinaggio a Fatima e Santiago de Compostela: un itinerario alle radici…

Basilica di Santa Giusta

Quel fascino del romanico che aiuta a pregare

Nel luogo del martirio della giovane Giusta sorge uno dei più bei monumenti sacri della Sardegna

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Una tonaca lisa per tenere insieme carità e vita eterna

A dieci anni dalla morte la testimonianza evangelica di don Oreste Benzi è più che mai attuale. E potrebbe aiutarci a superare…

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Pellegrinaggio

Con Maria sulla via della conversione

Oltre 80 lettori di Credere hanno partecipato al pellegrinaggio a Fatima e Santiago de Compostela: un itinerario alle radici delle apparizioni e della santità

Fatima: pellegrini procedono in ginocchio verso la cappella delle apparizioni

Penitenza, conversione, annuncio della Buona notizia, santità: sono temi che come un filo rosso uniscono Fatima e Santiago de Compostela. La Cova da Iria a Fatima è infatti il luogo in cui cento anni fa la Madonna ha misteriosamente mostrato nelle visioni dei tre pastorelli le conseguenze drammatiche del peccato e ha indicato all’umanità le vie da percorrere per la conversione del cuore. La cattedrale di Santiago è, invece, il prezioso scrigno che conserva la tomba dell’apostolo Giacomo e che dal Medioevo attrae pellegrini da tutto il mondo desiderosi di chiedere perdono per i propri peccati mediante la purificazione di un lungo e periglioso cammino. E sono i passi compiuti dai lettori di Credere partecipanti al pellegrinaggio che si è svolto dal 28 ottobre all’1 novembre tra i due santuari.

Il gruppo di oltre ottanta lettori – età compresa tra i 17 e gli 82 anni, provenienza da tutte le parti d’Italia – è stato accompagnato da don Vincenzo Vitale, condirettore di Credere, e magistralmente condotto nel ricco programma predisposto dall’agenzia Rusconi Viaggi dalle guide Enrico Spezia e Marco Vignati, appartenenti alla comunità Casa di Maria.

Il pellegrinaggio è iniziato nel segno della santità con la visita a Lisbona nella chiesa sorta sulla casa natale di sant’Antonio, noto in Italia come «di Padova», ma originario del Portogallo. Testimonianza di santità che ha accolto i lettori anche a Fatima, dove la visita al santuario ha preso le mosse dalle tombe dei tre pastorelli nella basilica di Nostra Signora del Rosario: «La loro santità», hanno spiegato le guide del pellegrinaggio, «è racchiusa nel “sì” con cui hanno risposto alla Vergine che chiedeva se fossero disposti a soffrire in atto di riparazione per i peccati di chi offende Dio e di supplica per la conversione dei peccatori». A ben guardare, lo stesso «sì» che ha fatto di Maria la Madre di Dio e madre di tutti i credenti. E infatti, proprio come una mamma, è Maria stessa che ha accolto i pellegrini nella cappella della apparizioni.

«I momenti più emozionanti del viaggio sono stati quelli in cui la statua della Madonna procedeva tra due ali di folla tra i pellegrini», dice Severino Dadda, 35 anni, proveniente da Sant’Omobono, nella bergamasca valle Imagna. «Quel baldacchino con Maria mi ha fatto percepire la presenza di Maria che cammina con noi».

Tante le intenzioni con cui i pellegrini sono giunti al santuario mariano, come quelle di una lettrice residente in provincia di Sondrio, attiva nel Rinnovamento nello Spirito (e che vuole restare anonima), la quale non ha chiesto grazie per sé «ma di avere la forza di avvicinare altri alla fede», o una coppia bresciana, con alla spalle una storia personale piena di prove, che a Fatima ha pregato per la salvezza di alcune persone che stanno facendo loro del male. Più di un lettore ha confidato di essere a Fatima anche per ringraziare: per l’armonia nella propria famiglia, per un cancro guarito, per un figlio cresciuto bene… Maria Rosa Molteni è arrivata con la figlia Elisabetta da Albavilla, in provincia di Como, e racconta: «Questo pellegrinaggio è un regalo di figlia, genero e nipotina per i miei 76 anni. Un desiderio che si realizza!». «Ci saremmo fermati volentieri ancora di più», dicono Matteo e Franca Spanò di Marsala (Trapani). «A Fatima abbiamo trovato un luogo di grande essenzialità e spiritualità».

Molta emozione anche a Santiago, dove l’apostolo Giacomo è l’esempio di discepolo che giunge «fino agli estremi confini della terra» per portare l’annuncio del Vangelo e dove il camminare diventa esperienza concreta di conversione. Commossi, in particolare, alcuni pellegrini che tornavano a Santiago dopo aver percorso in passato il cammino a piedi, come Giuseppe Minuzzo, 64enne di Salgareda (Treviso) che era arrivato al santuario nel 2013 e non vedeva l’ora di raccontarlo ai nuovi compagni di viaggio, o Maria Grazia e Paolo Lucca, da Grandate (Como), che 13 anni fa erano giunti pedalando su un tandem. «Davanti alla cattedrale mi sono commosso», confida Paolo.

Prima del ritorno a casa ci si è scambiati un impegno: ricordarsi reciprocamente nella preghiera. Sperando, chissà, di reincontrarsi al prossimo pellegrinaggio di Credere.

Testo e foto di Paolo Rappellino

UN’OASI DI GRAZIA
«Cantemos alegre, a uma só voz…». Con queste parole dell’inno dei pastorelli di Fatima desidero ricordare il pellegrinaggio che ho avuto la gioia di compiere insieme con i lettori di Credere. È stata per me – e credo per tutti – un’oasi di grazia in mezzo alle nostre giornate un po’ affannate. Mi ha colpito molto riascoltare la storia delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli e soprattutto la risposta straordinaria di questi fanciulli fatta di fede, amore, prontezza al sacrificio. Ho capito qualcosa in più dell’evangelico «se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli». E ancora mi ha colpito come tra i pellegrini si sia stabilito presto un clima di fiducia reciproca, di amicizia, di condivisione: ho ascoltato tanti tasselli di vita cristiana, di ricerca di Dio, di dedizione agli altri nell’ordinario della vita. Una testimonianza che mi ha edificato, che mi ha ricordato come è Dio anzitutto che “lavora” nelle nostre vite e con il suo Spirito suscita risposte di vita diverse per ciascuno. E che con questo pellegrinaggio ci ha fatto un regalo che ci rimarrà nel cuore.

Don Vincenzo

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