L’amore paterno e materno che dona gioia e vince ogni tristezza
«Il Vangelo della vita, gioia per il mondo» è il tema della 40a giornata per la vita. un invito a testimoniare la buona…
Le suore tipografe messaggere di un lieto annuncio
Nella loro casa di Pessano con Bornago, metà convento e metà fabbrica, sfornano libri e prodotti editoriali di successo.…
Il fascino della castità prematrimoniale
Lavorava nel mondo della moda ed era fidanzata con un nipote di Berlusconi. Poi la conversione e l’idea di Cuori puri, per…
Fedele al Vangelo oltre ogni ideologia
Il giovane dell’Azione cattolica non rimaneva indifferente a povertà e soprusi. Deportato nei lager nazisti, morì per percosse…
La grotta sullo stretto
Già pochi anni dopo le apparizioni della Madonna a Bernadette, nella città siciliana iniziò il culto della Vergine di Lourdes.…
Gli addii improvvisi non cancellano l’impronta della vita
Amici, parenti, conoscenti – anche giovani – che lasciano questo mondo all’improvviso... ma la loro vita resta in noi come…
Ite, missa est di Enzo Romeo
Gli addii improvvisi non cancellano l’impronta della vita
Amici, parenti, conoscenti – anche giovani – che lasciano questo mondo all’improvviso... ma la loro vita resta in noi come anticipazione di un’ulteriore esistenza
Capita che uno ti telefoni e ti dica: «Hai saputo di P.?». «No, che è successo?». «L’ha travolto una macchina mentre attraversava la strada all’uscita da un cinema ed è morto sul colpo». Rimani in silenzio per qualche istante e pensi a P. che avevi visto qualche giorno prima. Aveva 40 anni, una compagna e due figli.
Com’è possibile? Non so perché la morte ci appaia sempre irreale. Forse perché tendiamo a escluderla dal nostro orizzonte. O forse perché sappiamo – o meglio, sentiamo – che il suo pungiglione non avrà l’ultima parola, che è solo un passaggio, una Pesach, la Pasqua che apre alla vita definitiva.
Quando ho saputo di P. mi è venuta in mente un’altra amica uccisa da un’auto a 20 anni. Anche il suo nome cominciava per P. Scriveva poesie che non sono mai riuscito a leggere e sognava un mondo più giusto. Sono passati oltre sei lustri e continuo a chiedermi come si possa uscire di scena così. Non trovo risposte. Se però mi concentro su ciò che questa persona è stata, allora la morte non ha tanta importanza. Ogni persona a cui ho voluto bene e che è sparita all’improvviso ha lasciato un’impronta che non svanisce. Conta questo.
Me ne sono convinto ancor più quando ho conosciuto la storia di Sandra Sabattini. L’incidente stradale che le ha tolto la vita avvenne nel 1984, proprio come per la mia amica. Stava andando col fidanzato all’incontro annuale della Comunità di don Benzi, dove era volontaria. Studiava medicina e sognava di curare i malati in Africa. Una vicenda normale la sua, ma con un segreto: il Vangelo e la preghiera. Sandra aveva scelto Dio e, di conseguenza, i poveri, ai quali dedicava tanto tempo. Ha scritto sul diario: «Quando ho amato davvero, ho sentito che Dio riempiva tutto e tutti». Per lei è aperta la causa di beatificazione. Ma i miracoli qui non contano. La santità è invisibile, come l’essenziale. Chi ha vissuto intensamente – non importa quanto – ci fa pregustare la risurrezione.
Illustrazione di Emanuele Fucecchi