L’amore paterno e materno che dona gioia e vince ogni tristezza
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
L’amore paterno e materno che dona gioia e vince ogni tristezza
«Il Vangelo della vita, gioia per il mondo» è il tema della 40a giornata per la vita. un invito a testimoniare la buona notizia dell’amore, fulcro della nostra fede
Cari amici lettori, domenica 4 febbraio si celebra la quarantesima Giornata nazionale per la vita. È un’occasione di riflessione e preghiera che la Chiesa italiana ha istituito appunto quarant’anni fa, nel contesto dell’approvazione della legge 194 sull’aborto (22 maggio 1978). Non è però una Giornata “contro”, ma “a favore”. Per ribadire e riscoprire, cioè, il valore della vita, dal concepimento alla fine naturale, senza dimenticare tutto quello che sta in mezzo tra l’inizio e la conclusione del nostro percorso terreno.
Il tema di quest’anno, «Il Vangelo della vita, gioia per il mondo», ci fa comprendere bene questo significato positivo e propositivo della Giornata. A volte, infatti, il mondo dipinge noi cristiani come gente triste, oppressa sotto il peso di tante regole e precetti, preoccupata solo di vietare, di dire sempre no a qualsiasi cosa. Un’immagine che in qualche caso, purtroppo, corrisponde al vero, tanto che papa Francesco nell’Evangelii gaudium afferma che «ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua». In realtà non dovrebbe essere così, perché il Vangelo in cui noi crediamo, che abbiamo accolto e che vogliamo testimoniare con la nostra esistenza, è in realtà una buona notizia, un annuncio di gioia, un inno alla bellezza della vita.
Il mondo di oggi ha bisogno di questa testimonianza gioiosa, di questa apertura alla vita nella sua pienezza, perché la vera tristezza viene proprio dalla cultura che ci viene propinata dalla società odierna. Una cultura chiusa all’incontro, come scrivono i vescovi italiani nel messaggio per la Giornata per la vita, i cui segni si manifestano «nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità».
Noi cristiani dobbiamo recuperare quel respiro evangelico «capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia», facendoci “samaritani”, chinandoci cioè «sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata» per portare la gioia della presenza di Dio, del suo amore misericordioso. Cari amici, facciamo nostro il messaggio dei vescovi e testimoniamo con la nostra vita la buona notizia del Vangelo, quell’amore «paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza».