Con Credere per vivere insieme la misericordia, verità profonda del vangelo
Il Giubileo si è concluso, ma rimane aperta la vera porta della misericordia: il cuore di Cristo. Una avventura che continua…
Misericordia et misera la lettera che “prolunga” il giubileo
La misericordia «non può essere una parentesi nella vita della chiesa», scrive il papa. E istituisce la giornata dei poveri
Il Giubileo continua, tutti i giorni
«L’intensità dell’insegnamento e l’entusiasmo del popolo avranno effetti sulla vita della Chiesa: la misericordia accompagnerà…
Il Giubileo si è concluso. Cosa rimane?
Le parrocchie hanno avviato tante iniziative caritatevoli... Il Giubileo della misericordia ci ha richiamato a una vita cristiana…
La Porta santa si chiude
Nel 1975 cambiò orientamento il muro che chiude la Porta santa. Segno di una Chiesa che apre le porte a un’umanità bisognosa…
Monsignor Rino Fisichella
Il Giubileo continua, tutti i giorni
«L’intensità dell’insegnamento e l’entusiasmo del popolo avranno effetti sulla vita della Chiesa: la misericordia accompagnerà l’annuncio del Vangelo». Il bilancio del “regista” dell’Anno santo
Ogni tre giorni ha ricevuto l’aggiornamento delle persone che attraversavano la Porta santa di San Pietro. Dalle finestre del suo ufficio, in via della Conciliazione a Roma, si scorgono le transenne, i volontari e le forze di sicurezza che proteggono gli ultimi pellegrini dell’Anno santo straordinario. Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha avuto la notizia del Giubileo da papa Francesco il 29 agosto 2014, l’ha custodita gelosamente fino all’annuncio, il 13 marzo 2015, e poi ha vissuto con trepidazione questo anno, ricco e complicato, all’insegna della misericordia.
Per la prima volta si è trattato di un Giubileo tematico, non cronologico e decentrato. Che effetto ha avuto?
«È stato un Giubileo a tutti gli effetti straordinario, ma non per la scadenza interrotta dei 25 anni, ma perché ci sono state tante “prime volte” per rendere sempre più evidente ed efficace il valore della misericordia nella vita della Chiesa: l’invio dei mille missionari, i venerdì di papa Francesco e alcuni grandi eventi come quello dei volontari, la canonizzazione di Madre Teresa, le migliaia di porte aperte in tutto il mondo, negli ospedali, nei santuari, nelle carceri. Questo ha permesso di verificare quanto il tema della misericordia possa rendere unita la vita della Chiesa. Non si è realizzata una frammentarietà di azione, ma si è moltiplicato in tutte le chiese, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti, il desiderio di vivere direttamente la misericordia».
Come continua questo Giubileo?
«Francesco, come ha avuto l’intuizione di indire il Giubileo, ha trovato anche le forme per dargli continuità nella vita della Chiesa. Nella lettera di fine Giubileo ci sono suggerimenti, consigli, indicazioni pastorali che permetteranno di vivere l’esperienza del Giubileo non nella maniera straordinaria di un anno ma nell’ordinarietà della quotidianità».
A livello di catechismi qualcosa entrerà nella formazione della Chiesa universale?
«Certamente sì. Un Giubileo come questo, l’intensità dell’insegnamento dato, l’entusiasmo con cui è stato vissuto nel mondo non potranno non avere degli effetti nella riflessione teologica, e quindi nella catechesi e nella stessa predicazione. Dobbiamo considerare che l’annuncio del Vangelo avviene sotto diverse espressioni ? la vita liturgica, le opere di carità e di misericordia, la preghiera ? che possano essere avvolte dalla pregnanza della misericordia».
Lei ha avuto occasione di parlare a lungo con il Papa. Ricorda qualche momento particolare?
«I ricordi sono molteplici. Certamente la sua grande umanità: si faceva toccare, baciare da tutti. Chi aveva una lettera da dargli, un consiglio da chiedere, chi ha voluto confessarsi. Ho potuto toccare con mano come il desiderio del Papa di essere vicino a tutti trovava riscontro. E questa era una dimensione esemplare per tutti noi, vescovi, sacerdoti, cristiani. Il Papa sembrava volerci dire: “Non lasciatelo fare solo a me. Io lo faccio perché sono convinto che sia un segno concreto della misericordia”. Noi che abbiamo questo dono del sacerdozio cerchiamo di viverlo intensamente nella vicinanza a tutti».
