N. 50 - 2016 11 dicembre 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il silenzio operoso di san Giuseppe e il bisogno di veri padri

Preghiamo san Giuseppe, in questo tempo di Avvento, perché tutti abbiano un lavoro dignitoso e i figli trovino sempre un…

Leo Ortolani

Credere è saltare nel vuoto, come fa Rat-man

«Forse non bisognerebbe sforzarsi di credere ma solo abbracciare le cose con fiducia». Il fumettista ci parla di Dio, che…

Santo Spirito in Sassia

La misericordia che non finisce

Dal santuario a pochi passi da San Pietro si propaga la devozione a Gesù misericordioso rivelata a santa Faustina e amata…

Ite, missa est di Enzo Romeo

Se sparisce l’attesa viene meno la speranza

La fretta ci domina e non siamo più capaci di attendere. Ma attesa e speranza sono due parole chiave per vivere il Natale

Zeanab Elmi Ali Hassan

«Mi avete accolto, ora sono mamma affidataria»

Salvata in mare due anni fa, Zeanab ha partorito la sua bambina e oggi aiuta altri minori in una comunità che si ispira a…

Don Marco Frediani

Mi chiamano il cappellano degli zingari

A Brugherio, dal lunedì al venerdì, la sua casa è una roulotte circondata da un’ottantina di rom. Il sacerdote racconta come…

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Ite, missa est di Enzo Romeo

Se sparisce l’attesa viene meno la speranza

La fretta ci domina e non siamo più capaci di attendere. Ma attesa e speranza sono due parole chiave per vivere il Natale

Ite missa est

Questo tempo di Avvento ci ha richiamato l’importanza dell’attesa, di cui oggi s’è smarrito il significato.

La società del «tutto subito» ha eliminato le sale d’aspetto. Abbiamo troppe cose da fare, ogni istante della nostra vita va impiegato, ogni gesto ottimizzato. La fretta è padrona delle nostre azioni quotidiane. Chi può permettersi il lusso di lasciare un bel ragù a consumare a fuoco lento nella pentola? Compriamo l’insalata già lavata e il cibo precotto, parliamo al telefono e messaggiamo mentre camminiamo o guidiamo… Figurarsi, poi, avere il tempo per coltivare relazioni umane... E infatti sempre più spesso ci si incontra, si fa amicizia (e a volte ci si sposa) tramite chat o annunci.

Tanti geniali congegni elettronici ci fanno risparmiare tempo. Ma per farne cosa? Avremo più tempo per correre sul tapis roulant di una palestra, per fare shopping, per aggiungere il centesimo accessorio ai novantanove orpelli che addobbano la nostra giornata, sempre più simile a un albero di Natale, ma con le luci spente.

La vita non è un duello al sole dove conta estrarre per primo la pistola dal fodero. Se così fosse, ci sentiremmo soddisfatti dal nostro veloce navigare in Internet per cercare l’oggetto del desiderio e dal tirar fuori la carta di credito per ottenerlo. Invece, quanta insoddisfazione e solitudine da colmare.

È nell’attesa che matura la speranza, che non sa che farsene delle cose da accumulare o dei secondi da risparmiare. A una vita nutrita di speranza bastano i due spiccioli della vedova, che agli occhi dell’Onnipotente valgono più di mille tesori. Perfino Dio, per donarci suo Figlio, s’è preso un tempo d’attesa. Giuseppe ha lasciato i suoi attrezzi da falegname, Maria col pancione l’ha seguito, i magi hanno scrutato il cielo, i pastori hanno ascoltato gli angeli. E noi? Resteremo piegati sulle nostre tastiere, allucinati dal bagliore dei nostri schermi? O alzeremo gli occhi per scorgere la luce della stella e ci metteremo in cammino verso Betlemme?

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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