N. 47 - 2017 19 novembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La povertà evangelica ci libera dal nostro egoismo e ci apre all’amore

La Giornata mondiale dei poveri ci invita a superare lo scandalo della povertà partendo dalla visione cristiana, basata sulla…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

La povertà evangelica ci libera dal nostro egoismo e ci apre all’amore

La Giornata mondiale dei poveri ci invita a superare lo scandalo della povertà partendo dalla visione cristiana, basata sulla carità concreta e sincera

 

Cari amici lettori, domenica 19 novembre si celebra la prima Giornata mondiale dei poveri, istituita da papa Francesco al termine del Giubileo della misericordia. In questo numero diamo ampio spazio all’evento, presentando il messaggio del Papa e raccontando, secondo il nostro stile, alcune esperienze concrete di fede che si fa carità e vicinanza a chi è nel bisogno.

Mentre vi invito a leggere per intero il messaggio di Francesco per questa Giornata e a partecipare alle iniziative organizzate dalle vostre parrocchie, vi propongo due brevi riflessioni. La prima riguarda il tema della povertà. Da un certo punto di vista è uno scandalo. Lo sottolinea con forza il Papa nel suo messaggio: «La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro». Il riferimento è al dolore, all’emarginazione, al sopruso, alla violenza, alle torture e alla prigionia, alla guerra, alla privazione della libertà e della dignità, all’ignoranza e all’analfabetismo, all’emergenza sanitaria e alla mancanza di lavoro, alle tratte e alle schiavitù, all’esilio e alla miseria, alla migrazione forzata. Che cosa fare? Certo, è importante la solidarietà, ma serve soprattutto «una nuova visione della vita e della società». Che parte dai principi della dottrina sociale della Chiesa, ma inizia con le scelte concrete di ogni cristiano, di ciascuno di noi. Qui si innesta il significato evangelico di povertà, che parte dall’esempio di Cristo, il quale «si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà» (2Corinzi 8,9). La povertà evangelica, perciò, «è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità». Ci libera dall’egoismo e ci apre all’amore.

Ed è sull’amore la seconda riflessione. Il Papa ci invita a non amare «a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Giovanni 3,18). L’amore vero è concreto, ma è qualcosa di più di un aiuto materiale o di una pratica di volontariato. Lo comprendiamo rileggendo l’inno alla carità (1Corinzi 13): non si fa riferimento ad alcun gesto specifico, ma a un atteggiamento del cuore. La carità, scrive l’apostolo «è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Non basta aiutare qualcuno, bisogna farlo con carità, con occhi pieni d’amore.

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