N. 49 - 2016 4 dicembre 2016
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Ite, missa est di Emanuele Fant

L’apparizione della superluna

Una notte di luna intensa invita ad alzare lo sguardo... e a fantasticare. E finisco per riconciliarmi con i miei sogni non…

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Ite, missa est di Emanuele Fant

L’apparizione della superluna

Una notte di luna intensa invita ad alzare lo sguardo... e a fantasticare. E finisco per riconciliarmi con i miei sogni non realizzati

Ite missa est

Pochi giorni fa il telegiornale ci ha invitato ad alzare lo sguardo verso il cielo notturno, per un’occasione unica: l’apparizione della Superluna. In verità il nostro satellite non ha cambiato dimensione, ma si è trovato vicino alla Terra come non succedeva da una cinquantina di anni.

Da casa mia non si vedeva per le nuvole, ma la curiosità mi spingeva ad affacciarmi a intervalli regolari. È normale: la luna non attrae solo gli oceani, è un magnete appeso in cielo anche per la fantasia dell’uomo.

Quanti scrittori hanno passato ore con il naso all’insù? Galileo, che controllava se il terreno era liscio o montagnoso, ci vedeva persino il mare; Dante, che, per mano a Beatrice, ci è atterrato prima degli americani (invece che baciarla ha preferito chiedere se le macchie erano materia con densità superiore); Leopardi, che le si è rivolto fingendosi un pastore, lanciandole le più impegnative domande universali («Ed io che sono?»).

Il mio osservatore della luna preferito si chiama Ludovico, Ariosto di cognome. Esattamente 500 anni fa ha pubblicato le avventure del cavaliere Orlando impazzito per amore di una ragazza bella e fuggitiva. La luna, per la sua immaginazione, era il luogo dove si radunava tutto quello che abbiamo perso o sprecato nel mondo in cui viviamo: le lacrime degli amanti non corrisposti, il tempo passato sul divano, i popoli antichi dimenticati persino dai libri di storia. C’era, naturalmente, anche il senno di Orlando, sotto forma di fiala da inalare.

Mentre provavo a penetrare la foschia col pensiero, alla ricerca della Superluna, immaginavo cosa potrebbe contenere il mio settore. Certamente dei calzini che la lavatrice non mi ha mai restituito; poi la mia voglia di andare in piscina che è affogata in quarta elementare; il progetto fallito di diventare un cantante, al quale non hanno aderito le mie corde vocali. Se trovo i giusti propulsori vado a controllare. Ma torno con lo zaino vuoto: quello che se ne è andato viva sereno dove non posso arrivare.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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