N. 49 - 2017 3 dicembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Preghiamo il Signore che tenga aperta la porta del nostro cuore

Mentre il Papa è in oriente, messaggero di pace e di perdono, lasciamoci ispirare dal poeta bengalese Tagore per lasciare…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Preghiamo il Signore che tenga aperta la porta del nostro cuore

Mentre il Papa è in oriente, messaggero di pace e di perdono, lasciamoci ispirare dal poeta bengalese Tagore per lasciare spazio a Dio nella nostra vita

 

Cari amici lettori, in questi giorni papa Francesco si trova in Myanmar e Bangladesh. Due Paesi lontani nei quali non mancano i problemi e dove i cristiani sono solo una piccola minoranza. Il Papa non si rivolgerà però soltanto a loro, ma sarà per tutti un messaggero di riconciliazione, di pace e di perdono.

Mentre chiudiamo in redazione questo numero di Credere Francesco ha appena iniziato il suo viaggio apostolico. Questo che avete tra le mani, dunque, è quello che nel gergo giornalistico si definisce «numero cieco». Abbiamo perciò pensato di off?rirvi comunque qualcosa in merito presentandovi la figura di padre Marino Rigon, missionario saveriano morto quest’anno all’età di 92 anni, che ha trascorso gran parte della sua vita proprio in Bangladesh. Una vita donata ai poveri, agli ultimi. Ho incontrato una sola volta padre Marino, molti anni fa, a Vicenza, quando ero al liceo (negli anni Settanta). Era venuto in classe a parlarci del grande poeta Tagore, premio Nobel per la letteratura nel 1913, che era di origine bengalese, nativo della terra che il Papa sta visitando. Padre Marino aveva deciso di tradurre le sue opere dai testi originali e non dall’inglese, come di solito avviene. Lo faceva di notte, per non togliere tempo ai poveri.

Mi sono sempre piaciute le poesie di Tagore e penso che molti di voi le conoscano. Hanno una vena mistica e sentimentale che tocca le corde più profonde del cuore. Ma c’è anche, in esse, una grande sensibilità per i miseri e gli umili. Scriveva infatti Tagore, riferendosi a Dio: «Dove sta il più disprezzabile di tutti, / il più povero dei poveri / Tu regni». Pur non essendo cristiano, il poeta aveva una forte sensibilità religiosa e traeva ispirazione da diverse fedi: induismo, islam, ma anche cristianesimo (c’è un libro su di lui, curato da padre Rigon e pubblicato dalle Paoline, che si intitola proprio Il Cristo). Concludo, perciò, con una sua poesia che è nello stesso tempo una preghiera. Mi sembra particolarmente adatta per il tempo di Avvento che sta per iniziare: «Se la porta del mio cuore / resta chiusa, o Signore, / sfondala ed entra nel mio animo, / non tornare indietro, o Signore! // Se qualche giorno nelle corde del liuto / non risuona il tuo dolce nome, / per pietà, aspetta un poco, / non tornare indietro, o Signore! // Se qualche volta la tua voce / non rompe il mio sonno profondo, / risvegliami con i colpi del tuono, / non tornare indietro, o Signore! // Se qualche giorno sul tuo trono / preferirò fare sedere un altro, / o Re di tutti i giorni della mia vita, / non tornare indietro, o Signore!».

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