N. 50 - 2018 16 dicembre 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Tanti auguri di buon compleanno, caro Papa Francesco, Gesù ti guidi sempre

Il miglior regalo che possiamo fargli è quello di pregare per lui impegnandoci a vivere il Vangelo ogni giorno. Il Signore…

Mara Santangelo

Pregare ha reso forte la mia anima

Da Wimbledon a Medjugorje, l’ex tennista si affida tutti i giorni a Dio. Con una certezza: «La strada verso la santità non…

Cardinale Louis Raphael Sako

In Iraq sogno una Chiesa più aperta a giovani e donne

Il terrorismo, le migrazioni e la persecuzione dei cristiani sono le sfide dell’Iraq di oggi. Il patriarca caldeo intende…

Luciana Spigolon

Dio mi aiuta ad amare sempre, anche chi sbaglia

Consacrata laica, dal 2015 ha avviato un’esperienza di ospitalità a favore dei richiedenti asilo. Una volta uno di loro,…

Roma

La Corona di Maria

Ogni primo sabato del mese, obbedendo a una richiesta della Madonna di Fatima a Lucia, la Confraternita di San Jacopo organizza…

In dialogo con don Vincenzo

Peccato veniale o peccato mortale?

Ci possono essere circostanze e fattori che attenuano il nostro libero consenso al peccato

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Il bambino di Betlemme come elogio della debolezza

La debolezza del Dio bambino è la nostra debolezza di fronte al dramma del mondo: non è indifferenza o rassegnazione ma…

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In dialogo con don Vincenzo

Peccato veniale o peccato mortale?

Ci possono essere circostanze e fattori che attenuano il nostro libero consenso al peccato

 Il peccato originale

Caro don Vincenzo, sono un abbonato a Credere fin dal primo numero. Volevo sottoporvi questo dubbio: se io commetto un peccato grave o mortale, con piena consapevolezza, ma senza il minimo consenso, condannando l’atto totalmente, vi è solo peccato veniale? Mi dà indicazioni?

Stefano
  

Caro Stefano, non conoscendo la situazione concreta a cui fai riferimento, è difficile dare una risposta personale precisa. Si rischia di ragionare sull’astratto. Dobbiamo ricordare che certamente è importante saper valutare i propri atti davanti a Dio, alla luce della sua Parola e della nostra coscienza illuminata. Nel concreto, quando andiamo a confessarci, il punto forse non è soltanto nel valutare quanto si è commesso: una volta riconosciuto il male fatto e avendone il dolore per averlo commesso, è più fondamentale confidare nella misericordia di Dio (leggi il Salmo 103!), che è più grande di ogni nostro peccato, e aprire il cuore a un possibile cambio di rotta (“conversione”) confidando nell’aiuto di Dio. Detto questo, possiamo tuttavia fare almeno qualche considerazione sulla tua domanda, riflettendo insieme sulle “condizioni” del peccato che la Tradizione ecclesiale ha individuato nei tre elementi che hai citato. Perché ci sia effettivamente peccato mortale si richiedono tre condizioni (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1858-1859), cioè materia grave, piena consapevolezza e totale consenso. La piena consapevolezza e il totale consenso hanno a che fare con la nostra volontà, come ricorda il Catechismo (n. 1859): il totale consenso in particolare implica «un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale» (il corsivo è mio). E qui sta il punto: ci sono una serie di circostanze e fattori che diminuiscono o attenuano il nostro grado di libertà nel commettere quello che oggettivamente è un peccato. È il Catechismo stesso a fare un breve accenno a riguardo: «Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche» (n. 1860). In concreto sì, esistono tante situazioni e circostanze che di fatto attenuano la libertà dei nostri atti. Ma questo non elimina del tutto la nostra libertà. Se abbiamo comunque consapevolezza di una colpa grave, è bene confessarci. Rivolgendoci a un confessore di nostra conoscenza e provata fiducia, riceveremo senz’altro un aiuto a valutare la situazione concreta e ricevere i consigli adeguati al nostro caso.

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