N. 47 - 2016 20 novembre 2016
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Ite, missa est di Emanuele Fant

Il mondo intero a cinque minuti di cammino

Alla scuola internazionale si incontrano Greta, Rayan, Aya, Mohamed e altri bambini: la ricca varietà dell’umanità riunita in un’unica classe

Ite missa est

Quando, un anno fa, mio figlio si è diplomato all’asilo, abbiamo compreso immediatamente che la scelta per il suo ciclo di studi successivo sarebbe stata fondamentale. C’era chi si ispirava al metodo Montessori, chi agli steineriani, chi alla galassia degli istituti cattolici. Noi abbiamo optato per la scuola internazionale. Ormai è in seconda, e quando mi cita a memoria i nomi del registro, mi stupisce con quanta fantasia sia stato messo insieme quell’elenco di fonemi impronunciabili.

La berbera Omnia gli ha mostrato i segni di una tradizione suggestiva: sua madre le dipinge i polsi e le mani con le henné quando c’è qualcosa da festeggiare; la sua occasione preferita è il ritorno di papà, dopo le lunghe trasferte per lavoro. Greta, la svedese, ha una carta infallibile per farsi invidiare: dalle sue parti Babbo Natale consegna pacchetti migliori perché, all’inizio del giro, non sono ancora usurati dalle intemperie (pare inoltre che, arrivando prima le letterine, gli gnomi dispongano di maggiore preavviso, quindi fabbrichino doni più complessi). Rayan gli ha presentato nei particolari tutte le qualità di salumi fatti apposta per i musulmani, senza maiale dentro; a suo dire sono buonissimi e adesso mio figlio sogna di poterli assaggiare e forse, con questa scusa, faranno i compiti insieme. Aya sostiene che la Romania è un posto incantevole dove passare i ponti lunghi e le vacanze di Natale, ci sono pure le montagne con la neve che fa meno storie a cadere rispetto a quella dell’arco alpino. Anche Mohamed gli ha dato silenziosamente una lezione: all’inizio della prima non sapeva un’acca di italiano, ma ha dimostrato che si può pure dialogare con gli sguardi. Da lui ha appreso che la motivazione conta più del passaporto: dopo un anno legge meglio degli autoctoni.

Mio figlio va alla scuola internazionale. Ci mette cinque minuti a piedi a visitare il mondo intero. Grazie ai fenomeni migratori, non mi costa un euro di iscrizione. È la scuola pubblica del nostro paesino.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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