N. 52 - 2018 30 dicembre 2018
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Pierre e Mohammed giacciono al suolo in un atrio devastato e il loro sangue si mescola: Un testimone di Cristo e un musulmano…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Quando la fraternità è più grande delle differenze

Pierre e Mohammed giacciono al suolo in un atrio devastato e il loro sangue si mescola: Un testimone di Cristo  e un musulmano legati da un’amicizia più forte della morte

 Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Nell’icona preparata per la beatificazione è finito anche lui, Mohammed Bouchickhi, musulmano, fedele autista di monsignor Pierre Claverie, morto come il vescovo nell’attentato del primo agosto 1996. In quegli anni la terra d’Algeria venne bagnata dal sangue di più di 150 mila morti. Nel mirino anche musulmani che cercavano di costruire ponti, aprire varchi di dialogo, opporsi al settarismo fondamentalista.

Nelle scorse settimane nella cattedrale di Orano sono stati beatificati i 19 martiri cristiani caduti tra il 1994 e il 1996. Donne e uomini che hanno vissuto, in nome del Vangelo, un grande affetto per il Paese nel quale si trovavano e l’impegno costante a vivere la propria vocazione coltivando l’amicizia con ogni persona. Un’amicizia che nel tempo abbatte i muri, crea fiducia, apre porte inattese. Come quella sera, a Tibhirine. Dopo compieta, frère Christian torna in cappella e si mette a pregare, in ginocchio. Ed ecco che a un certo momento sente una presenza accanto a sé e un mormorio che sale: «Allâh! Âkbar!». Tra un’invocazione e l’altra l’uomo sospira; dopo un po’ di tempo si rivolge a fratel Christian e chiede: «Preghi per me». Questi comincia a balbettare in francese una preghiera. Anche l’ospite prega, il francese e l’arabo si mescolano. Poi giunge un altro e si unisce alla preghiera. «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro!». Sono trascorse tre ore; poi si lasciano in silenzio nella notte. Il terzo arrivato, anche lui musulmano, il giorno successivo commenta: «Tutto è semplice quando è Dio che guida».

«Anche se volessimo partire, non potremmo più farlo. Il nostro sangue si è mescolato», così Pierre Claverie dirà qualche mese prima della sua morte. Jean-Jacques Perennès, biografo del vescovo, ha più volte raccontato la scena che si è presentata ai soccorritori sul luogo dello spaventoso attentato: «Pierre e Mohammed giacciono al suolo in un atrio devastato e il loro sangue si mescola». Un testimone di Cristo e del Vangelo e un musulmano legati da una fraternità, da un’amicizia. Più grandi della morte. Più grandi delle differenze.

   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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