N. 52 - 2017 24 dicembre 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

A Natale impariamo a dire sì al bambino Gesù che ci chiede di seguirlo

Auguri di buon Natale a tutti voi, cari amici lettori. Come ci ricorda Edith Stein, il Signore ci chiama ancora una volta…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

A Natale impariamo a dire sì al bambino Gesù che ci chiede di seguirlo

Auguri di buon Natale a tutti voi, cari amici lettori. Come ci ricorda Edith Stein, il Signore ci chiama ancora una volta a scegliere tra la luce e le tenebre

 

Cari amici lettori, buon Natale! Ogni anno tutti noi, in questo periodo, sentiamo una formidabile attrazione verso il bene, un desiderio di pace e di bontà. Lo ha espresso bene santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, che morì martire ad Auschwitz nel 1942. Era il 1931 quando la santa carmelitana tenne una conferenza sul mistero del Natale, che iniziava così: «Quando i giorni si fanno più corti, quando in un normale inverno incominciano a cadere i primi fiocchi di neve, allora, timidi e lievi, fanno capolino i primi pensieri di Natale. La sola parola sa di incanto, un incanto a cui, si può dire, nessun cuore può sottrarsi».

Nessuno può sottrarsi all’incanto del Natale. Ma la conferenza di Edith Stein non è una sdolcinata sequenza di buoni sentimenti. Se per tutti, anche per chi non crede, si accende nel periodo di Natale «un raggio di gioia» e scende sulla terra «come una calda corrente d’amore», per il cristiano cattolico il Natale è «ben altro». Infatti, «fu necessario che il Figlio dell’eterno Padre discendesse dalla magnificenza del cielo, poiché il mistero del male aveva immerso la terra nell’oscurità». Ed è così anche ai nostri giorni: «La Stella di Betlemme è una stella che ancor oggi splende in una notte oscura». Il mistero dell’incarnazione e il mistero del male, del peccato, sono strettamente congiunti. E ciascuno di noi, di fronte al Bambino nel presepe, è chiamato a una scelta fra la luce e le tenebre.

Edith Stein ci mostra il Bambino Gesù che allunga le mani verso di noi e ci chiede di seguirlo: «Se mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino e rispondiamo con un “Sì” al suo “Seguimi”, allora siamo suoi, è libera la via perché la sua vita divina possa riversarsi in noi». Questo, allora, dovrebbe insegnarci il mistero del Natale: ad accogliere la vita divina, la grazia, nella nostra vita e a comportarci di conseguenza. «Per permeare tutta una vita umana di vita divina», afferma Edith Stein, «non basta inginocchiarsi davanti alla mangiatoia e lasciarsi prendere dall’incanto della notte santa... bisogna stare quotidianamente in contatto con Dio per tutta la vita, ascoltare le parole che egli ha pronunciato... e metterle in pratica».

Inoltre, «come il corpo terreno ha bisogno del pane quotidiano, così anche la vita divina aspira in noi ad essere continuamente alimentata». In chi fa diventare Cristo il suo pane quotidiano, mediante l’Eucaristia, «si compie quotidianamente il mistero del Natale, l’incarnazione del Verbo».

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