Il silenzio operoso di san Giuseppe e il bisogno di veri padri
Preghiamo san Giuseppe, in questo tempo di Avvento, perché tutti abbiano un lavoro dignitoso e i figli trovino sempre un…
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Il silenzio operoso di san Giuseppe e il bisogno di veri padri
Preghiamo san Giuseppe, in questo tempo di Avvento, perché tutti abbiano un lavoro dignitoso e i figli trovino sempre un vero padre al proprio fianco
Cari amici lettori, tra i protagonisti del tempo di Avvento san Giuseppe rimane spesso in ombra. Non solo di fronte a Gesù Cristo e a sua Madre. Ma anche rispetto agli antichi profeti e a Giovanni Battista. Giuseppe rimane in silenzio, con i suoi dubbi e la sua rettitudine, i suoi sogni e il suo impegno concreto e fedele. Eppure il popolo cristiano, che “sente” le cose spirituali, da sempre lo venera e lo invoca con fiducia.
In questo numero vi presentiamo la sua figura in due articoli di taglio differente. Padre Manns ripropone un paragone antico. Giuseppe, il figlio di Giacobbe, fu venduto come schiavo in Egitto, ma alla fine procurò il pane al padre e ai fratelli. Così Giuseppe, lo sposo di Maria, fu costretto a fuggire in Egitto con la sua famiglia, ma si impegnò per tutta la vita a dare il pane a Gesù e Maria, cioè a difenderli, a sostenerli, a prendersene cura. Viene in mente il bellissimo discorso di papa Paolo VI a Nazaret nel 1964, quando ricordò l’importanza del lavoro. Nazaret, infatti, è la «casa del Figlio del falegname». È il luogo che ci ricorda che «il lavoro non può essere fine a se stesso, ma riceve la sua libertà ed eccellenza non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine». Sempre a Nazaret, Paolo VI volle «salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore». San Giuseppe ci faccia comprendere l’importanza di un lavoro dignitoso, dove i diritti siano tutelati e le persone non siano considerate oggetti, ingranaggi, ma nella loro umanità e creatività. Il fatto, poi, che Giuseppe fosse un falegname come mio papà me lo rende simpatico da sempre. E da mio papà ho imparato la necessità della fatica e la gioia e l’orgoglio per le cose ben fatte.
C’è un altro articolo che fa riferimento a san Giuseppe, l’intervista al fumettista Leo Ortolani, il quale rivede la propria esperienza di paternità riflettendo così: «Mi pare che il ruolo del padre sia spesso sottovalutato e relegato in fondo alla grotta, a fianco del bue». Eppure Giuseppe ha speso tutta la sua vita per suo Figlio. Oggi c’è tanto bisogno di padri che stiano vicini ai loro figli, fortificandoli con l’esempio e la loro presenza sicura e silenziosa. C’è bisogno dell’eroismo di questi padri. Eroismo che, come dice ancora Ortolani, «è anche il gesto di alzarsi tutti i giorni, alle cinque di mattina, per andare a lavorare e dare un futuro alla propria famiglia, ai propri figli».