N. 49 - 2016 4 dicembre 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Dio ha sempre fiducia in noi e ci dona una nuova speranza

Il Giubileo appena concluso ci ricorda la centralità della speranza cristiana, da vivere in modo forte soprattutto in questo…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Dio ha sempre fiducia in noi e ci dona una nuova speranza

Il Giubileo appena concluso ci ricorda la centralità della speranza cristiana, da vivere in modo forte soprattutto in questo tempo di Avvento

 

Cari amici lettori, il titolo della lettera apostolica di papa Francesco a conclusione del Giubileo è molto significativo. E ci dà modo di mantenere ancora in copertina per qualche numero la dicitura di «Rivista ufficiale del Giubileo». Sì, perché la chiusura delle Porte sante non ha chiuso il cuore di Dio, che rimane spalancato per accoglierci e donarci speranza.

Le due parole del titolo esprimono bene il senso della vita cristiana: l’incontro tra Dio e l’umanità, tra la misericordia del Padre, il cui volto si è manifestato pienamente nel Figlio Gesù Cristo, e ciascuno di noi, rappresentati dalla misera, la donna peccatrice, alla quale però il Signore, attraverso il perdono, dona una nuova speranza, rinnovandole la sua fiducia. Il Signore ha fiducia in ciascuno di noi, ci vuole bene, ci perdona, crede che possiamo farcela nonostante le nostre cadute, spera in noi. Anzi, per dirla con il poeta francese Charles Péguy, «Dio ci ha fatto speranza». Invito chi non lo conoscesse a leggere il suo straordinario poema intitolato Il portico del mistero della seconda virtù. È un testo particolarmente adatto al tempo di Avvento che stiamo vivendo, tempo di rinnovato incontro con il Signore. Avvento che è per eccellenza il tempo della speranza.

Quella speranza che, come scrive il Papa nella lettera apostolica Misericordia et misera, deriva dal cuore misericordioso di Dio e il cui frutto è la gioia: «La misericordia suscita gioia», spiega Francesco, «perché il cuore si apre alla speranza di una vita nuova. La gioia del perdono è indicibile, ma traspare in noi ogni volta che ne facciamo esperienza. All’origine di essa c’è l’amore con cui Dio ci viene incontro, spezzando il cerchio di egoismo che ci avvolge, per renderci a nostra volta strumenti di misericordia». Anche la lettera apostolica Misericordia et misera è da leggere attentamente, specialmente in questo tempo di Avvento. Magari usando la bella edizione che trovate questa settimana insieme a Credere e Famiglia Cristiana. Concludo, però, cari amici con un altro breve stralcio del testo di Péguy, che dedico a tutti coloro che si sentono tristi e scoraggiati, incapaci di uscire dalle cattive abitudini o talmente delusi, persino da se stessi, da pensare che niente potrà mai cambiare. «Dio ci ha fatto speranza», scrive il poeta. «Ha cominciato. Ha sperato che l’ultimo dei peccatori, che il più infimo dei peccatori lavorasse almeno un po’ alla sua salvezza, sia pure poco, poveramente, che se ne sarebbe occupato un po’. Lui ha sperato in noi, sarà detto che noi non spereremo in lui?».

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