Come ha vissuto il Papa i venerdì della misericordia?
«Come un autentico programma giubilare per se stesso. Ha voluto imprimere nel suo pellegrinaggio verso la Porta santa queste scadenze di incontri attraverso una visita, inaspettata ma intensa, a diverse categorie di persone. Visite che hanno consentito di esprimere simbolicamente le opere di misericordia corporali e spirituali nelle diverse povertà del mondo di oggi».
L’Anno della misericordia è stato anche l’anno delle vittime del terrore: come ha inciso sulla partecipazione e sull’atmosfera del Giubileo?
«Mentre a Parigi riapriva il Bataclan (teatro della strage del 13 novembre 2015, ndr), a Roma 2.000 persone socialmente escluse celebravano il loro Giubileo. I senza tetto hanno trovato a Roma, per quei giorni, una casa dove poter dormire, cibi caldi e soprattutto una città sicura: per questo dobbiamo riconoscere il grande sforzo fatto dalle autorità competenti. I pellegrini sono venuti, non hanno avuto timore di raggiungere e di camminare nella città di Pietro e Paolo. Il Giubileo è stato pensato come pellegrinaggio breve di circa mezzo chilometro da Castel Sant’Angelo alla Porta santa e i pellegrini hanno attraversato il cuore di Roma, il traffico del Lungotevere, il caos dei turisti e dei venditori ambulanti, e hanno continuato a pregare. Credo che questo sia un segno tangibile che il Giubileo deve essere giudicato non secondo criteri consumistici, a cui è profondamente estraneo, ma con criteri di fede e religiosi».
C’è stato qualche momento di particolare allerta?
«Ci sono stati momenti in cui si è intensificata la sicurezza perché anche il numero dei pellegrini aumentava e gli eventi obbligavano a dover coinvolgere non soltanto via della Conciliazione, ma anche altre zone della città; inevitabilmente l’attenzione, oltre che in San Pietro, è stata focalizzata anche su altri centri».
Le vicende riguardanti l’amministrazione comunale di Roma, con le dimissioni del sindaco Marino, la sofferta nascita della giunta Raggi e una certa lentezza anche nei provvedimenti governativi per il Giubileo, hanno creato difficoltà?
«Il Giubileo accoglie i pellegrini, che non sono turisti ma una categoria di persone che per forza di cose è abituata a superare le difficoltà, i limiti, punta sull’essenziale, non al lusso, e quindi da questa prospettiva non ci sono state grandi difficoltà. Tornando a casa, non so quale possa essere la reazione da parte dei pellegrini per come hanno trovato Roma: è una città bella, un museo all’aperto, ma non sempre i musei sono conservati in maniera coerente con la ricchezza che contengono».
Lei cosa “porta a casa”?
«La ricchezza di una grande esperienza che mi ha consentito di riflettere e pregare molto di più a partire dalla misericordia. Certamente la vicinanza con Francesco. E soprattutto le tante persone che ho incontrato, che mi fermavano per strada per dire grazie per il Giubileo, che è stato sentito come un evento di popolo».
Ora un po’ di riposo?
«I miei occhi parlano di stanchezza, però è ancora tempo di lavoro. A partire dal 20 novembre i collaboratori per il Giubileo non ci saranno più, si ritorna nella quotidianità, con tanta gratitudine per un evento vissuto intensamente e soprattutto in sicurezza. Questa era la mia preoccupazione più grossa. Ero fiducioso che non sarebbe successo niente, perché io e Lui ? come tutti ? parliamo... Ora, comunque, posso tirare un grande sospiro di sollievo».
TUTTI I NUMERI DEL GIUBILEO
Più di 21 milioni (21.292.926) i pellegrini, provenienti da 156 Paesi, che hanno partecipato al Giubileo a Roma. 900-950 milioni i fedeli che l’hanno vissuto in tutto il mondo. 80% la percentuale dei fedeli, appartenenti a Paesi cattolici, che hanno partecipato al Giubileo. Complessivamente la percentuale dei fedeli che hanno preso parte agli eventi si attesta fra il 56 e il 62% dei cattolici. 700-850 milioni i fedeli che hanno varcato una Porta santa nelle diocesi. 3 milioni i visitatori, in media, per santuario.
Testo di Vittoria Prisciandaro