N. 48 - 2017 26 novembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Qui e ora, nella vita di ogni giorno, si decide il nostro destino

La fine dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento ci presentano il tema del giudizio ultimo. Per invitarci a una vita…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Qui e ora, nella vita di ogni giorno, si decide il nostro destino

La fine dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento ci presentano il tema del giudizio ultimo. Per invitarci a una vita piena di amore

 

Cari amici lettori, nelle ultime domeniche dell’anno liturgico, ma anche all’inizio del tempo di Avvento (che per i fedeli di rito ambrosiano è già iniziato), al centro c’è il tema del giudizio finale. Quando Gesù ne parla, ad esempio con le tre parabole del capitolo 25 del Vangelo di Matteo che abbiamo letto in queste domeniche, in realtà fa sempre riferimento alla nostra vita presente. È oggi, infatti, che si decide il nostro destino ultimo. Quando la porta sarà chiusa, sarà troppo tardi per rimediare: le vergini stolte non riusciranno a entrare, chi ha seppellito il suo talento resterà fuori nelle tenebre, chi non ha soccorso i piccoli affamati, assetati, stranieri... se ne andrà al supplizio eterno.

Lo scopo del Signore, che la liturgia fa proprio, non è metterci paura, ma richiamarci con forza alla vigilanza, a una vita piena, a una fede autentica, a un amore non a parole ma con i fatti, come ci ha ricordato papa Francesco con lo slogan scelto per la prima Giornata mondiale dei poveri. La nostra preoccupazione dovrebbe essere mettere da parte, come le vergini sagge, l’olio per le lampade in piccoli vasi, far fruttificare i talenti ricevuti. Ma cosa si nasconde dietro i simboli dell’olio e dei talenti? La terza parabola di Matteo 25 ce lo rivela in maniera esplicita: l’amore concreto verso chi è nel bisogno. L’olio e i talenti rappresentano l’amore, la misericordia, la bontà. Solo ciò che abbiamo amato o abbiamo fatto con amore si conserva per l’eternità. È l’olio che porteremo con noi per accendere la nostra lampada e andare incontro allo sposo. L’unico vero investimento che porta frutto è donare l’amore ricevuto da Dio, essere misericordiosi come lui è misericordioso, perdonare come Dio ci ha perdonati in Cristo. Il talento dell’amore che Dio ci ha dato in abbondanza (un talento corrispondeva a circa due anni di salario di un lavoratore) tanto più si moltiplica quanto più si dona. È un investimento vantaggioso: qualunque sia la quantità che si è guadagnato, la ricompensa è la felicità senza fine: «Bene, servo buono e fedele... prendi parte alla gioia del tuo padrone».

Pensiamo allora in questi giorni al giudizio finale, ai novissimi (cioè alle “cose ultime” della nostra vita, all’escatologia, per dirla con una parola che deriva dal greco), ma non per vivere nella paura, ma per decidere di mettere l’amore al centro della nostra vita. Quell’amore che Gesù Cristo ci ha affidato e fin d’ora ci unisce a lui, nostro amico e nostro sposo, in attesa del definitivo abbraccio, quando lo vedremo faccia a faccia, quando entreremo nella gioia del nostro Signore.

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