N. 52 - 2018 30 dicembre 2018
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Basilica di Santa Prassede a Roma

Un tesoro tutto da scoprire

Si trova tra le basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano ma con il suo ingresso quasi anonimo non è facile individuarla. Eppure, all’interno questa antichissima chiesa benedettina  svela un tesoro di mosaici paleocristiani e la testimonianza di fede di duemila martiri

 Uno dei mosaici della Basilica di Santa Prassede

Qui vengono i ragazzi delle parrocchie per fare catechismo con l’arte e gli adulti per riscoprire il messaggio dei martiri: i primi si lasciano avvolgere dallo splendore delle cappelle e dei mosaici e dalla bellezza della vista sui tetti di Roma che si gode dal campanile, i secondi respirano la luce della fede di oltre duemila martiri cristiani che qui sotto riposano da secoli. Siamo nella basilica di Santa Prassede, al centro di Roma, poco dopo Santa Maria Maggiore, mentre fuori frotte di turisti sciamano verso l’altra basilica di San Giovanni in Laterano sulla via Merulana, resa celebre dal “pasticciaccio brutto” di Gadda. «Prima o poi mi dovrò decidere a mettere un cartello fuori che indichi che qui c’è una chiesa, perché l’ingresso è un po’ anonimo e molti leggono “Basilica” e non capiscono bene di che si tratta», scherza – ma neanche poi tanto – padre Pedro Savelli, rettore di Santa Prassede e monaco della comunità benedettina vallombrosana, che da ottocento anni cura ininterrottamente questo scrigno e abita l’attiguo convento.

Questa basilica bisogna dunque andarsela a cercare, ma una volta scovata lascia senza fiato il visitatore con la luce dei suoi mosaici.

ARTE E FEDE
A cominciare da quelli della zona sopra l’altare, delimitata da due grandi archi, che sviluppano un po’ tutta la simbologia dell’Apocalisse: la Gerusalemme celeste, l’Agnello sul trono tra gli angeli, i sette candelabri. Una sorta di apoteosi artistica si raggiunge nella cappella di San Zenone, con i mosaici che raffigurano tra l’altro Cristo che discende agli inferi per riscattare Adamo. Stupendi anche quelli che decorano l’abside, dove compare anche santa Pudenziana, sorella di Prassede, entrambe martirizzate giovanissime sotto Nerone  e i cui corpi riposano anch’essi nella cripta.

Ma la basilica è, come detto, soprattutto scrigno di fede testimoniata fino al martirio: fu papa Pasquale I, attorno all’anno 800, a volere la traslazione di circa 2.300 corpi di martiri, fino ad allora conservati nei cimiteri extraurbani e nelle catacombe, continuamente saccheggiate, di Roma. Così come non si può non citare la “Colonna della flagellazione”, conservata in una nicchia, portata qui da Gerusalemme nel 1223 e che la tradizione identifica proprio con la colonna sulla quale Gesù venne fustigato durante la Passione.

BASILICA INTERNAZIONALE
La cosa che si nota subito è il flusso costante di visitatori, ma soprattutto stranieri. «In effetti», argomenta padre Savelli, primo rettore a Santa Prassede di nazionalità brasiliana, «qui vengono un po’ da tutto il mondo e non è raro sentir celebrare Messa in questa o quella lingua. Ce lo chiedono tanti gruppi e siamo ben felici di accoglierli. E poi ci sono gli studenti, dai francesi ai tedeschi, che hanno scoperto Santa Prassede e la fanno conoscere con il passaparola. I romani? Questa non è parrocchia e quindi non abbiamo le attività tipiche di una certa pastorale, però devo dire che ultimamente sono tanti i gruppi italiani, di associazioni e movimenti, che ci chiedono di poter pregare o tenere incontri. E sicuramente il Giubileo da questo punto di vista ha aiutato molto».

Il Giubileo cui fa riferimento il monaco brasiliano è quello dei primi 1.200 anni di vita della basilica, segnati da straordinarie figure che ne hanno avuto la titolarità come cardinali, da san Carlo Borromeo a san Roberto Bellarmino, e i cui festeggiamenti sono andati avanti dall’ottobre del 2017 al maggio del 2018. «Il Giubileo», aggiunge padre Savelli, «ci ha messo in contatto con varie categorie di persone: sono arrivati tanti turisti, quelli che visitano la basilica e la trovano interessante, altri magari non sono in grado di comprendere e  vanno via. Poi abbiamo avuto i cristiani un po’ più tiepidi che si sono trovati a contatto con la storia che non conoscevano dei martiri: “Veramente siamo ignoranti”, ci hanno detto. E poi ci sono i credenti più assidui: alcuni di loro ci hanno detto che è stato come “un sollievo della fede” venire qui a pregare sulle tombe dei martiri».

UN LUOGO DA PRESERVARE
In tanti hanno apprezzato un’altra iniziativa cui padre Pedro tiene molto, e infatti ci spinge verso il vecchio ingresso della basilica perché possiamo toccarla con mano. «All’inizio del Giubileo pensammo di metter qui una sorta di “albero dei messaggi”, con un registro dove i pellegrini potevano lasciare un pensiero, una frase qualsiasi che scaturiva loro dalla visita. Sembrava una cosa così, e invece abbiamo già raccolto migliaia di messaggi, forse saranno più di diecimila. Sono tutti bellissimi, molti anche toccanti. Chissà, un domani sarebbe bello raccoglierli in un libro, anche se adesso abbiamo tanto da fare, perché la nostra non vuole essere solo una cura del luogo, ma proprio un preservarlo».

E così, con la tipica allegria che vien fuori mischiando parole italiane a qualche termine brasiliano, padre Savelli tratteggia un’altra immagine che la dice lunga sull’affezione dei monaci verso questo luogo: «Noi sentiamo questa basilica come un bambino. Un bambino che è sempre con la madre e che per questo non si ammala mai. Ecco, noi siamo quella mamma».

Facciamo appena in tempo ad uscire che ci si para davanti una coppia, dal chiaro accento veneto e con due bambini al seguito, macchina fotografica di ordinanza al collo di lui, sporta con i biberon per lei; in pratica all’unisono chiedono dove si trovi la basilica di Santa Prassede, come se stessero girando da chissà quanto tempo per trovarla. Facciamo notare che però basta alzare lo sguardo appena oltre, perché siamo proprio lì, davanti l’ingresso. Ma sì, ha ragione padre Pedro: forse è meglio mettere anche un altro cartello.
   

ORGANIZZARE LA VISITA
La basilica di Santa Prassede si trova nell’omonima strada romana, poco oltre Santa Maria Maggiore, in direzione San Giovanni in Laterano, comodamente raggiungibile da molti mezzi pubblici e a piedi in 5 minuti dalla stazione Termini e dalla relativa fermata della metropolitana.

ORARI E CELEBRAZIONI
La cura della basilica è affidata a una comunità di quattro monaci benedettini vallombrosani. La basilica è aperta ogni giorno dalle 7 alle 12 e dalle 15 alle 18.30, con un religioso sempre a disposizione per visite e spiegazioni. Le Messe vengono celebrate alle 7.30 e alle 18 nei feriali; alle 8, 10, 11.30 e 18 alla domenica e nei festivi. I gruppi possono celebrare la Messa in qualsiasi orario, basta contattare i monaci allo 06/48.82.456 o basilicas.prassede@libero.it. All’interno, subito dopo l’ingresso e prima della cappella di San Zenone (chiamata anche “Giardino del Paradiso” per la bellezza dei suoi mosaici), c’è un piccolo ma ben fornito bookshop con pubblicazioni e ricordi.
  

Testo di Igor Traboni

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